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"Le nostre scoperte? Lasciate a metà", di Valentina Arcovio

«Senza il sostegno dello Stato e delle imprese noi ricercatori fondamentali non riusciamo a produrre conoscenze e idee, quelle che in futuro possono produrre innovazione e progresso». Dall’estero, dove sono fuggiti per continuare le loro ricerche, ma anche dall’Italia, dove invece hanno continuato a lavorare stringendo la cinghia, la denuncia dei ricercatori ha una sola voce: «con le briciole non si crea conoscenza».
Sono infatti briciole i soldi che vanno a finire nei laboratori di ricerca pura soprattutto se li paragoniamo a quelli destinati alla ricerca applicata o allo sviluppo sperimentale. Sui 18.231 milioni di euro che il nostro paese investe in Ricerca & Sviluppo, solo 4.700 vengono investiti in ricerca fondamentale a fronte dei cospicui 13.531 milioni di euro investiti in ricerca applicata e sviluppo sperimentale.
«La tendenza degli ultimi anni – dice Luciano Maiani, presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) – è stata quella erodere risorse alla ricerca fondamentale. Per supplire alla mancanza di investimenti privati, lo Stato ha inseguito la ricerca applicata per produrre prodotti innovativi a breve termine, creando di conseguenza un disequilibrio con la ricerca di base». Con ricadute inevitabili anche sul destino dei nostri scienziati.
Per Arianna Betti, 39 anni, ricercatrice e docente alla Facoltà di Filosofia della Vu University Amsterdam, non c’è stata alcuna possibilità di scelta. «Sono stata costretta – racconta – ad andare all’estero, in Olanda». Una delle prime borse vinte dalla ricercatrice consisteva in 20 mila euro per tre anni, «l’equivalente del budget totale di cui dispone l’intero Dipartimento di Filosofia dell’Università di Urbino», dice. Certo, i suoi studi non aiuteranno a realizzare robot, ma servono a creare cultura, la base che sostiene i paesi più sviluppati.
Per Paolo Salucci, docente associato in Fisica delle galassie alla Sissa di Trieste, la scarsità dei fondi destinati alla ricerca di base si ripercuote sulla possibilità di lavorare con team di ricercatori eterogenei. «Studio la materia oscura – spiega – e il mio lavoro, anche se non produce risultati immediati, ci aiuta a comprendere l’origine dell’Universo. Ma gli stipendi bassi, la scarsità di fondi e la difficoltà di entrare in gruppi di ricerca, chiusi nel loro meccanismo clientelare, non solo fanno scappare i cervelli italiani più brillanti, ma attraggono sempre meno scienziati dall’estero».
Felice Tirone, ricercatore dell’Istituto di neurobiologia e medicina molecola del Cnr, dice «di passare gran parte del tempo a cercare di ottenere finanziamenti, piuttosto che lavorare ai miei progetti». Eppure, la sua ricerca di base sul lungo periodo ha prodotto importanti scoperte. «Abbiamo isolato il gene responsabile del differenziamento dei neuroni e, grazie all’eccezionale contributo di Telethon, abbiamo individuato anche il gene del differenziamento del muscolo». Grazie alla sua ricerca di base oggi si sono aperti percorsi applicativi per curare malattie come la distrofia muscolare o il tumore al cervelletto.
Si può definire, invece, paradossale il caso del «Sardinia Radio Telescope», costato dieci anni di lavoro e 70 milioni di euro. E’ uno strumento eccezionale attraverso il quale è possibile ascoltare la voce dell’Universo. Peccato che rischia di rimanere inutilizzato. «Non abbiamo – spiega Tommaso Maccacaro, presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) – le risorse necessarie per renderlo operativo e farlo funzionare». In questo caso la ricerca di base è stata bloccata anche laddove prometteva risultati straordinari. Nonostante questo, qualcosa inizia a muoversi. Almeno al Cnr, dove fino all’8 febbraio i ricercatori potranno partecipare a 9 bandi di concorso per circa 480 posti a tempo indeterminato. «E’ un segnale positivo – dice Maiani – dopo anni di riduzione del personale. Cercheremo di assumere, guardando al merito, scienziati che si occupano di ricerca fondamentale e di ricerca applicata».
Il Messaggero 16.01.10

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Il grido di allarme dei ricercatori: «La scienza è a rischio, va salvata». L’Appello di 57 studiosi: senza soldi la ricerca di base in Italia si ferma
«A costo zero non si fa strada. La bozza del Piano Nazionale per la Ricerca rischia di farci perdere drammaticamente in competitività. Ci siamo uniti per lanciare il nostro allarme alle istituzioni pubbliche nella speranza che la tendenza venga invertita». Riccardo Barbieri, ordinario di Fisica Teorica alla Scuola Normale di Pisa, parla a nome dei 57 ricercatori italiani che hanno deciso di sottoscrivere un appello per puntare i riflettori sulla situazione della ricerca di base in Italia.
«E’ venuto il momento di lanciare un serio allarme relativamente al futuro del nostro Paese nel campo delle ricerche di base», si legge nell’appello, che rimane aperto anche ad altri sottoscriventi.
Dalla prossima settimana, infatti, sarà possibile per tutti gli scienziati italiani aderire alla protesta sul sito www.ricercadibase.it. «Il nostro scopo – dice Barbieri – è di stilare a fine mese un documento da sottoporre all’attenzione del ministro dell’Università e della Ricerca, Maria Stella Gelmini». Nel testo i ricercatori denunceranno le condizioni di estrema difficoltà in cui sono costretti a lavorare e le loro preoccupazioni circa il futuro dei loro studi fondamentali.
Sul banco degli imputati la bozza del Piano Nazionale per la Ricerca che, stando ai firmatari, sarebbe insufficiente di fronte alle enormi difficoltà in cui si trova attualmente la ricerca di base in Italia. «La bozza di Piano Nazionale per la Ricerca – dicono – non offre precise assicurazioni sul futuro della ricerca di base, rimandando a un lavoro ancora da iniziare di previsti ”Comitati di indirizzo strategico”, il cui impatto tuttavia si farà sentire solo tra molti anni, quando potrebbe essere troppo tardi».
Scarsità di risorse, lentezze burocratiche, meccanismi di assegnazione obsoleti e flusso migratorio a senso unico – dall’Italia all’estero – dei cervelli, sono alcuni dei problemi denunciati dai ricercatori. «La sistematica restrizione dei fondi e i criteri centralistici e burocratici nelle scarse assunzioni, senza un’efficace valutazione ex-post – si legge nell’appello – stanno da almeno un decennio progressivamente soffocando il capitale umano e la capacità di ricerca nelle scienze di base del nostro paese». I ricercatori guardano all’estero e, nel confronto, ritengono che la ricerca di base in Italia stia di fatto sprofondando.
«In tutti i paesi più sviluppati – dice Barbieri – la ricerca di base viene finanziata dai governi. Se il nostro decide di finanziare soltanto quella di base, fra 10 anni non ci sarà nè questa e nè quella applicata. Senza l’una, l’altra infatti rischia di esaurirsi». I ricercatori non chiedono finanziamenti a pioggia. «Vogliamo interventi rapidi e tempi certi», precisa Barbieri.
V.Ar.
Lucia Alessandrini (PR, mat)
Luigi Ambrosio (SNS, mat)
Giuseppe Amoretti (PR, fis)
Claudio Arezzo (PR, mat)
Carlo Baffa (INAF)
Guido Barbiellini Amidei (TR, fis)
Riccardo Barbieri (SNS, fis)
Vincenzo Barone (SNS, chim)
Antonio Bassetto (PD, fis)
Roberto Battiston (PG, fis)
Ignazio Bombaci (PI, fis)
Antonino Cattaneo (SNS, bio)
Massimo Cerdonio (PD, fis)
Marcello Ciafaloni (FI, fis)
Francesco Ciardelli (PI, chim)
Giovanni Cicuta (PR, fis)
Giuseppe Da Prato (SNS, mat)
Roberto Derenzi (PR, fis)
Paolo Di Vecchia (NBI, Copenhagen)
Arturo Falaschi (SNS, bio)
Ferruccio Feruglio (PD, fis)
Andrea Ferrara (SNS, fis)
Lorenzo Foa (SNS, fis)
Anna Gregorio (INAF)
GianCarlo Rossi (Roma, fis)
Maurizio Gasperini (BA, fis)
Michelangelo Mangano (CERN)
Italo Mannelli (SNS, fis)
Giuseppe Marchesini (MI, fis)
Elena Masciadri (INAF)
Antonio Masiero (PD, fis)
PierPaolo Mastrolia (Roma, CF)
Sabino Matarrese (PD, fis)
Pietro Menotti (PI, fis)
Marco Merafina (Roma, fis)
Ernesto Oliva (INAF)
Enrico Onofri (PR, fis)
Giuseppina Orlandini (TN, fis)
Ettore Remiddi (BO, fis)
Luciano Rezzolla (Potsdam, MPI)
Giovanni Ridolfi (GE, fis)
Fulvio Ricci (SNS, mat)
Gigi Rolandi (CERN)
Gian Luigi Rossi (PR, bio)
Paolo Rossi (PI, fis)
Piero Salinari (INAF)
Augusto Sagnotti (SNS, fis)
Raffaella Schneider (INAF)
Giorgio Sironi (MI, fis)
Franco Strocchi (SNS, fis)
Erio Tosatti (SISSA, fis)
Gabriele Veneziano (Coll.de France, fis)
Mario Vietri (SNS, fis)
Gaetano Vilasi (SA, fis)
Umberto Zannier (SNS, mat)
Gaetano Zimbardo (CA, fis)
Fabio Zwirner (PD, fis)
Il Messaggero 16.01.10