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"La circolare sull’integrazione", di Sofia Toselli

Il Miur ha emanato la circolare n. 2 dell’8 gennaio 2010 per dare alle scuole indicazioni e raccomandazioni per l’integrazione di alunni con cittadinanza non italiana. La questione infatti è delicata e complessa e le scuole non possono, come hanno fatto finora, gestire situazioni spesso molto difficili nella più assoluta indifferenza dell’Amministrazione centrale e periferica.
Eccone in sintesi i contenuti:
dopo una analisi del fenomeno migratorio e dei relativi dati, vengono messe in evidenza alcune criticità, tra cui l’alto tasso di dispersioni, abbandoni, ritardi che caratterizzano il percorso scolastico degli alunni migranti. La scuola, si sottolinea, accoglie gli studenti migranti con differente livello di competenza della lingua italiana: da qui la necessità di prevedere moduli di apprendimento e percorsi educativi differenziati e di individuare alcuni criteri già a partire dalle iscrizioni dell’anno scolastico 2010-2011.
Il primo dei criteri è la quota del 30% quale parametro entro cui contenere, per ciascuna classe, il numero degli alunni con cittadinanza non italiana. Tale tetto può essere innalzato previa autorizzazione del direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale: per esempio, “a fronte della presenza di alunni stranieri già in possesso delle adeguate competenze linguistiche”. E può essere ridotto “…comunque a fronte di particolari e documentate complessità”.
Gli Uffici scolastici regionali, attraverso i “patti territoriali”, dovranno:
– definire l’offerta formativa sul territorio per garantire di norma il rispetto del tetto del 30%;
– regolare i flussi delle iscrizioni al prossimo anno scolastico attraverso conferenze di servizio dei dirigenti scolastici, organizzate per comune, area subprovinciale, provincia;
– realizzare le intese sul territorio fra soggetti interessati alla gestione delle iscrizioni dei migranti;
– prevedere per le scuole la revisione degli attuali bacini di utenza ridisegnandone i confini;
– responsabilizzare le scuole paritarie sulla questione.
I dirigenti scolastici dovranno invece creare all’interno delle scuole le condizioni ottimali per l’integrazione e in rete una serie di azioni tra cui:
l’attivazione di moduli intensivi, laboratori linguistici, percorsi personalizzati di lingua italiana per gruppi di livello sia in orario curricolare (anche in ore di insegnamento di altre discipline) sia in corsi pomeridiani; la partecipazione dei docenti a progetti mirati all’insegnamento della lingua italiana come seconda lingua; la possibilità per gli allievi stranieri arrivati in corso d’anno di essere inseriti nella scuola anche in una classe non corrispondente all’età anagrafica per attività finalizzate a un rapporto iniziale sia con la lingua italiana, sia con le pratiche e le abitudini della vita scolastica, ovvero di frequentare un corso intensivo propedeutico all’ingresso nella classe di pertinenza (anche in periodi giugno/luglio/inizio settembre in cui non si tiene la normale attività scolastica).

Insomma tutte indicazioni importanti ai fini di una inclusione di qualità per gli alunni di lingua non italiana.
Raccomandazioni opportune e utili per le scuole. Se non fosse per due rilevanti zone d’ombra:
1. l’indicazione di una quota definita in astratto che scaricherà sugli Uffici scolastici regionali e sui dirigenti scolastici la gestione della distribuzione degli alunni non italiani nella rete di scuole. Quasi non si capisse che il tetto del 30% con tutte le sue deroghe sarà impossibile da rispettare specie in presenza di quei bambini che sono troppo piccoli per percorrere da soli (ma anche con i genitori che non hanno mezzi propri) lunghe distanze e che in alcune zone del Paese ci sono scuole che dovrebbero chiudere se fosse applicato il criterio delle quote: la maggior parte degli alunni sono infatti non italiani. Il problema allora – che le quote non risolvono – è la gestione dei flussi migratori: come verranno distribuiti i flussi nei vari territori, garantendo diritti, accoglienza e integrazione? Con quali politiche, investimenti, strategie? Con quali sinergie tra i vari soggetti istituzionali? Le soluzioni dovrebbero essere individuate il prima possibile per evitare di trovarsi – anche in virtù di questa circolare – innanzi a conflitti e tensioni sociali che le scuole non potrebbero affrontare: sono questioni infatti la cui responsabilità va ricondotta a livello politico centrale e periferico. Sarebbe stato allora più prudente, prima di emanare una circolare che affonda nella complessa e delicata questione degli alunni non italiani, che il merito dei contenuti si fosse esaminato in Conferenza unificata Stato Regioni per stabilire compiti e responsabilità dei vari attori, politiche e azioni comuni.

2. La mancanza di compresenze, organico funzionale e figure professionali di riferimento, specie per le scuole dove più rilevante si presenta il fenomeno migratorio. Il governo ha infatti tagliato drasticamente risorse umane ed economiche destinate alle scuole, comprese quelle finalizzate specificamente allo scopo. La circolare comunque prevede che per l’integrazione siano destinati i fondi della legge n. 440/97. Sappiamo però che i fondi della 440 non arrivano più, così come quelli previsti per le aree a forte processo migratorio, e sappiamo che le scuole attualmente faticano a funzionare anche per l’ordinaria attività. È lo stesso Miur che ha da poco inviato alle scuole la circolare relativa alle indicazioni per formare i bilanci e il programma annuale che restringe ulteriormente ogni margine di possibile manovra. Le scuole sono e saranno paralizzate dalla mancanza di risorse. Questo il Miur lo sa bene, e lo sanno bene i dirigenti scolastici. Peraltro è del tutto assente la previsione di finanziamenti straordinari, coerenti con le indicazioni date.

In una situazione come quella che oggi si vive nelle scuole, dove si respira un clima di continua incertezza e precarietà, e dove la qualità dell’insegnamento e apprendimento è destinata a peggiorare, quelle indicazioni e raccomandazioni, laddove sono ragionevoli, resteranno buoni propositi; laddove sono velleitarie, saranno un problema che verrà scaricato sulle scuole.
Ecco perché, arrivata in questo momento e concepita in questo modo, la circolare – che pur mette in luce una questione da affrontare concretamente senza resistenze e preconcetti – ha un vago sapore demagogico e semplificatore.