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"Se la scuola va avanti con i soldi dei genitori", di Giuseppe Marotta

Il contributo volontario versato dai genitori è da anni prassi comune nelle scuole. Serve a finanziare l’ampliamento dell’offerta formativa che ciascun istituto decide autonomamente. Ma è anche una voce di bilancio certa e prevedibile nei tempi di incasso. Tanto che il ministero consente ora di ricorrervi per colmare la carenza dei finanziamenti statali per le spese ordinarie necessarie all’erogazione del servizio scolastico base. Equivale all’imposizione di una nuova tassa, regressiva perché di ammontare fisso indipendentemente dal reddito.
Da diversi anni al momento dell’iscrizione dei figli a scuola viene chiesto ai genitori un contributo “volontario”, con la motivazione che serve per finanziare l’assicurazione per lo studente e soprattutto per consentire l’ampliamento dell’offerta formativa. La dimensione dell’obolo ha raggiunto livelli relativamente elevati, prossimi ai cento euro nelle scuole medie superiori, con valori più contenuti ma sempre significativi nelle scuole elementari e medie inferiori, finendo per rappresentare una componente stabile e prevedibile quanto ai tempi di incasso tra le entrate di bilancio degli istituti. Nel 2007 il decreto Bersani ha previsto la detraibilità di questi contributi, che rientrano nelle “erogazioni liberali a favore degli istituti scolastici di ogni ordine e grado, statali e paritari senza scopo di lucro appartenenti al sistema nazionale di istruzione, finalizzate all’innovazione tecnologica, all’edilizia scolastica e all’ampliamento dell’offerta formativa”. (1) Come è facile intuire, l’adesione dei genitori è pressoché totale dato lo stigma sociale associato alla scelta di non contribuire. In definitiva, sono i genitori che attraverso i loro rappresentanti nel consiglio di istituto approvano il piano dell’offerta formativa annuale. (2)

COME LA NOTA USA I CONTRIBUTI DELLE FAMIGLIE

Ora, una nota del ministero dell’Istruzione, pervenuta il 22 dicembre 2009 e relativa al piano dell’offerta formativa per il 2010, quello che ciascuna scuola ha già di norma approvato nei mesi autunnali del 2009, cancella questa finalizzazione dei contributi volontari. (3) Contravvenendo alle regole contabili previste dalle normative attuali, gerarchicamente sovraordinate, la nota riporta una cifra secca per il finanziamento di ciascun istituto per il periodo gennaio-agosto 2010, senza alcuna indicazione dei criteri di determinazione di assegnazione. La consapevolezza del ministero circa l’insufficienza del finanziamento traspare in due punti cruciali, sul lato della spesa e su quello delle entrate.

Dal lato della spesa, la nota impone, per “ottimizzazione del servizio”, un taglio secco di almeno un quarto dell’importo già contrattato con imprese esterne per la pulizia (http://www.info-scuole.it/doc/contabilita/usr-emilia_circ_93_2010.doc). È interessante notare, come segnale sull’atteggiamento del ministero nei confronti di piccole imprese private che si trovano in una situazione di debolezza per la crisi economica, che la modifica nelle condizioni contrattuali già pattuite sia motivata facendo riferimento a un regio decreto del 1923. Ed è sintomatico che per realizzare quanto richiesto dal ministero un dirigente regionale per l’Emilia Romagna abbia suggerito di passare dalla pulizia quotidiana a quella a giorni alterni dei locali scolastici, inclusi i bagni, come riportato su diversi articoli di stampa. L’indignazione dell’opinione pubblica sollevata da questa uscita, ingenua perché esplicitava in modo “troppo” trasparente una possibile implicazione della misura, ha provocato il ritiro del suggerimento, ma il dato di fondo rimane.
Dal lato delle entrate, la nota “segnala l’opportunità di applicare l’avanzo di amministrazione presunto, nell’entità pari al fondo di cassa al netto dei residui passivi, per far fronte ad eventuali deficienze di competenza”.[…] “I finanziamenti non vincolati dovranno essere impegnati al perfezionamento dell’obbligazione giuridica (per esempio, contratto collettivo integrativo d’istituto, contratti di supplenza breve, contratti di servizio per la pulizia dei locali, eccetera)”. Tradotto in italiano corrente, secondo il ministro Gelmini, si deve attingere all’avanzo di amministrazione, la cui componente di fondo cassa comprende i contributi volontari, per colmare la carenza di finanziamenti relativi alle spese ordinarie per l’erogazione del servizio scolastico base, così come articolato nel piano dell’offerta formativa già approvato sulla base dei criteri sin qui noti.
Inoltre, per evitare il mancato ricorso ai contributi volontari come modalità atta a consentire di chiudere in pareggio il bilancio, pena la sua non approvazione e il commissariamento dell’istituto scolastico, il ministero innova, escludendo dall’avanzo di amministrazione cui attingere la componente dei residui attivi, ovvero i crediti che le scuole vantano nei confronti del ministero per spese già liquidate (prevalentemente per supplenze). Secondo la nota infatti, con espressione oscura, la posta dei residui attivi “va inserita opportunamente tra le Disponibilità da programmare, fino alla loro riscossione”.
Molte sono le domande che la nota ministeriale suggerirebbe, data la ricchezza di innovazioni contabili e lessicali che contiene, ma quella principale dal punto di vista del contribuente è la seguente: distrarre i contributi volontari dalle finalità per cui sono richiesti non equivale all’imposizione di una nuova tassa, di natura regressiva perché di ammontare fisso indipendentemente dal reddito e che grava maggiormente sulle famiglie numerose, per finanziare l’erogazione di un servizio pubblico essenziale quale l’istruzione? Perché il ministro Gelmini, per trasparenza, non rende noto – o invita i dirigenti scolastici a farlo durante le giornate di orientamento – ai genitori, che si apprestano a scegliere la scuola dove iscrivere nelle prime classi i loro figli, come saranno utilizzati i contributi che “volontariamente” verseranno?

(1)Legge 40/07 di conversione del decreto, articolo13, comma 3.
(2) Il consiglio di istituto include, oltre al dirigente scolastico, rappresentanti dei genitori, degli studenti, dei docenti e del personale Ata.
(3) http://www.info-scuole.it/doc/contabilita/mpi_nota_9537_2009-2.pdf. L’indicazione del finanziamento ministeriale sarebbe dovuta arrivare entro il 15 dicembre, perché i consigli d’istituto potessero approvare entro dicembre il bilancio. La nota, datata 14 dicembre, è invece pervenuta alle scuole il 22 dicembre, con in più una selva di innovazioni la cui interpretazione, al fine di prendere i conseguenti provvedimenti, fa slittare l’approvazione del bilancio verso metà febbraio, l’ultima data utile per evitare il commissariamento.

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