attualità, politica italiana

"Così le 'ndrine marcano il territorio", di Marcella Ciarnelli

Una Marea nera. Una vecchia Fiat con il finestrino abbassato. E’ parcheggiata nei pressi dell’area super sorvegliata dell’aeroporto di Reggio Calabria da cui il presidente della Repubblica lascerà di lì a poco la Calabria. Risulterà rubata da alcuni giorni. La segnalazione “da fonte confidenziale” arriva ai carabinieri in una mattinata di pioggia. Scatta l’allarme. Un finestrino è abbassato. Dentro c’è un arsenale. Due fucili semiautomatici da caccia calibro 12, con le canne tagliate. Sotto il sedile del guidatore due pistole, una calibro 7.65 ed una 38 a tamburo, e due ordigni rudimentali, uno composto da un tubo di una trentina di centimetri e largo 12 ed un altro di 15 centimetri per 12, collegati con una miccia a lenta combustione, e tre passamontagna di colore verde. Nel bagagliaio, inoltre, è stata trovata una tanica da due litri con liquido infiammabile con attaccati fiammiferi antivento. In città c’è il presidente. È noto a tutti. La sua è una presenza che non passa certo inosservata. La città è stretta nella morsa del traffico ogni giorno. Lo è di più. Ci sono pattuglie ovunque. L’ipotesi di un attentato da portare a compimento non viene presa in considerazione da chi si trova a gestire i momenti della rimozione dell’auto e dei primi rilevamenti. Sembra prevalere su quella dell’atto estorsivo l’ipotesi di un gesto dimostrativo, di un segnale, da parte della malavita organizzata che vuole ribadire la propria presenza sul territorio proprio mentre il presidente ancora una volta portava la parola e l’impegno dello Stato. csm A Reggio Calabria oggi si riunirà la settima commissione del Csm. Qui è previsto un Consiglio dei ministri. Cosche in allarme. Troppa attenzione. In questa città nel mondo della malavita non c’è nessuno che possa vivere in autonomia. Non c’è nessuno che possa agire in proprio anche per i reati più insignificanti. Non è pensabile quindi che la ’ndrangheta non tenesse d’occhio la situazione e non condividesse quello che poteva essere valutato come «un segnale di minaccia e intimidazione nei confronti dello Stato forse, in un primo momento minimizzato» stando ad una valutazione dell’antimafia. «Questa vicenda è emblematica di quanto sia delicata la situazione» ha detto il procuratore della Repubblica, Giuseppe Pignatone che ha voluto «ringraziare il presidente della Repubblica per la solidarietà che è venuto ad esprimere solidarietà ai magistrati e ai calabresi» – aggiungendo che «il ritrovamento dell’auto con esplosivo conferma la situazione di difficoltà che si sta vivendo in città». La situazione sarebbe stata sempre sotto controllo. Tant’è che la notizia dell’allarme e del successivo ritrovamento è stata data al Quirinale quando il presidente era già rientrato a Roma.
L’Unità 22.01.10