politica italiana

"Potere e diritto", di Ezio Mauro

Dunque il Padre Costituente era un Padre Deformante. La norma del cosiddetto processo breve scardina il diritto dei cittadini ad avere giustizia, il dovere dello Stato di amministrarla, l´interesse del Paese ad una regola di base della convivenza civile come l´uguaglianza di tutti di fronte alla legge. Soprattutto, con l´esecutivo che usa come un´arma personale il legislativo per bloccare il giudiziario, quella norma vanifica il principio della separazione dei poteri, senza il quale, come diceva la Dichiarazione dei diritti dell´uomo del 1789, una società “non ha una costituzione”.
Questo è il vero punto su cui istituzioni, partiti e cittadini devono riflettere. È ben chiaro che le regole del gioco di un sistema si cambiano tutti insieme. Ma a patto che nessuno, intanto, manometta per sua personale urgenza alcune regole fondamentali, prima ancora che il confronto abbia inizio. Chi lo fa, è inaffidabile per due ragioni: perché nessuna riforma condivisa inizia con un colpo di mano, e soprattutto perché nessuna stagione costituente può fondarsi su un salvacondotto.
Con questa legge di privilegio, Berlusconi ha in realtà già riformato da solo il sistema, a forza, sovraordinando il suo potere al diritto, mentre il concetto politico-giuridico di Stato punta ad una sintesi tra potere e diritto, eliminando la forza dall´ambito delle istituzioni. Siamo davvero di fronte ad un “brusco spostamento tra politica e giustizia”. La prima regola democratica è prenderne atto, ed essere conseguenti.
La Repubblica 22.01.10