economia, lavoro

"I giovani due volte discriminati, su lavoro e welfare" di Iolanda Buffalini

Il ministro dice e poi si diverte, per la tempesta «in un bicchier d’acqua di laguna» scatenata da una frase detta in Tv. Tanto si diverte che sbaglia, nella nota inviata dal suo ministero, un congiuntivo: «sconcerta che una frase venga rilanciata come se sia un disegno di legge… ». Ancora più sconcertato è Tito Boeri: «Francamente basta, un ministro dovrebbe fare prima di parlare». Il ministro Brunetta propone di dare 500 euro mensili ai giovani, agendo sulle distorsioni del sistema pensionistico.
«Mi sembra una sparata per rimediare alla gaffe sui bamboccioni di qualche giorno fa. Un ministro avrebbe il dovere di non andare in televisione a fare annunci se non ha una proposta concreta. E il governo dovrebbe fare prima di parlare».
Infatti i 500 euro servirebbero a mandare i ragazzi fuori casa.
«Finanziati come e dati a chi? Il vero motivo per cui i giovani rimangono a casa a lungo è che i lavori cui hanno accesso sono pagati molto poco e sono molto instabili. La famiglia svolge la funzione di ammortizzatore sociale.
Secondo il Ministro Sacconi è addirittura giusto che sia così.
Se si vuole permettere ai giovani che lo desiderano di uscire di casa si faccia una riforma seria degli ammortizzatori che allarghi a loro le protezioni contro la disoccupazione e si affronti davvero il problema del dualismo del mercato del lavoro. A chi poi dovremmo dare questi 500 euro al mese? A tutti i giovani? Ha fatto il Ministro qualche conto su quanto costerebbe? Per dare 500 euro al mese a tutti coloro che hanno tra i 18 e i 24 anni ci vorrebbero 25 miliardi…».
Cosa dovrebbe fare il governo?
«Non servono provvedimenti ad hoc per i giovani, i provvedimenti ad hoc sono trappole. Su lavoce.info abbiamo formulato alcune simulazioni di cosa costa ai giovani il dualismo del mercato del lavoro in termini di minori pensioni future. Sono costi ingenti. Se vogliamo aiutarli dobbiamo allargare gli ammortizzatori sociali anche a chi ha contratti temporanei, pagare loro gli oneri contributivi figurativi se perdono il lavoro, e cambiare il percorso d’ingresso nel mercato del lavoro, immettendoli fin da subito in contratti senza limiti di durata fissati a priori».
Bisogna pensare ora al fatto che i giovani diventeranno vecchi?
«Certo. Oggi è il momento di pensare alle pensioni di domani. Perché, con il sistema contributivo, i salari in ingresso contano tantissimo sulla pensione futura».
Brunetta contrappone i genitori, che hanno tutto, ai giovani che non hanno niente, ma con la recessione ci sono tanti genitori in cassa integrazione o prepensionati che non riescono più ad aiutare i figli.
«La contrapposizione anziani-giovani, se non si fa nulla, potrebbe scoppiare e sarebbe dirompente e drammatica. I giovani sono discriminati due volte, sul mercato del lavoro, come precari e, fuori dal mercato del lavoro, perché non hanno accesso agli ammortizzatori sociali. Avranno pensioni molto più basse di chi li ha preceduti. E hanno ricevuto in dono dalle generazioni precedenti una montagna di debito pubblico. Se si vuole evitare il conflitto si faccia ciò che questo governo ha il potere (e i numeri) di fare: riformare subito ammortizzatori sociali e il percorso di ingresso nel mercato del lavoro. E sarebbe bene accelerare l’entrata in vigore della riforma Dini».
Il ministro Brunetta dice di voler agire sulle pensioni di anzianità che, però, nel 2009 si sono dimezzate.
«È l’effetto del rinvio fatto da Prodi ma, a febbraio, quando si aprirà la finestra, le richieste aumenteranno di nuovo».
E come si può agire sulla spesa pensionistica?
«Sono contrario a interventi coercitivi, si dovrebbe dare a tutti la possibilità di scegliere sulla base di regole flessibili. Chi va in pensione prima (e quindi riceverà le quiescenze più a lungo) avrà una pensione più bassa di chi lavora sino a 65 anni. È un principio di equità, già approvato dagli italiani. Si tratta di applicarlo ».
L’Unità 25.01.10