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"Proteste sulla geografia e non solo. Le materie sacrificate dalla riforma", di Salvo Intravaia

Tagli in molti indirizzi per rientrare con i conti, e per le famiglie è ancora rebus
A un passo dal varo il Parlamento chiede numerose modifiche
Niente, o pochissima, Geografia nel futuro degli studenti italiani, ma non è ancora detta l’ultima parola. Al ministero si stanno apportando gli ultimi ritocchi ad una riforma della scuola superiore che lo stesso ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, non ha esitato a definire “epocale”. L’ultimo articolo su Repubblica di llvo Diamanti sul ridimensionamento della geografia nei curricula ministeriali dei nuovi licei, istituti tecnici e istituti professionali ha suscitato un autentico vespaio.

In quattro licei sui sei del nuovo corso, in effetti, lo studio di province, regioni, e continenti (ma non solo: dei climi, delle economie e di tanto altro) è stato relegato all’interno di un’unica materia che, per due sole ore settimanali, prenderà il nome di “Storia e geografia”. Ma solo nei primi due anni. Poi, dopo, basta. Un’ora a settimana di Storia e una di Geografia? Non si sa. E non lo sapranno con tutta probabilità al momento dell’iscrizione neppure i 500 mila ragazzini della scuola media in procinto di scegliere come proseguire gli studi.

La polemica suscitata da Diamanti, dimostra tuttavia due cose: per ridurre complessivamente le ore di lezione, un po’ in tutti gli indirizzi scolastici in ossequio al dio risparmio, occorre sacrificare una o più materie; ma anche che, a poche settimane dall’avvio delle iscrizioni, le famiglie italiane e la gente in generale sono all’oscuro di quali materie e per quante ore a settimana studieranno i nostri figli nella scuola superiore riformata.

Dopo i pareri favorevoli, ma ampiamente condizionati, del Consiglio di stato e della commissione Cultura della Camera, al ministero stanno lavorando alacremente, come si dice in questi casi, per trovare la quadratura del cerchio. Così, gli stessi quadri orario semi-ufficiali, pubblicati cioè in alcuni siti ministeriali e sui quali si sono esercitati i prof per settimane, potrebbero essere roba superata già la settimana prossima. Costringendo insegnanti e dirigenti scolastici a ripartire da zero. In questo caso, come non mai, il condizionale e d’obbligo. Perché gli autorevoli pareri del Consiglio di stato e dei deputati in VII commissione sono non vincolanti e il governo potrebbe infischiarsene.

Gli unici punti fermi, al momento, sono gli ulteriori passaggi che dovrà fare la riforma prima di diventare legge dello stato. In settimana la commissione Cultura del Senato dovrà esprimere il parere sui tre Regolamenti della riforma. Sarà quindi la volta, probabilmente i primi di febbraio, del Consiglio dei ministri in seconda lettura e della Corte dei conti, il cui parere, visto che la riforma prevede complessivamente tagli per 8 miliardi di euro in tre anni, è scontato. I tre regolamenti andranno poi al Quirinale, per la firma del Capo dello stato, e successivamente saranno pubblicati in gazzetta. Soltanto dopo le istituzioni scolastiche potranno formulare la loro offerta formativa da portare a conoscenza delle famiglie. E il 26 marzo scadono i termini per le iscrizioni.

Da indiscrezioni provenienti da viale Trastevere, in queste ore si sta lavorando per le ultime limature in vista del provvedimento definitivo. La commissione di Montecitorio guidata da Valentina Aprea ha espresso parere favorevole con una lunghissima lista di “condizioni e osservazioni”. Tra le più importanti si segnala: la necessità di “prevedere l’avvio della riforma a partire dal primo anno del ciclo scolastico e non dal primo e secondo anno, come attualmente previsto”, di “rafforzare ulteriormente l’obbligo di istruzione e l’acquisizione di saperi e competenze di indirizzo in funzione orientativa”, “l’opportunità di introdurre le Scienze naturali nel primo biennio di tutti i licei e di rafforzare ulteriormente, ove necessario, la Matematica e la Lingua straniera”.

Elenco di dubbi che si ripete lunghissimo anche nei pareri espressi sui regolamenti riguardanti gli istituti tecnici e i professionali. Ma tutte le scelte dei tecnici ministeriali sono sub judice, in quanto l’ultima parola spetterà al ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. Avviare la riforma dal primo anno, come hanno chiesto i deputati della stessa maggioranza (l’opposizione ha votato contro, formulando pareri diversi), ridurrebbe infatti il megataglio previsto dal prossimo anno scolastico. E forse, come ha detto l’inquilino di via XX settembre più volte, “non ce lo possiamo permettere”.

I tecnici di viale Trastevere starebbero lavorando in queste ore per rafforzare l’area scientifica nei licei, per recuperare la seconda lingua straniera negli scientifici e nei classici, peraltro richiesta dalle stesse famiglie, e per salvare alcune sperimentazioni del liceo scientifico molto gettonate da ragazzi e genitori. Per i tecnici è alle viste un possibile recupero del Diritto ed economia, di fatto cancellato dalle innumerevoli sperimentazioni vigenti attualmente in Italia. Circostanza che ha fatto gridare allo scandalo gli stessi insegnanti di Diritto che, anche in vista della nuova disciplina Cittadinanza e Costituzione e della richiesta di Educazione alla legalità di parecchi territori del Paese, vedono la loro materia in pool position.
La Repubblica 26.01.10

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