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Emergenza lavoro, da nord a sud

“Con la Fiat il governo deve avere la forza di dirgli di stare lì, a Termini Imerese”. Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani parla della situazione dei lavoratori della Fiat il cui stabilimento sta per essere chiuso ospite di Michele Santoro ed attacca la linea tenuta dal governo: “Al tavolo al ministero voglio credere che al primo punto ci sia una soluzione. Anche gli incentivi andrebbero fatti con cognizione, come hanno fatto in Francia o in Spagna. Da noi invece sono stati dati incentivi anche abbondanti, la gente ha comprato fino al 31 dicembre poi il primo gennaio c’è stato un crollo del 40%”. Servirebbe una soluzione europea: “Discutiamo con Fiat, applichiamo i modelli francesi e spagnoli, che sono lineari; non si può fare tutti i giorni su e giù, annunciando che si tolgono e poi che si rimettono. Spero che il governo dica a Fiat di restare a Termini Imerese fino a quando non si è trovata una soluzione, devono avere la forza di impedire la chiusura dello stabilimento Fiat di Termini Imerese. Togliere l’industria a quel pezzo di Italia, vuol dire dare una botta al mezzogiorno”.

Da mesi c’è un problema che i media non trattano e che è al centro di un emendamentopresentato dal Pd che vede Bersani come primo firmatario che serve ad aiutare i lavoratori che non prendono lo stipendio da aziende che però non sono fallite e quindi non possono avere la cassa
integrazione. “Ci sono 10.000 persone che lavorano ma che non ricevono lo stipendio da sei mesi, e stanno in una ditta in cui i proprietari si sono fatti nebbia, che non è fallita, e quindi loro non sono disoccupati e non ricevono la cassa integrazione. Martedì alla Camera c’è il decreto mille proroghe, e noi abbiamo presentato un emendamento con cui lo Stato anticipa i soldi ai lavoratori per
pagare gli stipendi arretrati. Se vogliono io tolgo la mia firma e il ministro ci mette la sua, però lo approvino, mica li possiamo lasciare senza mangiare per un altro anno – ha aggiunto Bersani dopo la messa in onda di un servizio sulla situazione dei lavoratori di una ditta che gestisce dei call center, la Phonomedia – stanno in una ditta in cui i proprietari si sono fatti nebbia, che non è fallita, e quindi loro non sono disoccupati e non ricevono la cassa integrazione. Questa cosa non è da paese civile!”.
Quindi il segretario del Pd è tornato a chiedere che il Parlamento si occupi dell’emergenza lavoro e occupazione: “È una vergogna che l’Italia sia l’unica ad avere un’agenda politica che non si occupa di lavoro, imprese, fisco, in tutti i paesi lo fanno, noi invece discutiamo processo breve. Io non sono catastrofista, sono ottimista ha concluso -, ma non dicano che i problemi sono alle nostre spalle”.

Federalismo? Per vararlo serve l’impegno di tutti. C’è bisogno di un nuovo patto, che consiste nell’eliminare le ambiguità su come si intende il federalismo rispetto al problema delle differenze tra Nord e Sud. Lo ha detto il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, intervenendo alla presentazione del Libro ”L’Unità d’Italia. Parole ed immagini dell’epopea nazionalè’, avvenuto a Montecitorio.
Bersani ha ricordato lo ”sforzo straordinario” compiuto nel 1861 dallo Stato nato dall’Unità dei precedenti Stati che esistevano nella Penisola. Si scelse la via del centralismo e alla fine ”fu fatto un miracolo, ma non si riuscì a mettere insieme le varie Italie”.
Oggi invece siamo ”in un contesto completamente diverso, dovuto alla nuova dimensione europea e alla globalizzazione, si può ”riprogettare la nostra idea di Stato”, e ”il Federalismo può rappresentare questa opportunità a meno che ci rassegniamo al fatto che esso sia la mistificazione di una rinuncia”. A tal proposito Bersani ha ricordato le differenze tra Nord e Sud: “mentre in passato si è sempre cercato di ridurre le distanze tra le due parti del Paese, registro che oggi ci si limita a registrarle e a interpretarle. L’idea di Federalismo può essere declinata in più modi: un conto è dire ‘far da sè ma non da soli’, un altro è dire ‘far da sè e si salvi chi può. Io – ha spiegato Bersani – prediligo un meccanismo di reciprocità e non un meccanismo centralistà, ma va superata l’ambiguità su cosa si intende con federalismo”. Per questo l’anniversario deve portare a ”un impegno
culturale e politico da parte delle forze politiche che divenga un nuovo patto e che abbia poi delle conseguenze politiche: e il Patto richiede Forze politiche che dicano le stesse parole aVarese come a Salerno, a Venezia come a Caserta”.
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Disoccupazione all’8,5%, record da gennaio 2004

A dicembre il tasso di disoccupazione è salito all’8,5%. Si tratta del record dal 2004. L’Istat ha reso noto che il mese scorso il numero di persone in cerca di lavoro ha superato ampiamente quota due milioni (esattamente 2,138 milioni), in aumento del 2,7% rispetto a novembre (+57mila unità) e del 22,4% nel confronto con lo stesso mese dell’anno prima (+392mila). La disoccupazione è arrivato quindi all’8,5% dall’8,3% di novembre (+1,5 punti percentuali rispetto a dicembre del 2008), raggiungendo il valore massimo almeno da gennaio del 2004, inizio della serie storica (ma nel primo primo trimestre del 2003 il tasso era all’8,7%). Il tasso è particolarmente elevato fra i giovani sotto i 25 anni (26,2% di disoccupati) e fra le donne (10%) mentre gli uomini sopra i 25 anni senza lavoro sono il 7,5%.

La crisi continua a pesare anche nell’Eurozona: in dicembre la disoccupazione ha raggiunto il 10% contro il 9,9% di novembre e l’8,2% del dicembre 2008. Eurostat ha comunicato che si tratta del dato peggiore dall’agosto 1998. Anche nell’Unione europea a 27 membri i disoccupati sono aumentati e il tasso è arrivato al 9,6% (9,5% in novembre, 7,6% un anno prima).

Nell’Unione europea a dicembre erano disoccupati 23.012.000 di uomini e di donne, di cui 15.763.000 nell’eurozona. Rispetto a novembre, il numero dei senza lavoro è cresciuto di 163 mila nell’Ue a 27 e di 87 mila nell’area dell’euro. Più drammatico il confronto anno su anno: rispetto a dicembre 2008, la disoccupazione è aumentata di 4.628.000 unità nell’Europa a 27 e di 2.787.000 nell’eurozona; in un anno, tutti gli Stati europei hanno registrato un aumento dei senza lavoro, raggiungendo il livello record dall’agosto del 1998. Fra gli Stati membri, i tassi di disoccupazione più bassi sono stati registrati in Olanda (4% ) e Austria (5,4%), e i più alti in Lettonia (22,8%) e Spagna (19,5%). Infine, l’Eurostat ricorda i dati di Stati Uniti e Giappone: negli Usa il tasso di disoccupazione in dicembre è stato pari al 10%, in Giappone del 5,2% in novembre.
La Repubblica 29.01.10