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Altro che legittimo impedimento, processateci subito. Proposta di deputati e senatori PD

Calendarizzare subito i processi contro i parlamentari e quelli per criminalità organizzata e terrorismo e incidenti sul lavoro. Mentre la maggioranza si prepara ad esaminare il testo sul legittimo impedimento che punta a sospendere i processi a carico del presidente del Consiglio e dei ministri per almeno 18 mesi, il Pd lancia la proposta per una corsia preferenziale per far svolgere prima i processi a carico dei parlamentari. Un testo che vuole garantire trasparenza sull’operato dei politici e che nel Pdl hanno già definito ”una provocazione”. Forse perché hanno capito che il Partito democratico non ha alcuna intenzione di seguire il centrodestra sulla strada delle immunità parlamentari e andiamo controcorrente rispetto alla maggioranza che non vuole far processare chi governa e fa politica.

Il progetto di legge è stato già sottoscritto da numerosi deputati (Levi, Zaccaria, Bindi, Bachelet, Corsini, De Torre, Ferranti,Margiotta, Marchignoli, Mazzarella, Miglioli, Miotto, Santagata,Tabacci, Zampa) e senatori (Magistrelli, Chiaromonte, Giaretta,Marino, Mazzuconi, Solian).

Così mentre la maggioranza, punta a fermare le lancette dell’orologio quando è un politico a dover affrontare il giudizio di un tribunale i Democratici mirano ad accelerare al massimo i tempi. Perché lo ha spiegato il presidente del partito Rosi Bindi: “Vogliamo tutelare ‘il diritto dell’opinione pubblica a sapere subito chi e’ che la governa” . “Noi abbiamo presentato la nostra proposta – ha spiegato il deputato Richi Levi in una conferenza stampa – come emendamento al testo sul legittimo impedimento. E speriamo che ce lo considerino ammissibile. Se così non fosse lo tradurremo in legge ordinaria perché in sostanza si tratta solo di estendere un articolo del codice di procedura penale (il 132 bis) anche a deputati e senatori”.
Ma la corsia preferenziale immaginata dal PD va a toccare anche i processi per criminalità organizzata e terrorismo; per gli infortuni sul lavoro e la circolazione stradale; sull’immigrazione; per gli imputati già detenuti; per quelli nei quali è contestata la recidiva; per quelli che richiedono un giudizio direttissimo e immediato.
”Non vuol essere un privilegio – sottolinea il deputato del Pd Roberto Zaccaria – né è’ una provocazione. Semplicemente è una soluzione diversa allo stesso problema che riguarda il rapporto tra politica e magistratura. Noi stiamo cercando di restituire onore alla classe politica. Onore che l’opinione pubblica non gli riconosce più perché pensa che sia una casta ammantata di privilegi”. Nel corso della conferenza stampa, tenutasi a Montecitorio, Giovanni Bachelet cita anche il caso di Calogero Mannino, l’esponente dell’Udc accusato di mafia e poi assolto dopo anni. ”A chi ha la responsabilità di governo – avverte – devono essere garantiti tempi giusti per il processo affinché non si ripetano più episodi del genere”. ‘ E’ per questo, insiste Levi, che ci devono essere tempi rapidi per giudicare i parlamentari, perché chi governa ”deve potersi assumere subito le proprie responsabilità”.
La norma è stata presentata a due giorni dall’inaugurazione dell’anno giudiziario 2010, che ha messos otto gli occhi di tutti lo stato disastrato della giustizia italiana e los contro tra govern oe magistrati. Il Presidente della Cassazione Carbone, il Procuratore generale Esposito e il vice Presidente del CSM Mancino, hanno dato indicazioni importanti con parole preoccupate e serie, sagge ed equilibrate in direzione della necessità di una riforma ampia organica e condivisa della giustizia e moltissimi magistrati hanno aderito alla protesta dell’Associazione Nazionale Magistrati uscendo dalle sale dove si inaugurava l’anno giudiziario con una copia della Costituzione in amno non appena inziava a parlare il rappresentante del Governo berlsuconi.

Carbone ha riassunto le difficoltà dell’attività della magistratura e la capacità di far fronte con le sole risorse interne alle carenze di organico, di mezzi e di risorse economiche. Dati alla mano, ha dimostrato come a fronte di un crescente carico di domanda di giustizia il nostro paese continui a mantenere uno degli indici di produttività tra i più alti d’Europa. Il vicepresidente del CSM, Nicola Mancino ha evidenziato il rigore del Csm nel censurare i comportamenti scorretti dei magistrati e il suo ruolo, necessario e costruttivo, di interlocuzione per le riforme la cui ultima parola spetta al parlamento.
Relazioni piaciute al capogruppo del Pd nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti, che invece boccia il ministro Angelino Alfano : “Da lui è giunta la solita auto celebrazione dell’operato dell’esecutivo ma nessuna novità sul piano delle riforme organiche a favore di tutti i cittadini né ripensamenti sulla strategia dei piccoli passi e delle leggi ad personam. Il c commenta gli interventi dei Pm, sottolineando come il presidente C”.
Secondo Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del Pd al Senato Alfano fa una “politica degli annunci, il segno della legislatura, mentre di atti concreti conosciamo solamente il ‘processo breve’ appena approvato al Senato e il ‘legittimo impedimento’ in discussione alla Camera. Se questi sono i pezzi del progetto di riforma che ha in mente Alfano, magari conditi dalla separazione delle carriere, non ci siamo proprio. Si tratta di provvedimenti che non migliorano l’efficienza della giustizia italiana ma la rovinano ulteriormente. Servono piuttosto, interventi che rimettano in moto la macchina, la riorganizzino, maggiori risorse umane ed economiche, non interventi particolari e contingenti, dettati dalle necessità’ processuali del Premier. E non è solo l’opposizione a dirlo ma i magistrati, gli avvocati, gli operatori che nella giustizia lavorano. A questi provvedimenti il PD dirà sempre no.”
A testimoniare lo stato di conflittualità e tensione che il governo non è in grado di affrontare e risolvere in campo della giustizia è stata la protesta dei magistrati svoltasi proprio nella giornata in cui si è celebrato l’inaugurazione dell’anno giudiziario delle Corti d’Appello, così come lo sciopero degli avvocati penalisti proclamato a breve periodo. Le riforme dell’ordinamento giudiziario, dovrebbero fondarsi sul confronto e non sullo scontro con la magistratura e con gli altri operatori della giustizia con l’obiettivo di tutelare tutti i cittadini, non lo strumento per difendere il premier dai suoi stessi processi. Ed è proprio il senatore Giuseppe Lumia, componente della Commissione antimafia, a sostenere le ragioni della protesta della magistratura. “Oggi è la celebrazione del disastro della giustizia italiana e delle responsabilità di questo governo e della stessa politica. Bisogna voltare pagina e non farsi ingannare da annunci e spot, come il piano antimafia. Un piano contraddittorio e minimalista”. “È singolare – aggiunge Lumia – vedere un governo annunciare un piano di contrasto alla criminalità organizzata e poi lasciare le principali procure antimafia sguarnite di magistrati e di personale. Come è possibile fare una lotta alla mafie in questo modo, quando nella sola procura di Palermo mancano 17 magistrati? Sono tante le procure che si trovano in queste condizioni. Come è possibile chiedere più lotta alla mafia e poi insistere con la legge che limita l’utilizzo delle intercettazioni? Un provvedimento che svuoterebbe anche la stessa antimafia di uno degli strumenti investigativi più preziosi e indispensabili, come dimostrano in questi anni le indagini che hanno portato alla cattura di molti pericolosi latitanti e al sequestro di enormi quantità di patrimonio. Come è possibile chiedere agli inquirenti di fare un salto di qualità e poi pensare di togliere di fatto la direzione delle indagini ai magistrati, ribaltando il ruolo tra i pm,oggi titolari delle indagini, e la polizia giudiziaria, chele realizza?”.“Il governo – conclude l’esponente del Pd – metta da parte questi provvedimenti contro la giustizia e la magistratura e sulle leggi costituzionali, abbia il coraggio di fare quello che un Paese moderno dovrebbe fare: rivedere i tre gradi di giudizio; riorganizzare la macchina giustizia per sveltire i procedimenti; fornire alla magistratura e alle forze dell’ordine strumenti e risorse per colpire le mafie nel sistema delle collusioni con l’economia e la politica”
Anche l’esponente del Partito Democratico, Ignazio Marino, solidarizza con i magistrati e la forma di dissenso scelta, e dichiara: “sono al fianco dei magistrati, usciti per protesta dalle aule nelle quali si celebrava l’inaugurazione dell’anno giudiziario. Piuttosto che pensare a leggi ad personam e uccidere la giustizia con riforme incostituzionali, il governo della destra pensi a dare più risorse ad una macchina ingolfata di procedimenti”. “Perché il processo sia breve – ha aggiunto Marino – si dovrebbe rivedere le circoscrizioni giudiziarie e intervenire con norme sostanziali e processuali, come ad esempio notifiche, nullità processuali, processo telematico e informatizzazione. Inoltre sarebbe importante la creazione di un manager del processo e l’assunzione di 2800 cancellieri, misura quest’ultima che consentirebbe, nell’interesse dei cittadini, l’apertura dei tribunali anche di pomeriggio”.

Sempre in tema di giustizia, la novità è che saranno presto all’esame dell’aula di Montecitorio le norme sul legittimo impedimento. Si tratta di norme ancora più sfrontate e incostituzionali del lodo Alfano perché attraverso un’interpretazione capziosa e non istituzionale della funzione di governo introducono, per di più con una legge ordinaria, una vera e propria immunità per il presidente del consiglio e per i ministri. E’ un abuso giuridico a tutti gli effetti” commenta di nuovo la capogruppo del Pd nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti. Il vero intento sembra quello di congelare i processi in attesa di tempi migliori per norme ancora più ad personam, magari subito dopo le elezioni regionali. Se poi si pensa che basterà una sola autocertificazione di Palazzo Chigi per giustificare il blocco dei processi, si capisce come il conflitto di interessi stia ormai viaggiando a velocità iperboliche. E’ in previsione una battaglia durissima alla Camera da parte dell’opposizione democratica, a partire dalla discussione della nostra pregiudiziale di costituzionalità e non si accetteremo corsie preferenziali per questo testo che certamente non rappresenta una priorità per i cittadini italiani.
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Proposta Pd: «Processo subito per tutti i parlamentari», di Claudia Fusani
L’idea è semplicemente logica. Il classico uovo di Colombo. In tempi in cui la maggioranza è così sensibile a processi «giusti» e «brevi», alla certezza delle pena e alle garanzie di vittime e imputati e dei cittadini e del Presidente del Consiglio premier tanto da approvare domani alla Camera il legittimo impedimento del premier a non essere processato, leggi disturbato, nell’esercizio delle sue funzioni, è giusto pensare ad una norma che completi questo quadro e che dia invece, una corsia privilegiata e più veloce ai processi in cui lo stesso premier e i parlamentari dovessero trovarsi ad essere imputati. Lapalisse, appunto. Il Pd lo chiama «processo subito».

«È giusto sapere il prima possibile chi sono le persone che ci governano e ci amministrano nel caso questo qualcuno dovesse inciampare in un’inchiesta» osserva Rosi Bindi, presidente del Pd e tra i primi firmatari con Richi Levi, Giuseppe Zaccaria, Giovanni Bachelet e Donatella Ferranti di un emendamento che sarà presentato stamani in aula quando cominceranno le votazioni per il legittimo impedimento la cui approvazione è prevista per domani intorno all’ora di pranzo. «Se lo dovessero bocciare come emendamento, siamo pronti a presentarlo come ddl autonomo oppure, ancora, come emendamento al giusto processo» spiega Richi Levi, ideatore della proposta. Il testo, due articoli, prevede una corsia preferenziale per i processi che riguardano i parlamentari; per quelli di criminalità organizzata e terrorismo; per gli infortuni sul lavoro e la circolazione stradale; sull’immigrazione; per gli imputati già detenuti; per quelli nei quali è contestata la recidiva; quelli che richiedono un giudizio direttissimo e immediato. «In sostanza – aggiunge Levi – si tratta solo di estendere un articolo del codice di procedura penale (132 bis) anche a deputati e senatori». Levi non è certo politico da barricate e colpi di testa. Mentre spiega sembra alzare un leggero sorriso. Una «provocazione» è la stroncatura del Pdl. «È solo un diverso modo di affrontare lo stesso problema, chiediamo processi veramente brevi» fa notare Donatella Ferranti. «È la nostra soluzione al problema del rapporto tra politica e magistratura». E, caso mai ce ne fosse bisogno, un modo in più per dire che il Pd – almeno la parte qui rappresentata – «considera semplicemente antistorico parlare di ritorno all’immunità parlamentare».

Stamani, quando il legittimo impedimento (scudo giudiziario per il premier di 18 mesi per approvare una legge di modifica costituzionale) sarà in aula sono possibili altre adesioni. L’Idv ha già detto sì. tabacci (Api) ha già firmato.
Di sicuro l’emendamento «processo subito» non distenderà gli animi nell’emiciclo. Ieri tam tam di sms, a destra e a sinistra, per raccomandare la presenza in aula. Per il Pd – oltre duecento emendamenti – sono previsti gli interventi di tutti i big, D’Alema, Fassino, Franceschini, forse anche Veltroni. «La norma è peggiore del Lodo Alfano» taglia corto Ferranti. Di Pietro e i suoi hanno già promesso: ostruzionismo. Ma i tempi sono bloccati. Il voto finale è previsto domani. Il capogruppo Cicchitto (Pdl) è sicuro: «Avremo una larga maggioranza».
L’Unità 02.02.10