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«Crisi, Draghi preoccupato: 'Pil in frenata, ripresa lenta'»

L’Italia è entrata nella crisi globale con una crescita bassa e ne sta uscendo con lo stesso ritmo di sviluppo, inferiore ai Paesi europei. A zavorrare la ripresa sono la mancanza di riforme strutturali, che da quindici anni frena la competitività italiana, e la disoccupazione

La forza lavoro “forzatamente inoperosa è elevata e crescente” e finchè non ci sarà un’inversione di tendenza “permane il rischio di ripercussioni sui consumi, quindi sul prodotto”. A costruire questa cornice di cauto ottimismo che fa da sfondo però ad un andamento economico che presenta ancora molte ombre e motivi di allarme, è il Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, nella sua relazione alla sedicesima assemblea del Forex. E in tema di misure di sostegno all’economia il numero uno di Via Nazionale lancia un monito alle banche a proposito dello scudo fiscale invitandole ad essere attente nell’esaminare le domande di rientro, al fine di individuare e segnalare operazioni sospettabili di riciclaggio”. Le banche, avverte, “devono impegnarsi di più a uno scrutinio attento delle operazioni di rimpatrio”. “A questo fine – aggiunge a braccio il governatore – Bankitalia intensificherà i suoi controlli”. “E’ importante dissipare – puntualizza – ogni dubbio circa le modalità di applicazione delle norme antiriciclaggio alle operazioni che vi ricadono. La normativa sullo scudo fiscale italiano formerà a breve oggetto di esame da parte del gruppo di azione finanziaria internazionale (Gafi)”. Il banchiere centrale italiano dà quindi rassicurazioni sulla solidità dell’euro e ricorda l’importanza avuta dalla moneta unica anche in presenza della crisi, auspicando ora un rafforzamento del governo economico dell’Unione. L’euro e l’impegno di tutti i paesi europei sono inoltre garanzia per il rientro della crisi greca: basta che Atene attui il piano di rientro e il mercato sottoscriverà i suoi titoli di stato così come avvenne per l’Italia durante gli anni Novanta. Ce ne siamo dimenticati, puntualizza Draghi, ma la nostra situazione allora era altrettanto drammatica ne siamo comunque “usciti da soli”. “Stiamo ora uscendo dalla crisi con un tasso di crescita basso, ai minimi europei, mette in evidenza il numero uno di Palazzo Koch chiudendo le 18 cartelle del suo discorso e aggiunge: “una crescita economica sostenuta è base di benessere. E’ presupposto della stabilità finanziaria per un paese ad alto debito pubblico come l’Italia; è futuro per i giovani, dignità per gli anziani; il nostro Mezzogiorno ne trarrebbe forza, può essere esso stesso traino”. E per questo, spiega, servono le riforme strutturali, la cui mancanza ha segnato “la perdita di competitività del Paese che dura da un quindicennio”. Non è un problema solo italiano, afferma il responsabile di Via Nazionale sottolineando subito dopo l’importanza dell’euro e la sua solidità. Un ancoraggio significativo per i diversi paesi dell’Eurozona anche se la crisi della Grecia “produce instabilità finanziaria mondiale e colpisce le economie dell’area con intensità diversa a seconda delle strutture su cui poggiano. Appunto per questo occorre adesso rafforzare il governo economico dell’Ue. Draghi ricorda anche che alla fine dello scorso anno vi erano in Italia oltre 600 mila occupati in meno rispetto al massimo del luglio 2008, ricorda Draghi: “l’occupazione tarda a riprendersi. Il ritorno alla crescita è ancora fragile, segnatamente nell’area dell’euro”.

da http://unionesarda.ilsole24ore.com

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“La disoccupazione frena consumi e Pil”
Draghi: crescita lenta. Più trasparenza su costi bancari, bonus e scudo fiscale. Confindustria: serve più ottimismo Epifani: per il lavoro nel 2010 andrà peggio. Dopo il tonfo del 2009, il peggiore da quarant´anni, Mario Draghi prevede per il Pil italiano «un recupero lento» con «ampie incertezze». Il governatore della Banca d´Italia spiega che il Paese è entrato nella crisi globale con una economia fiacca e ne sta uscendo allo stesso modo, «con un tasso di crescita basso ai minimi europei». Avverte che sull´agognata ripresa, oltre alle mancate riforme strutturali che da quindici anni frenano la competitività nazionale, pesa come un macigno il dramma della disoccupazione. «La quota di popolazione potenzialmente attiva che è al momento forzatamente inoperosa è elevata e crescente. Finchè non ci sarà un´inversione di tendenza permane il rischio di ripercussioni sui consumi, quindi sul prodotto». Segue un dato: alla fine dello scorso anno vi erano in Italia oltre 600 mila occupati in meno rispetto al massimo del luglio 2008.
Draghi parla davanti al Gotha bancario riunito per l´assemblea del Forex. Dai microfoni assicura che «l´euro è saldo», sollecita un governo economico Ue e striglia i banchieri: devono sorvegliare che attraverso lo scudo fiscale non passino flussi sospettabili di riciclaggio. «Intensificheremo i controlli», annuncia a braccio, rivelando che finora ci sono state solo 50 segnalazioni sospette. E ancora: serve più glasnost sulle commissioni (una banca su 3 ha aumentato i costi per la clientela), bisogna semplificare i conti correnti e «avvertire i clienti del rischio che corrono» quando i tassi sui mutui-casa sono variabili, come sta avvenendo ora. A giorni comunque la Banca d´Italia inoltrerà al governo una proposta organica di disciplina «che porti a oneri espressi con chiarezza». Ai banchieri chiede anche austerità in materia di bonus e oculatezza nella gestione, impiegando gli utili, peraltro «dimezzati» dalla crisi, «per il rafforzamento patrimoniale». «Continuo a dirlo…», lamenta a voce alta.
Nell´analisi del governatore, a preoccupare oggi sono soprattutto i guasti del non lavoro che finiscono per frenare i consumi e il Pil. Draghi riconosce che la «rete di protezione» stesa dal governo ha arginato «disoccupazione e abbandono sociale». Avverte però che «è ingente» la perdita di produzione e di reddito. Quindi spiega cosa significa avere una crescita economica sostenuta: «E´ base di benessere, è presupposto della stabilità finanziaria per un paese ad alto debito pubblico, è futuro per i giovani, dignità per gli anziani. Il nostro Mezzogiorno ne trarrebbe forza, può esserne traino».
Purtroppo invece la crescita che s´annuncia sarà ai minimi Ue. Alberto Bombassei, numero due di Confindustria, non condivide questa visione: per il Pil 2010 stima «una tale inversione di tendenza che c´è da guardare al futuro con un pizzico di ottimismo». Ma il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, preannuncia «12 mesi di grandi sofferenze». E Pierluigi Bersani, segretario del Pd: «Draghi richiama la verità dei fatti. La ripresa è lontana e il governo è in tutt´altre faccende affaccendato». Pronta la replica del ministro Renato Brunetta: «Se avessimo accettato i consigli di Bersani e compagni saremmo in bancarotta».
Draghi riconosce che, di fronte alla crisi, sul versante finanziario, l´economia italiana ha tenuto «meglio di molte altre». Grazie alla «prudenza» e alla «solidità» delle banche, da noi non c´è stato bisogno di «interventi di sostegno della portata di quelli che hanno devastato i bilanci pubblici dei partner»: è dunque «necessaria» una exit strategy graduale a livello globale. Avverte che la stretta al credito riguarda le imprese, non le famiglie. E soprattutto, ci tiene a ridimensionare l´allarme Grecia, loda le «azioni decise e coordinate» delle autorità per garantire la stabilità dell´area e gli impegni di rigore di Papandreou. Poi, fuori testo: «Noi non ce lo ricordiamo ma eravamo in condizioni molto più drammatiche negli anni Novanta e siamo usciti da soli da quella crisi».
La Repubblica 14.02.10