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Il 45% dei giovani italiani è xenofobo

Presentato uno studio alla Camera: solo il 40% manifesta apertura, e non tutti totale. Romeni, rom e albanesi sono i più discriminati. Anche le donne non tollerano gli stranieri. Il 20% ritiene che altre etnie debbano vivere fuori dall’Italia. Il razzismo non è sconfitto tra i giovani italiani: quasi la metà ha atteggiamenti di chiusura verso gli stranieri, il 20% sfociano in vera e propria xenofobia, solo il 40% manifesta apertura. E’ quanto emerge dall’indagine “Io e gli altri: i giovani italiani nel vortice dei cambiamenti”, presentata oggi (18 febbraio) alla Camera. Lo studio, promosso dalla conferenza delle assemblee delle Regioni nell’ambito delle iniziative dell’osservatorio di Montecitorio sui fenomeni di xenofobia e razzismo, è stato realizzato da Swg su un campione di 2mila giovani.

L’area fobica e xenofoba è del 45,8%, con diverse sfumature al suo interno. Lo studio indica tre gruppi, il primo quello dei “Romeno-rom-albanese fobici”, pari al 15,3% del totale degli interpellati, e manifesta la propria intolleranza soprattutto verso questi popoli. Qui la maggioranza (56%) è costituita da donne. Il secondo riunisce soggetti con comportamenti improntati al razzismo: rappresenta il 10,7% dei giovani, ma è il più estremo, perchè rifiuta e manifesta fastidio per tutti, tranne italiani e europei.

Ci sono poi gli xenofobi per elezione (20%): questo gruppo non esprime forme di odio violente, secondo l’indagine, ma ritiene che le altre etnie debbano vivere fuori dall’Italia. L’atteggiamento aperto appartiene solo al 39,6% del campione. Tra questi, si segnalano gli “inclusivi” (19,4%) con un’apertura totale e serena (55,3%); i “tolleranti” (14,7%), un po’ più freddi rispetto ai precedenti e gli “aperturisti tiepidi” (5,5%), ovvero giovani antirazzisti, ma con forme più caute e trattenute, minore interazione con gli stranieri e un riconoscimento più ridotto dell’omosessualità. Nella posizione media, infine, ci sono i “mixofobici” (14,5%): non sostengono la chiusura ma neanche il suo opposto, anzi vivono con un sentimento di fastidio ciò che li allontana dall’identità italiana.

“Bisogna educare con la forza dei buoni esempi, ma anche stigmatizzare i cattivi esempi e in modo molto fermo i comportamenti più o meno velatamente xenofobi”. Lo ha detto il presidente della Camera, Gianfranco Fini, intervenendo alla presentazione dello studio. Non basta dire che non ci sono razze superiori, a suo giudizio, “se poi non ci sono comportamenti conseguenti, se non c’è una reazione indignata e in alcuni casi, se ci sono i presupposti di legge, una punizione”.

La xenofobia va affrontata “con strumenti nuovi”, come dimostrano “la crudezza dei fatti di Rosarno e Milano”. Lo dice la vice presidente, Rosy Bindi. “Non funziona né il modello della separazione né quello che pretende di annullare le differenze – a suo avviso -. E non serve cavalcare la diffidenza verso chi è diverso da noi, ed è illusorio esorcizzare la paura del futuro scaricando sugli stranieri i nostri timori”. L’unica strada possibile, aggiunge, “è quella dell’interculturalità, della costruzione comune di una nuova patria”.
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