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"Intercettazioni, bavaglio entro marzo e il Csm sarà messo sotto tutela", di Liana Milella

Le mosse di Berlusconi sulla giustizia: gli esperti del guardasigilli lavorano al blitz. Giulietti (Pd): disobbedienza civile contro il divieto di pubblicazione
Intercettazioni prima delle regionali e Csm sotto schiaffo, prorogato per sei mesi con la scusa dei trasferimenti delle toghe nelle sedi disagiate, in realtà in vista di una nuova legge elettorale in chiave anti-toghe. In più, nella ormai prossima riforma costituzionale, un´Alta corte che “scippi” al Csm la sezione disciplinare e assommi in sé anche le funzioni del Tar e del Consiglio di Stato per i ricorsi contro i trasferimenti per tutte le magistrature, ordinaria, contabile, amministrativa. In pratica, un Csm messo sotto tutela con la creazione di un ibrido doppione.
Un blitz a cui stanno lavorando gli esperti di via Arenula che, come prima mossa, punta ad approvare al Senato il ddl sulle intercettazioni esattamente nella stessa versione in cui, con la fiducia, lo ha votato la Camera l´11 giugno 2009. Lo dice il Guardasigilli Angelino Alfano: «Quel testo rappresenta un punto di equilibrio tra esigenze delle indagini e diritto alla riservatezza». Niente modifiche, nonostante i rigidi paletti posti dal Colle nel luglio di un anno fa, perché questo aprirebbe la via del un ritorno alla Camera dove i berluscones, che lo dicono esplicitamente, temono l´intervento di Giulia Bongiorno, la presidente finiana della commissione Giustizia della Camera, che in più punti ha cercato di limitare i danni.
Conviene ricordarlo: il 3 giugno 2008 il governo varò un ddl che ammetteva le intercettazioni solo per reati oltre i dieci anni. E Berlusconi non era nemmeno soddisfatto perché se fosse stato per lui dovevano essere possibili «solo per mafia e terrorismo». Se quel ddl fosse passato così, oggi non potremmo leggere cosa si dicevano, tra 2008 e 2009, gli imprenditori coinvolti nell´inchiesta di Firenze. Come sottolinea l´opposizione, questa è la contraddizione politica del Pdl che da un lato blocca le indagini con il ddl sugli ascolti, e dall´altro cerca di contrastare i danni mediatici ed elettorali dell´inchiesta di Firenze con il provvedimento (ammesso che si faccia) sulla corruzione.
La road map che si sta elaborando è questa: la prossima settimana via libera in commissione Giustizia al Senato del legittimo impedimento, votato poi definitivamente in quella successiva. Nella quale, al contempo, discutere gli emendamenti alle intercettazioni, per bocciarli tutti, e passare subito in aula. Nessun timore per la firma di Napolitano perché, sostengono gli uomini del Cavaliere, «il testo non presenta quell´evidente fumus di incostituzionalità che può consentire al presidente di negare il visto». Tra gli ex forzisti non ci sono dubbi, il testo va votato senza ulteriori cedimenti. Lo dicono Cicchitto, Osvaldo Napoli, la Santelli.
E i dubbi dell´opposizione? Ignorati. Quelli di Casini («Le intercettazioni permettono ai magistrati di cogliere i ladri con le mani nel sacco»). E quelli di Beppe Giulietti che, con Articolo 21, annuncia «disobbedienza civile» contro il divieto di pubblicazione degli ascolti anche per riassunto. «Si devono evitare le gogne mediatiche» gli ribatte Roberto Centaro, ex magistrato e relatore del ddl al Senato. In sintonia con il premier che ha proprio questo obiettivo: rendere definitivo quel divieto.
Per il Csm, da cui verranno ancora critiche contro le nuove norme, è in cottura una minestra avvelenata: la nuova legge elettorale che rende obbligatoria una proroga del Consiglio attuale fino alla fine dell´anno. Come pezza d´appoggio Alfano utilizza la legge sui trasferimenti d´ufficio nelle sedi senza pm appena fresca di approvazione. Il Csm dovrà applicarla, e quindi deve restare al suo posto. Se il cambio di regole elettorali potrà andare in porto subito, ci vorrà invece ben più tempo per l´Alta corte per cui è necessaria una legge costituzionale.
La Repubblica 22.02.10