economia, lavoro

"A gennaio i disoccupati hanno superato quota 2,1 milioni", di Diodato Pirone

E’ una marcia lenta ma senza soste quella della disoccupazione in Italia. Secondo gli ultimi dati Istat a gennaio il tasso dei senza lavoro è salito all’8,6% dall’8,5% di dicembre 2009. In un anno sono stati bruciati 307 mila posti di lavoro e i disoccupati sono saliti a quota 2.144.000 unità.
Inoltre il tasso di disoccupazione giovanile è salito al 26,8%, con una crescita di 0,3 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 2,6 punti percentuali rispetto a gennaio 2009.
La disoccupazione maschile raggiunge a gennaio un livello pari a 1 milione 147 mila unità, in aumento del 2,1% (+23.000 unità) rispetto al mese precedente e del 27,2% (+245.000 unità) rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Il numero di donne disoccupate è invece pari a 997.000 unità con una riduzione dell’1,9% rispetto a dicembre (-19.000 unità), a fronte di un aumento del 9,8% rispetto a gennaio 2009 (+89.000 unità).
Il tasso di disoccupazione maschile risulta uguale al 7,7%, in crescita sia rispetto a dicembre (+0,2 punti percentuali) sia rispetto a gennaio 2009 (+1,7%). Il tasso di disoccupazione femminile è pari al 9,8%, in diminuzione rispetto a dicembre (-0,2 punti percentuali), ma in aumento rispetto al mese di gennaio 2009 (+0,8 punti percentuali).
L’occupazione maschile, sempre a gennaio, risulta pari a 13 milioni 677 mila, più bassa dello 0,1% rispetto al mese precedente (-18 mila unità) e dell’1,9% (-260 mila unità) rispetto allo stesso mese dell’anno scorso.
L’occupazione femminile, invece, è pari a nove milioni 228 mila unità, con un aumento rispetto a dicembre dello 0,1% (più 8 mila unità) e una riduzione dello 0,5% (-47 mila unità) rispetto a gennaio 2009.
Guardando al numero degli inattivi di età compresa tra i 15 e i 64 anni, esso risulta pari a 14 milioni 871 mila unità, con un aumento dello 0,2% (+28 mila unità) rispetto a dicembre 2009 e dell’1,2% (+172 mila unità) rispetto a gennaio 2009.
Nella giornata di ieri sono stati diffusi anche i dati a livello europeo da parte di Eurostat: la disoccupazione dell’eurozona a gennaio è rimasta stabile a quota 9,9%, come a dicembre 2009. Nel gennaio 2009 il dato era pari all’8,5%. Per l’Italia la quota di disoccupazione è lievemente aumentata all’8,6% dopo l’8,5% a dicembre.
Anche per l’Ue a 27 stati membri la disoccupazione a gennaio 2010 è rimasta stabile a quota 9,5%, come a dicembre 2009. Era all’8,0% nel gennaio 2009. Eurostat stima i disoccupati nell’Ue in gennaio a 22,97 milioni, di cui 15,68 nell’eurozona.
L’incremento rispetto a dicembre è stato di 136.000 unità, di cui 38.000 nell’eurozona. Rispetto al gennaio del 2009 l’aumento è stato di 3,8 milioni nell’Ue di cui 2,2 milioni nell’eurozona.
Duri i commenti dell’opposizione che con l’ex ministro del Lavoro, Cesare Damiano, parla di «governo che nasconde la testa». Damiano ha sottolineato che il Pd sta preparando alcune proposte come, ad esempio la nascita di un Fondo ad hoc presso l’Inps e del raddoppio della Cig ordinaria. Secca la replica del ministro del Welfare, Maurizio Sacconi.«L’estensione degli ammortizzatori sociali – ha detto Sacconi – ci consente di restare ampiamente sotto la media della disoccupazione europea».
Il Messaggero 02.03.10

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“Pil, l´Italia indietro di quarant´anni” , di Elena Polidori

L´Italia economica vista dall´Istat è un paese colpito dalla crisi, piegato dalla disoccupazione: il panorama statistico è fitto di segni meno. Per cominciare: il 2009 chiude con un crollo del Pil del 5%, ricorretto al ribasso, il peggior dato dal 1971 e dunque da quasi quarant´anni. Sono 307 mila gli italiani che hanno perso il posto di lavoro in un anno. A gennaio il numero delle persone in cerca di occupazione supera quota 2 milioni, 334 mila in più rispetto allo stesso mese del 2009; il tasso di disoccupazione sale all´8,6%, il top dal 2004 con punte del 26,8% per i giovani e del 9,8% per le donne. La pressione fiscale arriva al 43,2%. I consumi scendono dell´1,2%, le retribuzioni dello 0,6. E c´è pure un boom dei fallimenti: ben 9.255 piccole e medie imprese specie al Nord, il 23% in più (stime Cerved).
Numeri bui cui si uniscono quelli sulla finanza pubblica. Debito-Pil al 115,8%, dieci punti in più del 2008, il livello più alto da dodici anni; deficit-Pil a quota 5,3% (dal 2,7). E soprattutto, un saldo primario (al netto degli interessi) che risulta negativo (- 0,6%) per la prima volta dal 1991. Carlo Azeglio Ciampi, ai suoi tempi, aveva fatto di tutto per incrementarlo perché lo considerava un «tesoretto», il paradigma del risanamento strutturale della finanza pubblica. In compenso, va meglio il fabbisogno che, secondo il Tesoro, migliora di 1 miliardo a febbraio (attestandosi a 13 miliardi). La tenuta delle entrate e il contenimento della spesa consentono miglioramenti nei primi 2 mesi: fabbisogno di 8,8 miliardi, inferiore a quello dell´analogo periodo 2009 (15,531 miliardi).
Naturalmente l´Italia non è l´unico paese a soffrire. La disoccupazione aumenta ovunque e nell´area euro è al 9,9%. Il Pil va molto giù anche in Germania, Regno Unito e Giappone, è a meno 2,2% in Francia e a meno 2,4% negli Usa. Ma secondo le ultime proiezioni del Fmi, quest´anno andrà meglio per tutti mentre l´Italia crescerà solo dell´1%, come la media Ue, ma meno di Francia e Germania. Nel 2011, il Pil nazionale sarà all´ 1,3%, il francese all´1,7, il tedesco all´1,9, Eurolandia all´1,6 e l´economia mondiale al 4,3%.
E´ proprio a queste comparazioni che guarda il ministro Sacconi confermando l´importanza degli ammortizzatori e dei contratti di solidarietà. E lo stesso fa il collega Scajola quando assicura che «la ripresa, sia pure timida, è iniziata» e dunque l´opposizione deve smetterla di «vedere solo il passato». Ma il leader del Pd Bersani accusa: un Pil a meno 5% «certifica la più grave recessione dal 1945». Sommando il dato del 2008, l´Italia arretra «in misura doppia rispetto all´area Ocse e quasi doppia rispetto a Eurolandia». Inoltre, anche nelle previsioni 2010 «andiamo peggio degli altri». Preoccupati, i sindacati reclamano un taglio delle tasse su salari e pensioni, i consumatori parlano di «situazione disastrosa», i commercianti di «crisi grave».

La Repubblica 02.03.10