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"Ministro Gelmini lasci l'iniziativa alle Camere", di Vittoria Franco*

Alla luce della interessante discussione sulla riforma dell’Università, che si è svolta nella Commissione del Senato, un gesto politico di responsabilità si impone: la ministra Gelmini ritiri il suo ddl e lasci l’iniziativa al Parlamento. Le critiche alla sua proposta, venute anche da autorevoli esponenti della maggioranza, sono molte e tali da mettere in radicale discussione l’intero impianto da lei presentato. I punti controversi sono tanti, ma quello centrale riguarda l’impianto complessivo, troppo centralistico, burocratico, fatto di lacci e lacciuoli, che imbrigliano le università e negano quel principio di autonomia, previsto dalla nostra Costituzione e che è vitale per poter creare un sistema universitario moderno, dinamico, capace di creare sapere e di diffonderlo, adeguato ai nuovi bisogni di conoscenza e di alta formazione. Il ddl del governo va in realtà nella direzione opposta. L’Università è concepita come un grande Liceo superiore, sede prevalentemente della trasmissione del sapere, dal quale scompare la sua essenza, il primato della ricerca. Si spiega così una governance centralistica e paternalistica che mira a collocare l’Università sotto le ali protettive del governo. Il Ministro – quello del Tesoro – diventa il Rettore unico di tutte le Università. L’autonomia riemerge esclusivamente quando c’è da farsi carico dei tagli insostenibili. Una riforma seria va invece verso la creazione di meccanismi che portino all’autonomia responsabile. Come rafforzare gli aspetti di responsabilità dovrebbe essere il tema di cui discutere. La soluzione è già emersa chiaramente. La responsabilità la si accresce attraverso il potenziamento della valutazione e introducendo meccanismi premiali rigorosi. Le università compiono autonomamente le loro scelte, scelgono anche il modello di funzionamento e di governo, e di quelle rispondono. Non serve uno “stampino” bensì la massima autonomia per valorizzare reti e realtà presenti sul territorio. Affidare ogni dettaglio organizzativo e gestionale delle singole università a due ministeri, Università ed Economia, è la morte per soffocamento dell’università statale italiana (mentre quelle private mantengono la massima libertà). Anche elementi positivi presenti nel testo si perdono nel mare di burocrazia che viene costruito. Una decisione politica seria si impone. Il Parlamento sta dimostrando la capacità di affrontare con spirito di condivisa responsabilità la riforma, necessaria, del nostro sistema universitario. È emersa con chiarezza la convinzione comune che senza un intervento riformatore efficace sarà l’intero sistema Paese a soffrirne, bloccato in un processo di scadimento della ricerca, dell’alta formazione, dello sviluppo sociale ed economico complessivo. Partiamo da qui riscrivendo interamente un altro testo. Noi siamo pronti a fare la nostra parte.

*Senatrice Pd COMMISSIONE UNIVERSITÀ DEL SENATO
L’Unità 03.03.10

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