politica italiana

La richiesta della fiducia testimonia un modo di governare sempre più logoro

Il decreto sugli enti locali “va in direzione opposta al tanto sbandierato federalismo fiscale”. Lo dice in Aula Pier Paolo Baretta, annunciando il no del gruppo alla fiducia sul decreto legge. “E’ urgente attuare il federalismo: i ritardi non sono più giustificati”. Secondo Baretta il decreto affronta “una materia molto importante come il funzionamento degli enti locali”. Un tema che non dovrebbe essere affrontato con decreto. “Cosa c’è di urgente in questo decreto? – si chiede il deputato – forse è che a distanza di pochi giorni dalle elezioni volete decidere con decreto il numero dei consiglieri e degli assessori, sopprimere i difensori civici? Dov’è l’urgenza, qual’è logica?”. La risposta sono “i conti pubblici e i costi della politica? Perchè allora – prosegue – non avete proposto di fissare un tetto di spesa e poi lasciare a cittadini, comuni e territori, la decisione” su come effettuare i risparmi? “Perchè – aggiunge Baretta – non volete affrontare proposte più impegnative come il taglio del numero dei parlamentari e la riforma elettorale?” Il capogruppo in commissione Bilancio critica anche la decisione del governo di ricorrere al voto di fiducia. “Non avevamo – dice – alcuna intenzione di allungare il brodo. Perchè allora la fiducia? Avete allungato i tempi anziché accorciarli. Così non va – conclude – questo modo di governare è sempre più logoro”.
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“Il governo incassa la fiducia alla Camera sul decreto enti locali”, di Eugenio Bruno

Il governo porta a casa la sua ventinovesima fiducia in meno di due anni. L’ha ottenuta l’aula di Montecitorio con 305 sì e 245 no al maxiemendamento sul decreto enti locali. Il voto sull’intero provvedimento è atteso per martedì 9 dopodiché la parola passerà al Senato per il via libera definitivo.

La scelta di porre la fiducia non è piaciuta all’opposizione. Né al presidente dell’Anci, nonché sindaco di Torino, Sergio Chiamparino. Tuttavia, con i termini per la conversione in legge che scadono il 27 marzo e le elezioni regionali alle porte, l’esecutivo si è messo al riparo da una possibile imboscata sul provvedimento che interviene sui costi della politica, allenta il patto di stabilità interno e “salva” i conti di Roma capitale. Ecco le novità apportate dal maxi-emendamento.

Anticipato il taglio sugli assessori comunali e provinciali. Viene anticipato al 2010 il taglio del 25% degli assessori comunali e provinciali, mentre resta ferma al 2011 la sforbiciata del 20% ai consiglieri di comuni e province. Entro quella data andranno inoltre cancellati: i difensori civici comunali; le circoscrizioni nelle città con meno di 250mila abitanti; i direttori generali dei municipi con meno di 100mila abitanti; i consorzi tra enti locali, fatti salvi i bacini imbriferi montani. Sempre tra un anno spariranno le «autorità di ambtio territoriale» (i cosiddetti Ato che gestiscono servizi idrici e rifiuti).

Si allentano i vincoli del patto di stabilità interno. Al fine di allentare i vincoli sugli enti locali il provvedimento introduce l’esclusione dal 2009 dei dividendi derivanti da operazioni straordinarie fatte da società quotate municipali e quella delle opere realizzate per i grandi eventi. Al tempo stesso slitta da marzo a fine maggio il termine per la certificazione dell’Ici sui fabbricati rurali.

Un aiuto ai conti di Roma capitale. La capitale potrà tornare a investire. Il sindaco Gianni Alemanno, infatti, non sarà più commissario. Entro 30 giorni dalla data di conversione in legge del Dl verrà nominato un commissario straordinario per la gestione del piano di rientro. Da quel momento la gestione ordinaria sarà separata da quella commissariale e graveranno solo su quest’ultima tutti i debiti contratti entro il 28 aprile 2008.
Il Sole 24 Ore 05.03.10