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"Ronde, clandestinità e centri: l’Onu mette sotto accusa l’Italia", di Umberto De Giovannangeli

L’Alto commissario per i diritti umani interviene al Senato e denuncia la politica sui migranti: «Alimenta paura e sfiducia». Un j’accuse pesante contro le norme contenute nel pacchetto sicurezza varato dal Governo italiano. A pronunciarlo è l’Alto commissario dell’Onu per i diritti umani, Navi Pillay, parlando ieri alla Commissione diritti umani del Senato. Nel mirino dell’Alto commissario in particolare l’aggravante di clandestinità, l’istituzione delle ronde, i militari in città, le condizioni all’interno dei Cie (centri di identificazione ed espulsione).
«I migranti spiega sono spesso percepiti come una minaccia alle comunità esistenti ed in alcuni Paesi c’è il rischio di tenere la migrazione all’interno dei confini della sicurezza. Si tratta di un approccio riduttivo che alimenta sfiducia e paura». Ha quindi criticato l’istituzione delle ronde e la decisione di usare militari per la sicurezza delle città. «Quando sottolinea vengono chiamate militari a presidiare le strade e volontari per la sicurezza si danno risposte molto visibili alla migrazione ma a soffrire è la tutela dei diritti». Inoltre, aggiunge, «i politici devono astenersi da dichiarazioni discriminatorie nei confronti dei migranti». «È responsabilità delle autorità pubblica secondo Pillay garantire che i migranti non siano attaccati e discriminati. Sono poi in corso inchieste sui fatti di Rosarno e sollecito le autorità a portare i responsabili davanti alla giustizia e ad attuare politiche di prevenzione di questi fenomeni». «Continuo a essere preoccupata dalle misure contenute nel “pacchetto sicurezza” italiano incalza Pillay che rende lo status irregolare di un migrante una circostanza aggravante per un reato comune. mi auguro sia assolutamente chiaro che è responsabilità delle pubbliche autorità assicurare che i migranti non siano stigmatizzati, calunniati o aggrediti». «In base alle leggi internazionali,
la privazione della libertà deve essere sempre l’ultima misura da applicare, serve una base giuridica per la detenzione. I migranti devono essere informati dei loro diritti e devono poter ricorrere contro l’illegalità della detenzione». Si è quindi detta «preoccupata per le condizioni all’interno dei Cie, in cui relazioni indicano la presenza di sovraffollamento e difficoltà di accesso a diritti. Pillay ha espresso in generale «preoccupazione per lo stato di diritto in Italia», sottolineando come la «magistratura sia messa a repentaglio dall’esecutivo».
L’Unità 11.03.10