lavoro, pari opportunità | diritti

"Ferie e retribuzioni, orario e sicurezza così si estende il rischio-arbitrato", di Roberto

Una «legge-minestrone» l´ha definita Pietro Ichino, giuslavorista, senatore del Pd. Di certo non brillano per chiarezza le nuove norme sul processo del lavoro approvate dal Parlamento. Lì c´è di tutto: dalla delega per i lavori usuranti, alla certificazione dei contratti, all´abbassamento dell´età dell´obbligo scolastico, fino all´estensione dell´arbitrato anche per le controversie riguardanti i licenziamenti, quelli protetti (almeno per una parte dei lavoratori) dall´articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.
È l´arbitro il grande protagonista della nuova legge. Sarà lui a poter decidere senza possibilità di appello e secondo «equità», libero dai vincoli a tutela dei diritti previsti dalle leggi stesse. Ha scritto Tiziano Treu, ex ministro nei governi di centrosinistra, sul Diario del lavoro: «Sarebbe come ammettere che si possa rinunciare alle ferie, agli orari massimi, alle norme di sicurezza, e alla tutela dei licenziamenti ingiusti».
Saranno le parti (il datore di lavoro e il lavoratore), tuttavia, a decidere se ricorrere al giudice oppure alla via arbitrale attraverso la sottoscrizione della cosiddetta “clausola arbitrale”. Un paletto è stato messo con il rinvio alle procedure previste dai contratti, ma intanto non è affatto escluso il ricorso individuale all´arbitro. È vero che l´accordo tra le parti dovrà essere certificato da una commissione istituita ad hoc. Ma va da sé che un certificatore non potrà che prendere atto della volontà delle parti. Il punto è che di fronte all´assunzione, al rinnovo di un contratto a termine o alla perdita del lavoro (si pensi per esempio ai lavoratori extracomunitari con il rinnovo del soggiorno a rischio) il lavoratore sarà disposto ad accettare qualsiasi proposta dell´imprenditore. Proposta, sia chiaro, prevista propria dalla nuova legge.
L´arbitrato sarà possibile anche per le controversie nel pubblico impiego. E qui il contrasto con l´articolo 97 della Costituzione che rinvia tutta la materia alla legge appare a molti giuristi macroscopico. «Un arbitro così libero da vincoli – secondo Treu – potrebbe prendere decisioni nocive, anche gravemente, per il buon andamento della pubblica amministrazione». Tant´è che in zona Cesarini il governo ha accettato un ordine del giorno del Parlamento che lo impegna a ridurre al minimo le possibilità di ricorso all´arbitro nelle controversie nella pubblica amministrazione.
Per i lavoratori atipici (quelli con i contratti a tempo determinato, i collaboratori o i lavoratori interinali) sarà più difficile ricorrere al giudice contro il licenziamento anche se nullo perché discriminatorio, o inefficace, per mancanza della forma scritta. I tempi sono stati ristretti: 60 giorni, dopodiché scadrà il diritto. Facile immaginare che molti di questi lavoratori aspetteranno il più possibile, sperando di vedersi rinnovare il contratto, prima di presentarsi dal giudice. E spesso ci arriveranno a tempo scaduto.
Nella legge-ministrone, si abbassa anche l´età dell´obbligo scolastico: dagli attuali 16 anni a 15, in controtendenza rispetto all´Europa. L´ultimo anno di scuola, infatti, si potrà frequentare lavorando come apprendista in una bottega artigianale, in un´officina o in un salone di parrucchiere.
Infine, l´ennesima delega sulla tormentata vicenda dei prepensionamenti dei lavori impegnati in attività usuranti: entro tre mesi dall´entrata in vigore della legge, il governo stabilirà i nuovi criteri.
La Repubblica 16.03.10