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"Laureati, futuro incerto: cresce la disoccupazione", di Annamaria Sersale

Il 55% dei giovani laureati vanta un periodo di stage in azienda, il triplo rispetto a quanto accadeva fino al 2000. Altro segnale positivo: molte aziende, anche di piccole dimensioni, si sono riqualificate sul mercato nazionale ed estero grazie all’impiego di giovani laureati di qualità. Ma avere una laurea in tasca ed essere giovani non basta a trovare lavoro. Il XII Rapporto fatto dal Consorzio interuniversitario “Almalaurea”, che raggruppa 60 atenei italiani, ha presentato un quadro a tinte fosche. Dall’indagine, che ha coinvolto oltre 210mila giovani, risulta che è in aumento la disoccupazione: tra i laureati triennali è passata dal 16,5 al 22%; tra chi ha conseguito il titolo magistrale il salto è stato dal 14 al 21% e tra gli specialistici a ciclo unico (medici, architetti, veterinari, ecc.) dal 9 al 15%. La disoccupazione, dunque, tra i laureati ha fatto un balzo in avanti di 6-7 punti in poco più di un anno. Presentato nella sede della Crui (Conferenza dei rettori delle università italiane), il rapporto ha coinvolto oltre 210mila laureati con una partecipazione degli intervistati del 90%.
La crisi, si sa, ha avuto un peso enorme. Ma i problemi sono anche altri: su cento nuove assunzioni il mercato italiano richiede 12 laureati, mentre quello degli Stati Uniti 31. Più del doppio. Forse da noi i laureati sono ancora poco valorizzati. Comunque, esaminiamo nel dettaglio qual è la condizione lavorativa dopo un anno dal conseguimento del titolo (il Rapporto redatto da Almalaurea ha coinvolto i laureati del 2008, intervistati nel 2009). Risultato: «La stabilità dell’impiego, già non particolarmente consistente, a dodici mesi dalla laurea risulta in calo rispetto alla precedente rilevazione». Per i triennali la contrazione è di 3 punti, di poco inferiore per gli altri. Nel 2007 aveva un contratto stabile il 38,6% dei laureati, la percentuale è scesa a 35,6% nel 2008. «Anche la busta paga è più leggera – sostiene Andrea Cammelli, direttore di Almalaurea – si sfiorano i mille euro netti, con una contrazione dal 2 al 3%, fino al 5%. Vanno evitati i catastrofismi, certo, ma anche la politica dello struzzo, per evitare che il nostro Paese, all’uscita dalla crisi, si trovi in posizione marginale nel contesto internazionale. Occorre farsi carico di una vera e propria emergenza giovani evitando che alcune generazioni di ragazzi preparati restino senza prospettive e mortificati da un mercato del lavoro che non assume e un mondo della ricerca privo di mezzi». Preoccupato anche Enrico Decleva, presidente della Crui, la Conferenza dei rettori: «La crisi, dopo avere toccato tutto il Paese, penalizza anche il capitale umano più qualificato. Ma non bisogna avere cedimenti: i giovani laureati sono il migliore antidoto per riposizionare il Paese a livello internazionale». Un altro segnale preoccupante viene dalla banca dati di Almalaurea: in 11 anni ha ceduto alle aziende 3 milioni e mezzo di curricula, ma ora le richieste sono crollate: nel primo bimestre 2010 le richieste sono scese del 31%. Insomma, non c’è da stare allegri. Tuttavia, la condizione occupazionale e retributiva dei laureati resta migliore di quella dei diplomati. «Nell’intero arco della vita lavorativa – sottolinea ancora il Rapporto – i laureati presentano un tasso di occupazione di oltre 10 punti percentuali maggiore dei diplomati (78,5 contro 67%). Anche la retribuzione premia i titoli di studio superiori: nell’intervallo 25-64 anni di età, il salario risulta più elevato del 55% rispetto a quello percepito dai diplomati».
Il Messaggero 18.03.10

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