economia, politica italiana

"Il bluff dei grandi lavori l´Italia dei cantieri promessi e mai aperti", di Ettore Livini

Investimenti pubblici giù dell´8% Nessuna ripresa in vista nei prossimi due anni, boom degli appalti a trattativa privata Per le opere minori spesi solo 20 milioni degli 800 promessi da Palazzo Chigi. Niente soldi per riparare le buche aperte dal gelo dell´inverno sulle strade italiane. Pochi spiccioli (un quarto di quelli necessari) per sistemare le scuole un po´ cadenti del Belpaese. L´Italia delle grandi (e piccole) opere infrastrutturali è rimasta al verde.

I soldi da Roma – causa crisi – arrivano con il contagocce. Comuni e Regioni, bloccati dal patto di stabilità, hanno tagliato drasticamente gli interventi. E i cantieri, spesso dopo pompose inaugurazioni, non partono: gli investimenti pubblici in infrastrutture – stima l´Associazione nazionale costruttori edili – già calati del 5,1% nel 2008, sono scesi lo scorso anno dell´8,1%. Degli 11,2 miliardi di soldi statali promessi per lo scorso anno se ne sono materializzati solo 6,6. Non solo: di questa somma un miliardo è servito a finanziare lavori già avviati (Mose e ferrovie del sud), 1,3 sono stati girati al Ponte di Messina e ben 2,2 miliardi a lavori per cui non esiste nemmeno il bando di gara. Le nuove opere effettivamente assegnate sono pari solo a 200 milioni, meno di un cinquantesimo della somma teoricamente disponibile.
Se le grandi opere si muovono al rallentatore, quelle piccole – la riparazione delle buche sulle strade, gli interventi per la prevenzione di frane e smottamenti – sono quasi congelate. Il piano 2009 del governo prevedeva un investimento di 800 milioni (spiccioli rispetto agli 8 miliardi spesi dalla Spagna di Zapatero e dai 5,6 messi in campo da Parigi). In cassa ne sono arrivati poco più della metà, 413. Ma i lavori realizzati davvero sono solo – secondo l´Ance – 20 milioni. Le spese totali in piccole opere – compresi gli stanziamenti degli enti locali nel 2009 – sono calate del 30% lo scorso anno e di un altro 30% nei primi due mesi del 2010.
L´unico settore che ha fatto l´en-plein è quello carcerario: il governo aveva promesso 200 milioni e 200 ne sono arrivati. Del miliardo di euro stanziato nel 2009 con la grancassa per l´edilizia scolastica (già penalizzata dal taglio di 111 milioni ai provveditorati) sono stati assegnati solo 234 milioni. Il miliardo ottenuto dal Ministro all´ambiente Stefania Prestigiacomo per gli interventi straordinari a difesa dell´equilibrio idrogeologico italiano è per ora solo sulla carta, visto che privo di coperture.
Il taglio agli investimenti, ovviamente, si spiega con la necessità di salvare i conti dello Stato in un momento difficilissimo per l´economia mondiale. «Il problema è che il peggio deve ancora arrivare – prevede Lorenzo Bellicini, direttore del Cresme –. Il 2010 e il 2011 saranno gli anni più difficili per i costruttori». La stessa relazione previsionale e programmatica del governo per il 2010 vola basso: – 13,1% di lavori previsti per il prossimo anno, – 7,6% quello successivo. L´unica nicchia di mercato che sembra tenere sono gli investimenti in partnership tra pubblico e privato (+4,9%) e quelli delle municipalizzate (+2,5%). Le aziende a controllo pubblico, invece, continuano a ridurre il loro impegno: le Fs – complice anche il completamento dell´alta velocità – hanno dimezzato a 1,2 miliardi i bandi d´appalto per il 2009. L´Anas li ha ridotti del 10%. E per le strade italiane sono in vista tempi bui, visto che l´associazione si è vista azzerare gli stanziamenti pubblici per gli investimenti dalla Finanziaria 2010.
Al di là delle polemiche sugli interventi emergenziali fuori dai paletti delle regole d´appalto della Protezione civile, tra l´altro, il livello di trasparenza dei (pochi) investimenti fatti è andato poco a poco deteriorandosi. Nel 2008 gli affidamenti di lavori pubblici a trattativa privata, cioè senza una gara, sono stati pari all´8,9%. Il doppio del 2006.
La Repubblica 01.04.10