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"Il balletto degli ignavi", di Lorenzo Mondo

Tristissimo e crudamente emblematico ciò che è accaduto in una scuola media di Salò. Durante la lezione di francese, una ragazza dodicenne è stata indotta da tre compagni a prestazioni sessuali, mentre altri, anziché protestare, facevano scudo e l’insegnante continuava imperterrito a interrogare tre allieve, privandole – si direbbe – del piacere di assistere al «gioco». Sogghigni, ribalde allusioni, e nei giorni successivi un’insegnante di italiano, per vederci chiaro e ottenere una indiretta confessione del fatto, ha assegnato un tema a commento di alcuni versi di Dante che condannano gli ignavi, quelli che nella vita non si sono mai schierati: «Ed elli a me, come persona accorta: / “Qui si convien lasciare ogne sospetto; ogne viltà convien che qui sia morta”».

Era utile proporre un argomento di riflessione per dei ragazzi che, usi a considerare il sesso nella sua rozza istintualità, avevano mostrato indifferenza o compiacimento davanti al vergognoso episodio. Ma il tema avrebbero dovuto svolgerlo, prima degli allievi, anche gli adulti, in diversa misura corresponsabili. La preside ha decretato dei giorni di sospensione per il professore e i quattro coinvolti nella vicenda (compresa sorprendentemente la vittima, quanto meno psicologica, della violenza) con l’aria di ridurre il tutto a una pur deplorevole bravata.
Più grave la posizione dell’insegnante, che non si è accorto del non eufemistico bordello a cui si era ridotta la sua classe (la radice di tanta disattenzione va forse cercata in quello che viene definito il suo «rapporto amicale» con gli studenti). Ma colpisce anche la reazione di un padre per l’imputazione di violenza elevata contro il figlio dai carabinieri: «Ma vi rendete conto che vuol dire rovinargli la vita per sempre?». Senza avere il sospetto che la vita, complice forse qualche altra trascuratezza, è già avviato a rovinarsela da solo.
La storia di Salò rappresenta a ben vedere un test impressionante sulle inadempienze degli adulti, sul tradimento consumato nei riguardi dei figli: la difesa ad oltranza di certi comportamenti, le generiche accuse contro la società, il pedagogismo inquinato da un malinteso senso di libertà, la rassegnazione afflitta per le loro devianze. È un balletto degli ignavi ai quali conviene, indistintamente, l’aspra invettiva di Dante.
La Stampa 04.04.10