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"Il sorriso di Marta", di Alessandra Longo

Ieri, alla centrale Enel di Civitavecchia, la morte di Sergio operaio di 34 anni, altra vittima sul lavoro. Un camposanto infinito. Storie che non finiscono mai sul tavolo di chi governa. Vite spezzate come quelle di Marta, 22 anni. Lei confezionava uova per 5 euro all’ora, in nero, in una azienda avicola del paese. Si era diplomata al liceo linguistico, sognava di fare l’interprete e teneva aperta la biblioteca del suo paese. Ottobiano, la domenica e il mercoledì mattina. Aveva accettato di lavorare nell’allevamento di polli per guadagnare qualche soldo. E’ finita impigliata nell’ingranaggio del nastro trasportatore ed è morta dopo 4 giorni di agonia. Adesso la direzione provin ciale del lavoro ha scoperto che Marta non aveva un regolare contratto. Di lei le amiche dicono: “aveva un bellissimo sorriso”.
La Repubblica 04.04.10

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“Marta, uccisa dal lavoro nero Confezionava uova a 5 € l’ora”, di Manuela Marziani

Fine orribile di una 22enne nel Pavese: è rimasta impigliata nell’ingranaggio del nastro trasportatore. Inutili i soccorsi. Il padre: sognava un posto stabile. Un diploma chiuso nel cassetto e pochi euro guadagnati in nero. Tanto, doveva essere un’occupazione temporanea quella di Marta Lunghi. Un lavoretto da fare per non stare a casa inoperosa, in attesa di un posto regolare, stabile. Ma quel lavoretto è durato 20 mesi e il posto per la 22enne di Ottobiano, piccolo centro della Lomellina, non arriverà più. Ha perso la vita nell’azienda avicola Gerlo a Pieve del Cairo, dove confezionava uova per 5 euro l’ora. I suoi sogni di giovane donna si sono fermati il 20 marzo negli ingranaggi del nastro trasportatore, quello in cui è rimasta impigliata. E si sono infranti definitivamente quattro giorni dopo, in un letto della seconda Rianimazione del San Matteo di Pavia. Ora, le indagini condotte dalla Direzione provinciale del lavoro hanno portato ad accertare che la ragazza lavorava senza un regolare contratto.

AVEVA COMINCIATO nel luglio del 2008 con un impegno saltuario, due-tre giorni alla settimana. Negli ultimi sei mesi, però, il lavoro era aumentato e Marta veniva occupata con continuità, con un solo giorno di riposo. Anche sabato 20 marzo, quello dell’incidente, si trovava regolarmente in azienda. Aveva cominciato la sua giornata da appena un’ora, quando è rimasta agganciata alla catena della macchina.

ALL’ARRIVO dei soccorritori, un’automedica da Pavia, una da Voghera e un’ambulanza della Croce rossa di Mede, la 22enne era in arresto cardiaco. Rianimata e ricoverata al San Matteo, il suo cuore si è arreso dopo alcuni giorni di agonia. «Speravo di portarla a casa dal policlinico — confessa il padre Luigi —. Forse aveva trovato il ragazzo giusto, sognava di farsi una famiglia. Per quello sperava di trovare un’occupazione stabile, che le garatisse uno stipendio e qualche soddisfazione con un lavoro consono ai suoi studi». Si era diplomata al liceo linguistico di Mortara, Marta. E, subito dopo aver terminato gli studi, accanto all’impegno nella biblioteca comunale e all’interno del centro giovanile del paese, aveva cominciato a dare lezioni private.

«VOLEVA rendersi indipendente e aiutare in casa — prosegue il padre —. Oggi non abbiamo problemi economici, ma con quel poco che guadagnava lei spesso andava a fare acquisti al supermercato per contribuire alle spese. E’ un dolore atroce pensare che chi era preposto a garantirle un’occupazione stabile, non sia stato in grado di farlo e abbia lasciato naufragare tutti i sogni di una ragazza».
Dalla Direzione provinciale del lavoro non sono ancora scattate sanzioni nei confronti dell’azienda, che rischia una multa di 150 euro per ogni giorno in cui la ragazza ha lavorato irregolarmente. Anche gli ispettori dell’Asl stanno indagando sulle cause dell’incidente. «Vogliamo chiarezza — dice Luigi Lunghi — anche se niente potrà mai restituirci nostra figlia». I titolari dell’azienda al momento dell’incidente avevano detto «di non sapere cosa poteva esserle successo». «L’abbiamo trovata riversa sul nastro trasportatore», avevano dichiarato.
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