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"Supplenti e bidelli pagati dai genitori", di Erminia della Frattina

Un “buco” da 5 milioni di euro, insegnanti e bidelli che non prendono lo stipendio da gennaio. È la situazione drammatica delle scuole nel Padovano tra licei, tecnici professionali e istituti comprensivi (quelli con elementari e medie). Per loro mancano cinque milioni dal ministero del Tesoro, per ripianare le spese ordinarie tra esami di maturità, supplenze, materiali scolastici e di laboratorio. “È una cifra anticipata come tutti gli anni dagli istituti per pagare il normale funzionamento del regime scolastico – racconta il dirigente del liceo scientifico Cornaro Massimo Vezzaro, 900 studenti e un credito verso lo Stato di almeno centomila euro – tra supplenze, esami di maturità, materiale per i laboratori. Di solito anche alla spicciolata ma le risorse anticipate dalle scuole arrivavano dal ministero. Quest’anno però con i tagli voluti dalla Gelmini arriva poco o nulla, e noi abbiamo grattato il fondo del barile”. Insomma gli istituti scolastici sono rimasti a secco, così se un insegnante si ammala improvvisamente non ci sono i soldi per pagare un supplente.

La soluzione rimediata alla meno peggio fa venire i brividi, soprattutto nell’ottica del diritto allo studio di cui parla la Costituzione. “Se un docente ci avverte che sarà assente abbiamo due possibilità – dice Vezzaro – distribuire piccoli gruppi di studenti nelle diverse classi che già stanno facendo lezione provocando disagi e rallentamenti sul programma, ma è la soluzione meno praticata, o radunare la classe senza insegnante con un’altra magari di pari età nell’aula magna”. Significa 50-60 ragazzi per un’insegnante sola, costretta a fare lezione improvvisando argomenti di interesse comune, o spesso preoccupata solo di mantenere l’ordine tra tanti adolescenti. In più a volte gli insegnanti si rifiutano di fare supplenza perché il fondo chiamato di “ore eccedenti” destinato a questi casi è fermo dal 2008, quindi i docenti farebbero supplenza gratis.

“L’unica soluzione è pagare i supplenti con i soldi delle famiglie” va al sodo Daria Zangirolami dirigente del Tito Livio, il prestigioso liceo classico padovano che ha diplomato il presidente Giorgio Napolitano e l’economista Luigi Zingales. La preside, che in accordo con studenti e genitori ha programmato tre giorni di sospensione delle attività scolastiche per attirare l’attenzione sull’emergenza, spiega: “Ogni scuola superiore fa versare un contributo volontario alle famiglie all’inizio dell’anno, dai 100 ai 150 euro a famiglia, destinati in realtà ad attività formative come teatro, uscite didattiche, attrezzatura per laboratori, materiale scolastico. Purtroppo per pagarci le supplenze abbiamo attinto da queste risorse, insomma se le sono pagate le famiglie, altrimenti le classi rimanevano scoperte anche per periodi lunghi di assenza dell’insegnante titolare”.

Come se non bastasse, ora la coperta è talmente corta che in diversi istituti ci sono supplenti e personale non docente che non percepiscono lo stipendio da gennaio. Uno di questi è il Cornaro, dove un insegnante e un tecnico ausiliario non prendono la busta paga tre mesi e coprono supplenze che dureranno fino alla fine dell’anno scolastico. “In più sono persone mature, con famiglie sulle spalle, quindi è ancora più imbarazzante e grave per noi” sottolinea Vezzaro, il quale a sua volta è in credito con il ministero: “Anche tutti noi dirigenti in Veneto abbiamo una parte di stipendio che dal 2007 a oggi non ci è mai stata versata”. Il paradosso è che proprio la consulta dei dirigenti di Padova, un organismo volontario al quale aderisce oltre il 50% degli attuali dirigenti in servizio, ha consigliato ai supplenti che non percepiscono stipendio da mesi di rivolgersi alla magistratura, di fare causa. “Ci sembra l’unica soluzione se non arrivano i soldi – conclude Vezzaro – almeno con un’ingiunzione di pagamento in mano emanata dal giudice sarà più facile per noi andare al ministero del Tesoro per chiedere di saldare i conti”.

Anche i presidenti dei consigli di istituto, organismo formato dai genitori, hanno deciso di consorziarsi e di formare una rete permanente che si riunisce ogni quindici giorni, assieme ai dirigenti scolastici e agli alunni. Insieme stanno organizzando uno sciopero generale in tutte le scuole del Veneto, per protestare contro le sforbiciate selvagge e la situazione finanziaria in cui versano gli istituti scolastici.
Il Fatto quotidiano 06.04.10