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Bersani: "E' in gioco l'Italia, ripartiamo dai problemi della gente. Serve una reazione forte"

Il leader PD incontra i segretari regionali e i senatori che avevano chiesto in una lettera di cambaire passo. E rilancia: “Più spazio ai circoli e un’agenda alternativa alla destra. Mettiamo al centro la riforma del fisco, il lavoro, i giovani”.
“Noi dobbiamo parlare dell’Italia, dei problemi della gente. E valorizzare il territorio”. E’ la prima indicazione che Pier luigi Bersani ha dato alla riunione della Segreteria del Pd con i segretari regionali, primo passo di una road map, una vera “agenda alternativa da proporre al Paese” ribadita anche nel pomeriggio durante l’incontro con i 49 senatori che dopo il voto delle regionali avevano scritto al leader per denunciare l’imborghesimento loro e del PD e per chiedere un cambio di passo. Ecco che Bersani delinea un’agenda alternativa a quella della destra incentrata su riforma fiscale, lavoro e giovani generazioni.
“Dobbiamo organizzare una reazione forte perché e’ in gioco l’Italia” spiega al termine della riunione con i senatori democratici alla biblioteca del Senato: “Queste elezioni hanno segnalato un distacco molto forte fra i cittadini e la politica che è’ stato certamente un elemento di difficoltà per noi ma non si può oscurare il fatto che anche la destra mostra per la prima volta una flessione – ha affermato Bersani – il problema è:come riportare più vicina la politica ai cittadini? I temi economici e sociali sono quelli da cui riprendere l’iniziativa, a cominciare dalle nuove generazioni che sono senza prospettiva”. Quanto al tema dell’organizzazione del Pd, che sta tenendo banco in questi giorni, il segretario afferma: “Discuteremo anche del partito, di quali misure organizzative prendere per esprimere meglio la nostra forza sul territorio, ma il problema adesso e’ rivolgerci alle questioni a cui tengono gli italiani, questa è la chiave perché si cresca come grande partito popolare”.

“Non si sta riaprendo il dibattito sulla forma partito – ha detto Bersani – ma tutte le vicende ci insegnano qualcosa e quindi faremo delle modifiche per dare più spazio ai territori. Questo però non è il centro della discussione perché noi dobbiamo parlare all’Italia”. Il segretario del Pd si inserisce così nella discussione sollevata da Romano Prodi, che ha proposto il passaggio dei poteri a un organismo formato dai venti segretari regionali, che dovrebbero elegger eils egretario. Ma dopo la riunione mattutina con i segretari regionali, il leader democratico spiega che il Pd andrà a “una riflessione e a una discussione interna” e ammette che il Pd si rafforzerà in chiave federale e per stabilire regole comuni in tutti i territori nasce l’ipotesi che una quota della Direzione nazionale potrebbe essere presto riservata ai livelli regionali, e in particolare alle assemblee di ciascuna regione. Non un PD del nord ipotizzato da Massimo Cacciari ma “un partito dei territori, e ci sono tutti i territori, anche il Nord”.
Proposte che verranno precisate sabato prossimo durante la Direzione nazionale del partito.
Per il leader democratico “il Paese ha davanti a sé problemi seri da affrontare. Serve un progetto per l’Italia, dobbiamo offrire al Paese una possibilità di cambiamento” ha detto Bersani, ottenendo il pieno appoggio da tutti i segretari regionali presenti. Possibilità che abbiamo davanti radicandoci di più e uscendo dalla fase costituente.

In primo luogo occorre rafforzare il ruolo dei circoli territoriali, pretendere dagli iscritti del Pd un comportamento sobrio ed eticamente coerente con l’adesione ad un partito come il Partito democratico, regole comuni a tutti i territori in passaggi fondamentali dell’organizzazione come ad esempio i congressi locali.

Durante la riunione è stata accolta con favore la proposta di Maurizio Migliavacca, coordinatore della Segreteria, di “valorizzare i rappresentanti nei territori in modo che abbiano voce nella costruzione dei gruppi dirigenti”. L’obiettivo è quello attribuire ad ogni livello territoriale del partito una quota nella nomina delle assemblee dei livelli territoriali superiori; e questo dai circoli fino alla direzione nazionale. In questo modo una quota delle assemblee provinciali spetterebbe ai circoli, mentre una quota delle assemblee regionali spetterebbe alle assemblee provinciali, fino a giungere alla Direzione nazionale. “Noi vinciamo – ha detto il segretario Lombardo Maurizio Martina – non se discutiamo delle formule che ci riguardano, ma se rilanciamo alcune idee forti. Per esempio non è vero che la Lega è più radicata sul territorio di noi: il Corroccio vince perchè sa usare meglio di noi i media per dire certe cose. È ovvio che ci vuole più sinergia tra esperienze del territorio e dirigenza nazionale – ha aggiunto Martina – ma il tema vero è la continuità della presenza e poi una battaglia politica condotto con vigore. La Lega non potrà a lungo continuare ad essere di lotta e di governo”.
“I ruoli non si chiedono, i ruoli si esercitano – ha detto il segretario delle Marche Palmiro Ucchielli – è ovvio che ad un assetto federale dello Stato dovrà corrispondere un preciso assetto del partito, ma i poteri noi segretari regionali già ce li abbiamo: basta leggere lo statuto”.

Sulla proposta Prodi, il segretario umbro Lamberto Bottini, osserva che “piuttosto serve dare maggior voce ai circoli che sono il punto di incontro con il territorio”. Stessa idea di Andrea Manciulli,, segretario toscano: “I circoli finora erano concepiti come seggi elettorali, e invece devono diventare luoghi di confronto politico e sui problemi reali, ad esmepio la gestione degli asili nido. E poi serve un partito nazionale vero in cui il territorio è luogo di promozione delle nuove classi dirigenti. Come è sempre avvenuto nella politica italiana e ora in Toscana, abbiamo vinto perché avevamo un candidato forte ben radicato, e abbiamo fatto una campagna elettorale incentrata sui problemi concreti

In serata riunione con i senatori.
“Dobbiamo trovare delle parole chiave attorno a cui stare insieme” ha suggerito il senatore-scrittore Gianrico Carofiglio che però ha anche apprezzato la “sensibilità” di Bersani nell’accogliere la richiesta di un’assemblea e anche la metafora fatta per rispondere ai suoi interrogativi: “Se mia nonna mi chiede cosa è il Pd? Io rispondo ‘è un partito che difende i poveri”.
Ignazio Marino ha lamentato l’assenza di una sintesi e ha chiesto quindi al segretario di definire una linea del partito sui temi caldi come il testamento biologico, il lavoro e la riforma della giustizia. Franco Marini ha proposto un metodo: “Riscopriamo il gusto della democrazia, discutiamo ma poi decidiamo con un voto”. L’idea non dispiace a Bersani: “E’ fisiologico che in un partito si decida con un voto, l’importante è che poi tutti rispettino la decisione assunta”.
E sulle riforme istituzionali ha ricordato come “noi una nostra proposta ce l’abbiamo, abbiamo il disegno di legge Finocchiaro-Zanda. Mentre quella del centrodestra non mi è nota. Sarebbe meglio se le riforme avvenissero in un clima collaborativo e di dialogo. Ma se anche non fosse così,non ci piacciono modelli che tendono a disgregare e mettono il presidente di garanzia dentro lo scontro politico perché il paese deva stare assieme”.
Il presidente dei senatori del Pd Anna Finocchiaro descrive lo stato di salute post-elettorale del Pd con una metafora medica: “Il Pd è come uno che ha preso una botta ma, invece di chiudersi in casa, ha deciso di uscire…direi una reazione vitale. L’assemblea – afferma Finocchiaro al termine della riunione dei senatori del Pd con il segretario Bersani – è stata positiva, piena di proposte e idee. C’è la necessità di definire alcune questioni essenziali che descrivano meglio la nostra identità a partire dalle riforme istituzionali, economiche e fiscali. E questo avverrà con il pieno coinvolgimento dei gruppi parlamentari”.
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