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Ddl lavoro, la spaccatura non rientra

Ripartito l’iter del ddl che introduce l’arbitrato nel processo del lavoro. Cgil: “Modiche vere o mobilitazione”. Cisl, Uil e Confindustria difendono l’avviso comune, ma gli industriali ammettono: c’è qualcosa da rivedere. Stop all’allungamento della cig . È ripartito in commissione Lavoro alla Camera l’iter del disegno di legge sul lavoro, rinviato alle Camere dal capo dello Stato Giorgio Napolitano per i rischi di aggiramento dell’articolo 18. Il ciclo delle audizioni è iniziato oggi (13 aprile) con le parti sociali e proseguirà per tutta la settimana, ma si scopre subito che sindacati e imprese non cambiano le proprie posizioni: da una parte c’è la Cgil, che insiste sulla necessità di rivedere completamente il testo negli articoli segnalati dal Colle e annuncia una forte mobilitazione; dall’altra ci sono Cisl e Uil che, insieme alla Confindustria, difendono l’avviso comune siglato lo scorso 11 marzo, anche se gli stessi industriali ammettono che c’è qualcosa da rivedere nel testo. In attesa di capire cosa farà il governo, l’ennesimo ritorno in aula a Montecitorio è in calendario per il prossimo 26 aprile: sarà il quarto giro per i deputati (poi sarà la volta del Senato) per una legge dal percorso travagliato che ha impiegato oltre un anno e mezzo ad arrivare sulla scrivania del Quirinale senza poi essere firmata perché controversa soprattutto nella parte in cui introduce l’arbitro privato al posto del giudice nei processi del lavoro.

“È necessario un intervento complessivo di riesame del testo”, per “una nuova deliberazione, oltre agli articoli 20, 30, 31, 32 e 50 menzionati dal capo dello Stato, su cui la maggioranza intende limitare la discussione”. Così il segretario confederale della Cgil, Fulvio Fammoni. Affrontando i nodi sul tappeto, il dirigente di Corso Italia è tornato sull’arbitrato: “Non siamo contrari allo strumento in sé – ha detto – ma all’arbitrato di equità”. Fammoni ha posto l’accento anche su altre norme contenute nel provvedimento, come quella che abbasserebbe l’età dell’obbligo scolastico introducendo l’apprendistato a 15 anni, “norma sbagliata e viziata di incostituzionalità”. Ad ogni modo, se non ci saranno i cambiamenti richiesti la Cgil continuerà la propria iniziativa “anche con la mobilitazione e l’appello della Consulta, e quando la legge andrà in aula (il 26 aprile, ndr) faremo un presidio di fronte al Parlamento”.

“L’arbitrato è utile se è libero, per questo è giusto prevedere che non sia inserito nella clausola compromissoria al momento dell’assunzione ma quando il rapporto è già consolidato”, ha detto il segretario confederale della Cisl, Giorgio Santini. Il sindacato di via Po propone che la scelta della via extragiudiziale avvenga finito il periodo di prova. Altre tre le modifiche auspicate: recepire l’avviso comune che esclude i licenziamenti dalla materia dell’arbitrato, definire le commissioni di certificazione che validano le clausole compromissorie e certificano i contratti individuali come ‘organi terzi’ per cui “bene le università, le direzioni provinciali del lavoro, ma no i consulenti del lavoro che rappresentano i datori di lavoro”. Terzo: limitare i confini dell’arbitrato “secondo equità”, conclude Santini, quindi si potrebbero “escludere i diritti indisponibili, quelli sanciti dalla Costituzione”, ovvero la salute e la sicurezza, le ferie, l’orario di lavoro.

Dovrà rimanere “esplicitamente acclarato che l’arbitrato non ha nulla a che vedere con i licenziamenti e che esso non può essere imposto al momento dell’assunzione”, ha sottolineato per la Uil il segretario confederale, Paolo Pirani, secondo cui “a maggior garanzia si potrebbe decidere che l’eventuale clausola compromissoria si applichi solo ai rapporti di lavoro subordinato, ed esclusivamente al termine del periodo di prova, nel quale evidente la particolare debolezza del lavoratore”.

Con l’avviso comune separato, siglato l’11 marzo sull’arbitrato, “si è esclusa ogni ipotesi anche indiretta di voler far ricorso all’arbitrato per eludere garanzie poste a tutela dei lavoratori in caso di licenziamento illegittimo”. Così il direttore delle relazioni industriali di Confindustria, Giorgio Usai, sottolineando che l’intesa “delinea la strada da percorrere per cercare soluzioni condivise alle questioni sollevate nel messaggio alle Camere”. Gli industriali condividono “pienamente il richiamo del presidente della Repubblica in ordine alla necessità del rispetto del principio della volontarietà dell’arbitrato”. La legge presenta infatti “alcune criticità sul piano tecnico”, per esempio bisogna rivedere la possibilità di appello sulle controversie arbitrali demandando al solo Tribunale la competenza dei ricorsi in unico grado.

STOP ALL’ALLUNGAMENTO DELLA CIG. Sempre in tema di lavoro, sembra ormai certo il no del governo ad allungare la cassa integrazione ordinaria da un anno a un anno e mezzo. Il Tesoro ha infatti consegnato in commissione Bilancio della Camera la relazione tecnica sul disegno di legge unificato sul lavoro che contiene, appunto, il prolungamento di sei mesi della cassa ordinaria, confermando il giudizio già espresso in precedenza dal governo. Arrivata la relazione del Tesoro, domani la commissione Bilancio dovrebbe esprimere il proprio parere sul provvedimento e la commissione Lavoro dovrebbe votare il mandato al relatore.

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