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"Riforma Gelmini la scuola boccia la bioetica", di Giuseppe Dejana

L’aver posto rimedio alla “dimenticanza” della Resistenza nelle bozze dei “nuovi” programmi scolastici di Storia non impedisce di segnalare altre anomalie nelle «Indicazioni nazionali dei piani di studio per gli studenti delle superiori». Una di queste è l’assenza di un pur minimo riferimento alla bioetica nel «profilo generale e competenze» e negli «obiettivi specifici di apprendimento» di almeno una delle tre principali discipline maggiormente coinvolte: Filosofia, Scienze naturali e Diritto, con particolare riferimento alla prima. È evidente l’arretramento anche rispetto alle Indicazioni della riforma Moratti, che prevedevano la presenza delle “questioni di bioetica”, pur se solo nell’ultimo anno dell’insegnamento di Filosofia e limitatamente agli indirizzi economico e tecnologico. La riforma Gelmini non è stata capace neppure di riproporre questa pur debole soluzione: ciò è una concreta e significativa prova dell’arretratezza che caratterizza l’impianto di un modello formativo ripiegato sul passato e sulla tradizione e, perciò, incapace di prefigurare una scuola a misura di futuro, cioè dei bisogni culturali delle nuove generazioni.
È auspicabile che gli insegnanti più sensibili alle questioni dell’inserimento delle tematiche bioetiche nei curricola scolastici, almeno nella secondaria superore, facciano sentire la loro voce intervenendo nella consultazione sulle «Indicazioni nazionali» aperta dal ministro dal 23 marzo al 22 aprile (nuovilicei.indire.it). Come si legge nel sito ministeriale, dopo questo mese «la Commissione appositamente nominata dal Ministero… valuterà i pareri espressi ai fini della redazione definitiva delle Indicazioni nazionali». Con lo spirito autoritario che lo caratterizza, il ministro Gelmini ha offerto solo questo palliativo al mondo della scuola, che avrebbe bisogno di ben altri tempi e spazi per un confronto concreto, ampio e costruttivo in ogni scuola e nella società civile da parte degli insegnanti, degli studenti e dei genitori. Ma in quel caso questi “nuovi” programmi – per certi aspetti “vecchi” ancora prima di entrare in vigore – probabilmente, oltre che criticati, verrebbero respinti, soprattutto in riferimento alle questioni più scientificamente innovative ed eticamente sensibili, come quelle della bioetica, a partire dalla rivoluzione genetica e biomedica che sta radicalmente modificando la vita degli esseri umani, con conseguenze profonde sul piano biologico e antropologico, psicologico ed etico: esse mettono in crisi la tradizionale concezione della nascita, della cura e della morte, riconoscendo all’uomo la capacità di trasformare profondamente se stesso fino ad essere artefice della propria vita. Sono questioni che anche in sede scolastica vanno affrontate con competenza scientifica e consapevolezza etica.
L’Unità 14.04.10