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"Il Pd lombardo e Formigoni", di Marco Campione*

Innanzi tutto una promessa: fino a quando sarò responsabile Istruzione e Formazione del Pd lombardo non regaleremo la bandiera del merito e della qualità della scuola al centrodestra e a Formigoni. Non lo consentirò perché quella battaglia è la nostra battaglia e perché il centrodestra – e Formigoni in particolare – non ha le carte in regola per fare annunci di questo tipo. Non ha le carte in regola perché governa da quindici anni e nulla ha fatto se non smantellare (svuotandola di finanziamenti) la Legge sul Diritto allo Studio, affidando tutto il comparto al sistema delle doti, che, qualunque cosa si pensi – e io ne penso molto male – del principio che sottende ad esso, ha dimostrato di non funzionare. La sua stessa Legge 19, che governa il sistema di istruzione e formazione della nostra regione, non è applicata nelle sue parti più innovative e che incidono sulla qualità complessiva del sistema. Non lo è per tutta la parte che riguarda la formazione post secondaria non universitaria, non lo è per la figura del valutatore indipendente, per fare due soli esempi.

Solo all’interno di un quadro di riferimento preciso e di regole chiare si potranno introdurre le innovazioni di cui parla Formigoni. A parte la nostra contrarietà, come si può pensare ad esempio di sperimentare la “assoluta parità tra scuola Statale e non Statale”? Per fare questo va cambiata la Legge di parità attualmente in vigore (ed è una Legge nazionale!), si pensi piuttosto a farla rispettare obbligando le scuole non Statali ad esempio a non discriminare nelle iscrizioni e a pagare i propri insegnanti secondo gli standard del Contratto Nazionale.

Anche sul reclutamento nessuna chiusura a riccio e ideologica nella difesa del sistema attuale, che – come ho detto altre volte – è inefficiente e non garantisce più equità e trasparenza, ma annucciarne il superamento senza collocarlo in un quadro normativo di riferimento mi sembra altrettanto ideologico e in definitiva rischia di essere inattuabile (come funziona la sperimentazione proposta da Formigoni? solo le scuole che sperimentano scelgono all’interno della graduatoria regionale? e lo fanno prima o dopo le scuole che non sperimentano?).

Infine un invito a Formigoni. Vuole andare verso la piena attuazione del Titolo V? Questa è la strada e lo abbiamo indicato anche nel programma elettorale di Filippo Penati, ma pensare di utilizzare quei “poteri” solo per le due innovazioni annunciate, mi sembra veramente non all’altezza dei problemi che il sistema scolastico ha. Da parte nostra non ci sarà nessuna opposizione di natura ideologica e a metà giugno lanceremo una sfida al centrodestra nazionale e lombardo illustrando una protosta organica di cambiamento che si baserà su: valorizzazione del merito di studenti e insegnanti, valutazione del sistema, formazione iniziale reclutamento e formazione in servizio, rilancio dell’autonomia scolastica, governance degli istituti scolastici, valorizzazione dell’istruzione tecnica, messa a rischio da questo governo, come indicano anche i dati sulle iscrizioni per il prossimo anno.

Responsabile scuola PD Lombardia

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Marco Campione risponde a questa intervista apparsa oggi sul Corriere a Formigoni

Formigoni: «Le scuole lombarde sceglieranno i loro insegnanti», di Maurizio Giannattasio

Il governatore della Lombardia: «Ne ho già parlato con la Gelmini. Modello federale con graduatorie regionali». «Sono stufo di vedere la scuola italiana agli ultimi posti in Europa. Sono stufo di vedere i professori depressi a causa di un sistema che non garantisce la qualità». Roberto Formigoni, fresco di quarto mandato come presidente della Regione Lombardia, anticipa la svolta federalista della scuola. Due i principi cardine della riforma. Stop alle graduatorie nazionali con il reclutamento diretto dei professori da parte delle scuole su base regionale. Assoluta parità tra istituti statali e istituti privati grazie al potenziamento della dote scuola. Un modello che ricalca la riforma della sanità del 1997. La Lombardia chiede al governo di fare da apripista e di sperimentare il «nuovo modello».
Presidente Formigoni, più che una riforma sembra una mossa per spiazzare e anticipare la Lega.
«La definirei una proposta formigoniana-pidiellina-leghista in profonda sintonia con il programma del governo e della coalizione».
Una riforma che richiede un cambiamento delle leggi.
«Ne ho già parlato con il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini e con il governo. La direzione è condivisa. Siamo all’inizio della legislatura emetteremo con forza sul piatto la nostra proposta».
La risposta?
«Per la sperimentazione non è necessario cambiare le leggi, c’è bisogno di un accordo con il governo. Individueremo delle scuole e ci confronteremo con tutti, senza violenza e senza ledere i diritti di chicchessia. Abbiamo già trovato un terreno favorevole sia con i sindacati sia con i professori».
Su quali proposte?
«Integrare il meglio della scuola pubblica e privata puntando su un elemento: la valorizzazione degli insegnanti grazie all’introduzione del merito. Dopo aver premiato gli studenti vogliamo premiare gli insegnanti esaltando chi vuole continuare a qualificarsi».
Come?
«Deve essere la scuola a scegliere gli insegnanti. Adesso esistono le graduatorie nazionali. Ti iscrivi a quell’elenco, arriva il numero 1826, e la scuola ti deve prendere. Sia che tu sia un premio Nobel sia che tu sia uno che fa il professore perché non ha nulla di meglio da fare».
Con quale strumento?
«Costituendo degli albi regionali. Le scuole pescano in questo albo in base al merito».
Albi riservati ai residenti lombardi?
«No. Chiunque può iscriversi all’albo regionale. Garantendo però alcuni requisiti». Quali? «Una certa permanenza nel territorio, almeno un ciclo di studio di 5 anni. Per evitare turn over frenetici come succede adesso».
Basta?
«No, bisogna anche premiare. Estendendo la dote scuola anche agli insegnati meritevoli. Con incentivi di natura economica e diversificazione degli stipendi. Come accade in Regione per i dirigenti dove un terzo del loro stipendio dipende dal merito. Non voglio insegnati burocrati, ma insegnanti dirigenti». Sul versante delle famiglie?
«Bisogna potenziare la dote scuola. E permettere alla famiglia e allo studente di scegliere in massima libertà a quale scuola iscriversi, sia statale, sia privata. E dall’altra parte passare al finanziamento diretto delle scuole. È la scuola che ingaggiando l’insegnante gli garantisce lo stipendio».
Sa quale sarà la critica? La stessa che ha segnato la riforma della sanità. Favorite i privati a scapito del pubblico.
«È il residuo degli ultimimaoisti in Lombardia. L’88 per cento della popolazione lombarda è soddisfatta della nostra sanità. Hanno capito che abbiamo puntato sulla qualità. Non si chiedono se l’ospedale è pubblico o privato, ma se cura o non cura. Lo stesso avverrà con il sistema scolastico».

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Sempre dal Corriere di oggi

«Nessuna preferenza agli insegnanti residenti»

Uno stop al reclutamento su base regionale dei docenti scolastici è venuto dal Consiglio di Stato che a rimesso alla Corte Costituzionale una legge provinciale di Trento sull’aggiornamento delle graduatorie.
Nulla a che vedere con le richieste della Lega, ribadite in questi giorni, di una «svolta» su base regionale della scuola italiana, ma certo Palazzo Spada ha ritenuto la legge trentina, che ha «discriminato» un professore veronese, in contrasto con gli articoli 3, 4, 16, 51, 97 della Costituzione.

A segnalare il caso è stata l’Anief (Associazione nazionale professionale e sindacale). «Questa pronuncia del Consiglio di Stato è quanto mai opportuna – ha commentato il presidente dell’Anief, Marcello Pacifico – viste le recenti proposte avanzate dai parlamentari della Lega su graduatorie regionali e punteggi di residenza, perchè chiarisce come anche nelle regioni-province autonome con competenza esclusiva nel settore della scuola non sia possibile inserire in coda i docenti provenienti da altre regioni o attribuire un punteggio diverso da quello obiettivo valutabile su tutto il territorio nazionale, neanche in presenza di un’invocata quanto mai falsa continuità didattica».