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Andro, la vera storia dei "bimbi morosi" e le bugie leghiste, di Maria Zegarelli

Torniamo a parlare del sindaco di Adro, comune del bresciano, che ha sospeso la mensa per i bambini le cui famiglie non avevano pagato la retta. Ve lo ricordate? È il leghista Silvano Lancini: «La mensa non è un obbligatoria, è un servizio che si paga». Maurizio Belpietro ha scritto un lungo editoriale al riguardo, rileggetevelo dopo aver raccolto qualche informazione in più su quelle famiglie. Vi raccontiamo la loro dichiarazione dei redditi, lo stato di famiglia, che lavoro fanno e quanto lavoro hanno, poi tirate voi le somme. I morosi all’inizio erano 40 scesi a 11 dopo la decisione del sindaco di sospendere il servizio mensa ai bambini. C’è chi li ha definiti «furbetti» e chi persone che vivono alle spalle di altri. Ma chi sono questi irriducibili? Nessun commerciante, neanche l’ombra di un impresa dove il proprietario dichiara meno del suo dipendente. Sono, invece, migranti arrivati qui da dieci, quindici anni, con un regolare permesso di soggiorno, alcuni hanno comprato una casa, altri non ce l’hanno fatta. Sono tutti operai, con più di un figlio e chiss° che non li si voglia rimproverare anche di questo.

I FUBETTI La prima famiglia di «furbetti» è composta da un operaio in Cig da un anno, una moglie disoccupata e quattro figli di 8, 4, 3 anni e 8 mesi. Canone d’affitto 400 euro mensili, lettera di sfratto sul tavolo, reddito 2009 di 3mila euro. Sì, quattro figli e 3mila euro in un anno. Furbetti numero due: operaio interinale, che non può usufruire della Cig, 13mila euro dichiarati nel 2009, coniuge disoccupata, 4 figli di 15, 10, 8 e 4 anni. Dunque, un figlio alle medie, uno alle elementari e uno alla materna, con un mutuo a tasso variabile di 400 euro al mese. Il più «ricco» di tutti è un operaio che alterna periodi di lavoro a periodi di cassintegrazione, sua moglie è disoccupata, ha tre figli di 8, 5 e 1 anno e un genitore a carico. L’affitto è di 320 euro al mese e in un anno ha guadagnato 18mila euro. Potremmo continuare così per tutti gli altri, la loro situazione è molto simile: storie di lavoro a singhiozzo, scarpe da comprare, libri, pannolini, affitto, mutuo, bollette. Sono storie in cui chissà quante famiglie dell’Italia che è meglio non raccontare si riconoscono.

I figli dei morosi di Adro parlano italiano, anzi dialetto bresciano, a scuola giocano con i bambini di quegli italiani che se la sono presa con il benefattore che ha versato 8600 euro al Comune per permettere che tutti insieme potessero continuare a mangiare insieme le stesse cose a scuola, come si fa nei paesi civili, normali. Questo imprenditore, che porta lo stesso cognome del sindaco, ha pensato a loro e ha rotto quel muro di indifferenza e insofferenza che ha partorito la decisione del primo cittadino. Il quale è andato in bestia tanto che durante un’intervista ha detto che «questo signore deve smetterla di usare i suoi soldi per farsi propaganda politica con i bambini». La sua di propaganda si fonda su altro: per esempio sul fatto che il bonus affitti vale solo per i cittadini italiani. Una discreta politica di allentamento di tutti gli altri, portata avanti con determinazione, come racconta Damiano Galletti, segretario della Cgil di Brescia: «Fino a quando la vicenda della mensa non ha acceso i riflettori della stampa, i servizi sociali neanche le ricevevano le famiglie immigrate.Il messaggio era chiaro: se ci sono fondi vanno agli italiani».

A rendere più lieve il peso di questa storia ci sono l’imprenditore benefattore con lo stesso cognome del sindaco – che ha versato 8600 euro per tutte le famiglie morose – e un padre missionario in Congo che ha spedito 600 euro a una sua amica bresciana per pagare la retta di uno di quei bambini. Si chiede Galletti: «Fatta la conta dei “furbi” e di chi non paga anche se potrebbe (ma vale anche per l’evasione fiscale), è prevista una “quota di solidarietà tra chi ha più e chi ha meno?». Giriamo la domanda agli urlatori. Quanto ai servizi sociali, non potranno più far finta di niente: le famiglie stanno presentando la documentazione per chiedere l’esenzione, siamo sicuri che la otterranno. Per chiudere, il sindaco ha lamentato di essere visto come «un orco verde». Ci dimostri il contrario.

L’Unità 23.04.10