ambiente, economia

Berlusconi un bidone. Di scorie nucleari

Il premier dichiara che inizieranno le prime centrali entro il 2013. Gli italiani saranno con lui? Dove saranno attivate? E chi dice che nel 2013 Berlusconi sarà ancora il capo del governo?
Un nuova sfida per Berlusconi: riuscirà con spot in Tv ha dimostrare che il nucleare è bello, utile, vantagioso e sicuro? Riuscirà a convincere gli italiani con immagini di efficienza pulita e prati verdi dell’effettiva necessità del ritorno al nucleare? Scomoderà Homer Simpson come testimonial del fluorescente uranio nella tasca dei pantaloni?

Il bravo Berlusconi, re Mida della politica italiana pensa che basta la presenza del suo amico Putin per sparare colpi sensazionali sull’immediatezza del ritorno all’atomo. Addirittura si sbilancia sulla realizzazione delle prime centrali. A Villa Gernetto, la dimora settecentesca del premier appena ristrutturata, nel vertice bilaterale tra Italia e Russia ha dichiarato: “con la Russia abbiamo stipulato un accordo che segnerà una svolta per il nucleare”. Entro tre anni partiranno i lavori delle prime centrali nucleari. Dove? Non si sa! E poi siamo sicuri che nel 2013 ci sarà ancora il governo Berlusconi? E, infine ci gli garantisce di vincere ancora le elezioni?

Ma a queste domande le risposte non arriveranno mai. E forse, oltre gli spot televisivi, neanche le centrali atomiche saranno impiantate. Un po’ come il ponte sullo Stretto! O come le riforme sbandierate e mai fatte. Il governo del fare a parole e il governo del fumo nei fatti.

“I cittadini non vogliono una centrale nucleare vicino a casa”. Così Stella Bianchi, responsabile Ambiente del Pd. “È difficile – ha continuato la Bianchi – convincerli che sia una buona idea comprare una tecnologia vecchia, pagarla moltissimo per avere poca energia tra una quindicina d’anni, senza aver sistemato le scorie precedenti e senza avere un piano per sistemare le prossime. E senza risolvere il problema dell’autosufficienza, visto il soccorso di Putin per la fornitura di carburante.

Cosa pensa di fare Berlusconi? Magari ascoltare le ragioni di chi è contrario? O costruire un sistema che abbia al primo punto la sicurezza? Assolutamente no. Pensa piuttosto a una bella campagna di informazione, a partire dalla televisione pubblica. Non poteva esserci dimostrazione migliore della
debolezza del progetto e della spregiudicatezza con la quale Berlusconi usa i mezzi di comunicazione.

Non è questa la strada da seguire. Ci vuole un piano di efficienza energetica per risparmiare e un maggiore uso delle fonti rinnovabili: così si possono creare davvero decine di migliaia di posti di lavoro. Il governo, invece, continua a far perdere tempo al Paese”.

Dell’approssimazione del progetto di Berlusconi è convinta anche Laura Puppato, presidente del Forum Politiche ambientali del Pd. “Berlusconi si informi meglio, non c’è nessun estremismo ambientalista che vede il nucleare con il fumo negli occhi. C’è solo buon senso, associato ad una realtà internazionale che vede l’esempio del Canada che, pur avendo il 7,3% delle risorse mondiali di uranio nel proprio sottosuolo, nel 2009 ha deciso di investire tutte le proprie risorse in energie rinnovabili”.

“Questo testimonia che chi è in grado di portare avanti scelte non demagogiche e funzionali soltanto agli interessi contingenti di qualcuno, sa benissimo che il carburante per gli impianti nucleari si sta esaurendo – l’Ue ha calcolato in non oltre 50/60 anni il tempo residuo delle scorte di uranio – e quindi l’investimento enorme necessario alla costruzione degli impianti è, nei fatti, un fallimento sicuro, una scelta sbagliata che non guarda al lungo periodo e che non risolve nessuno dei problemi energetici nei quali si trova attualmente il nostro Paese. A questo si aggiunga, a titolo di esempio, che negli ultimi otto anni il costo dell’uranio è passato da 7dollari per libbra a 137dollari per libbra, aumentando cioè di 20 volte”.

“Insomma – ha concluso Puppato – stiamo ipotecando il futuro con una scelta priva di ragionevolezza economica, ambientale ed energetica”.
Per Ermete Realacci, responsabile Pd per la Green Economy, “l’ennesimo annuncio di propaganda sul nucleare denuncia tutte le difficoltà di Berlusconi di far digerire agli italiani una scelta sbagliata e antieconomica. Non basterà il diluvio di comunicazione annunciato oggi e in altre occasioni dal capo del Governo a far passare il nucleare come la soluzione a tutti problemi energetici del nostro paese”.

“Del resto – ha aggiunto Realacci – Berlusconi sa benissimo che la maggior parte degli italiani è contraria ad un ritorno all’atomo. Ma con la solita strategia racconta una verità mutevole e ben sapendo che il nucleare è un argomento complicato, volutamente lo mistifica e lo nasconde. Perché intanto non taglia dalle bollette degli italiani i 400 milioni di euro che ogni anno paghiamo per lo smaltire le scorie del vecchio nucleare?”.

Dello stesso parere anche Fabrizio Vigni, presidente nazionale degli Ecologisti Democratici. “Incontrando il suo alleato preferito Putin proprio nel giorno in cui ricorre l’anniversario del disastro di Chernobyl, Berlusconi ha annunciato che entro tre anni cominceranno i lavori per la prima centrale nucleare. Ma ha aggiunto che prima di individuare la località occorre che ‘cambi l’opinione pubblica italiana’. Noi invece ci auguriamo che l’opinione degli italiani, in prevalenza contrari al ritorno al nucleare, non cambi. Meglio cambiare il governo”.

“Il governo Berlusconi, 24 anni dopo il disastro di Chernobyl, sta per imbarcare il Paese in una pericolosa avventura, quella del costosissimo ritorno al nucleare, una vera cuccagna per poche grandi imprese e un cappio al collo per i cittadini italiani che pagheranno di tasca loro miliardi di euro per vedere, forse, tra 15 anni il primo reattore nucleare francese funzionante sul suolo italiano”. Lo hanno dichiarato i senatori del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante.
“Come ricorda Legambiente nel recente dossier ‘Epr: un reattore o un bidone’, dedicato al ritorno italiano al nucleare – proseguono i due senatori ecodem – gli italiani stanno per sovvenzionare dei reattori Epr che vengono spacciati come di terza generazione avanzata, ma che non sono altro che l’evoluzione più recente dei reattori di seconda generazione Pwr, realizzati negli anni ’60. Nel mondo sono in costruzione quattro impianti del tipo Epr. Oltre al sito di Flamanville in Francia, c’è il finlandese Olkiluoto da 1.600 Mwe, in costruzione dal 2005 con un ritardo di avanzamento dei lavori di 3 anni e costi lievitati a 5,5 miliardi di euro. Gli altri sono i due cinesi di Taishan, da 1.660 Mwe ciascuno, per un contratto previsto in 8 miliardi di euro. Non è un caso che l’Areva, l’impresa pubblica francese costruttrice del reattore, prima di riuscire a piazzare la sua tecnologia in Italia abbia incassato negli ultimi anni rifiuti in tutto il mondo, dagli Stati Uniti al Canada, agli Emirati Arabi. E’ dunque più di un sospetto che l’Italia stia per acquistare un ‘bidone’.
Altro problema irrisolto è la gestione delle scorie: per ora si cerca solo di allungare a 60 anni la vita dei reattori, in modo da affibbiare ai posteri l’onere della soluzione. Gli italiani, che hanno compreso come Chernobyl abbia ucciso e continui a uccidere, hanno giustamente paura del nucleare sotto casa. Lo sanno bene i governatori di centrodestra che hanno in ogni modo negato la costruzione delle centrali sui loro territori. Vedremo – hanno concluso Ferrante e Della Seta – come spiegheranno ai cittadini l’uso della forza militare per la costruzione delle nuove centrali”.

Per Ignazio Marino “non sarà un programma televisivo commissionato dal Governo a ingannare e convincere l’opinione pubblica sulla non pericolosità delle centrali nucleari. In questo modo il Presidente del Consiglio non fa altro che sottovalutare l’intelligenza e la preparazione dei cittadini italiani, che, secondo Berlusconi, si farebbero facilmente convincere da programmi televisivi da lui stesso coordinati. È un progetto surreale e offensivo”.

“Invece di invocare possibilità di sviluppo economico e l’assoluta sicurezza del nucleare, smentita tra l’altro dagli scienziati della statura del premio Nobel Carlo Rubbia e del Prof. Vincenzo Balzani, accademico dei lincei e docente di chimica all’università di Bologna- ha insistito il senatore – ricordiamo piuttosto il problema dello smaltimento delle scorie e dello smantellamento delle centrali nucleari a fine ciclo. Questa è un operazione molto costosa ma soprattutto pericolosissima per la salute, al punto che il governo inglese ha deciso di rimandarla di cento anni, un secolo, in attesa che la radioattività diminuisca e nella speranza che gli sviluppi della tecnologia rendano più facili le operazioni. La posizione del mondo scientifico e una decisione così drastica del governo inglese dovrebbero far riflettere anche i membri del governo Berlusconi”.

A.Dra
www.partitodemocratico.it