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Istruzione: migliaia di esuberi in Emilia Romagna

Diecimila studenti in più nelle scuole emiliano romagnole dal prossimo settembre, tra materna e superiori, ma di contro saranno 1.000 i docenti e 700 i bidelli in meno: può funzionare? “Oh certo, da tempo ormai ci arrabattiamo con la drastica riduzione di personale e risorse, poi al dunque si fa di tutto per tamponare le falle, si regge, ma il sistema di eccellenza dell’Emilia Romagna mostra la corda: dobbiamo dirlo con chiarezza, per correre rapidamente ai ripari”. Raffaella Morsia, neosegretaria generale Flc regionale, scuote la testa davanti ai numeri che annunciano tempi duri anche per l’anno scolastico 2010/2011. Già a settembre scorso il conto presentava un calo di 2.350 posti (di cui 1.637 docenti) ed era solo la prima tranche del taglio triennale di 130.000 tra insegnanti e Ata imposto dalla Finanziaria in tutta Italia, di cui circa 6.000 in regione, in nome della lotta agli sprechi. “Parliamo di precari che da 10 o 15 anni venivano riconfermati di volta in volta con contratti a tempo determinato, che hanno perso il posto senza alcun ammortizzatore. Nelle medie inferiori e superiori hanno un’età media di 40 anni e non trovano alternative”. Ora si profila la seconda “botta” e il mondo della scuola regionale vacilla. Perché nel contempo le risorse sono al lumicino, causa l’azzeramento del finanziamento ordinario e dei contributi per situazioni particolari (dai progetti alle assenze per maternità) e molti istituti vantano crediti annosi dallo Stato: un passivo che nel complesso, dal 2005 a oggi, tocca gli 80 milioni di euro (dai 6 milioni in provincia di Piacenza si arriva a circa 20 nel Modenese o sopra i 22 nelle scuole bolognesi). Non ci sono più soldi neanche per i banchi e le lavagne. “I tagli agli organici e alle risorse sono in testa all’elenco delle nostre denunce – riprende Morsia –, perché mettono in ginocchio l’istruzione e sono emblematiche dell’assalto alla scuola pubblica perseguito dal governo di centro-destra”. Intanto, le proteste montano nelle forme più varie: assemblee permanenti nelle scuole, incontri con gli amministratori, comitati di presidi-insegnanti genitori che tallonano il ministero.
Altro che “clima molto sereno”, come sostiene il direttore dell’Ufficio scolastico regionale.

L’Untà 26.05.10