lavoro, partito democratico

Il PD è un partito fondato sul lavoro

Mai come quest’anno il 1 maggio arriva in un periodo in cui il lavoro è sempre più al centro dell’attenzione e delle priorità del Paese. Il Pd raccoglie la sfida di ridare valore, importanza e dignità a tutte le tematiche che riguardano il lavoro e che, nell’assoluta immobilità, il governo ha tralasciato negli ultimi anni. E mentre Berlusconi continua a lasciare che sia, ad aspettare che finisca la tempesta (da sempre negata), i dati dell’Istat evidenziano l’allarme occupazionale: nell’aprile 2010 il tasso di disoccupazione ha raggiunto l’8,8%, il risultato peggiore dal 2002.
Dallo studio dell’Istat il numero delle persone in cerca di occupazione è in crescita del 2,7% su base mensile e del 12% rispetto ad un anno fa. Il tasso di disoccupazione totale è aumentato dello 0,2% rispetto al mese precedente e più 1% rispetto a marzo 2009. Il tasso di inattività invece si attesta al 37,8%. Il tasso di disoccupazione giovanile è pari al 27,7%, -0,4 punti percentuali rispetto ad un mese fa ma +2,9% rispetto a marzo 2009. Anche la disoccupazione femminile è aumentata del 4,8% su base mensile; quella maschile del 10,6% su base annuale. In termini assoluti, rispetto a marzo 2009, 367 mila persone hanno perso la loro occupazione.
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La proposta Pd
-5% del Pil nel 2009, pressione fiscale del 43% e un alto tasso di disoccupazione ora pari al 8,6%. In una parola crisi economica. Nonostante le bugie diffuse dal governo, i dati parlano chiaro: l’Italia è un paese in ginocchio, costellato da fabbriche prossime alla chiusura, da piccole e medie imprese al collasso, da disoccupati, lavoratori precari e in cassa integrazione. È a questo mondo dimenticato dal governo mediatico che il Partito democratico si rivolge. E’ questa che la battaglia che il PD ha deciso di portare avanti in parlamento e sul territorio, con proposte concrete.
Per oltre un milione di persone che ha perso il lavoro, e centinaia di migliaia che non hanno alcun sussidio di disoccupazione, il Pd propone un sostegno per tutti i lavoratori precari sprovvisti di copertura assicurativa.

Per le famiglie che non arrivano a fine mese e i negozi, le piccole imprese e gli studi professionali che continuano a chiudere. Il Pd propone di ridurre le imposte sui redditi da lavoro e sulle pensioni medie e basse.

Per gli Enti Locali, lasciati soli dal governo ad affrontare gli interventi emergenziali per il lavoro e per le imprese,il Pd chiede di allentare i vincoli di spesa per investimenti di Comuni e Province per far partire i progetti immediatamente cantierabili e stimolare l’occupazione.
Il governo ha bloccato gli investimenti delle imprese nel Mezzogiorno e per le spese in ricerca e sviluppo, il Pd propone di rimuovere i limiti introdotti alle agevolazioni fiscali, favorire l’accesso al credito e sbloccare il pagamento delle pubbliche amministrazioni alle imprese.

Inoltre proprio perché il lavoro, come ribadito dal segretario Bersani, è la nostra priorità, ma soprattutto quella del paese, il PD ha propone:
• Sostegno fiscale ai contratti di solidarietà per integrare la retribuzione; riforma del sostegno al reddito e della formazione:

• introduzione dell’assegno di disoccupazione per lavoratori parasubordinati ed autonomi;

• generalizzazione e riordino della cassa integrazione per tutti i casi di sospensione temporanea dei rapporti di lavoro;

• graduale introduzione del contratto unico d’ingresso al lavoro ed allineamento degli oneri contributivi per tutte le tipologie contrattuali.

Anche nei mesi passati il Pd si è schierato al fianco dei lavoratori più penalizzati dalla crisi, a cominciare dai dipendenti ex Eutelia , Alcoa, e di tutti quelli che sempre più spesso sono dovuti salire sui tetti per rivendicare un proprio diritto. Alla riapertura delle camere, dopo la pausa natalizia, il segretario PD Pier Luigi Bersani è stato il promotore e primo firmatario di un progetto di legge ad hoc, un fondo che anticipa gli stipendi dovuti a lavoratori che si trovino in questa situazione. Pensato per i casi in cui non ci siano ancora le condizioni giuridiche per poter attivare strumenti come la cassa integrazione o l’anticipo del tfr, il fondo di garanzia, da istituire presso il Ministero del lavoro, anticiperebbe i crediti maturati dai lavoratori in caso di insolvenza dell’impresa nel pagamento delle retribuzioni. Potranno accedervi, facendo domanda, coloro che non percepiscono lo stipendio da almeno 4 mesi e che non godono di alcun beneficio.
Il progetto di legge, presentato in occasione del ddl Milleproroghe, non fu accolto dal governo che due mesi fa, come oggi, preferì incrociare le braccia e fare orecchie da mercante di fronte alle disperate richieste di aiuto di migliaia di lavoratori.

In occasione della Finanziaria 2010, il PD ha condotto una battaglia parlamentare finalizzata all’approvazione di emendamenti che si rivolgevano al mondo del lavoro, alle famiglie, alla green economy e agli Enti locali. Per quanto riguarda il lavoro si proponeva:
• Riconoscimento su base universalistica dei trattamenti di disoccupazione;
• Estensione dei trattamenti di cassa integrazione guadagni ordinaria;
• Estensione della durata dei trattamenti di cassa integrazioni guadagni ordinaria
• Raddoppio delle risorse per i rinnovi contrattuali
Dal governo è arrivato il solito ritornello: non ci sono soldi. Ma la compagnia di Tremonti non si è limitata a ignorare le esigenze dei lavoratori, ha addirittura messo le mani sui fondi per il Tfr e li ha dirottati sui progetti più svariati.
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Il Collegato Lavoro e i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici
Il “collegato lavoro”, una legge di rilevantissimi interventi sul diritto del lavoro, è tornata in Parlamento grazie all’iniziativa del Presidente della Repubblica. L’intervento del Presidente Napolitano ha costretto il Governo e la maggioranza, completamente chiuse al confronto con le opposizioni nella fase di approvazione della legge, a correggere alcuni punti valutati in contrasto con principi e norme inderogabili.
Le principali correzioni:
• L’arbitrato secondo equità, via alternativa al ricorso al giudice nelle controversie individuali di lavoro, è riavvicinata ai principi europei dell’ “arbitrato secondo diritto”. La modifica approvata alla Camera prevede, infatti, che la decisione dell’arbitro debba rispettare non solo i principi generali dell’ordinamento, limite troppo generico, ma “i principi regolatori della materia, anche derivanti da obblighi comunitari”. La modifica, pur rilevante, è insoddisfacente. Il Pd ha proposto di confinare la decisione dell’arbitro entro le disposizioni di legge a tutela dei diritti fondamentali del lavoratore e della lavoratrice e di lasciare invece all’arbitro l’interpretazione e l’applicazione delle norme del contratto di lavoro.
• L’accettazione della clausola compromissoria, ossia la “libera scelta” da parte del lavoratore dell’arbitrato in alternativa al giudice del lavoro, prima prevista all’atto dell’assunzione, viene legata alla specifica controversia insorta, grazie all’approvazione di un emendamento del Pd. È una modifica sostanziale per rendere la scelta del lavoratore effettivamente libera.
• La clausola compromissoria, prima senza confini, ora viene eliminata per le controversie riguardanti i licenziamenti. In altri termini, l’emendamento approvato dà attuazione legislativa alla richiesta di tutte le parti sociali di escludere l’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori dall’ambito dell’arbitrato. La correzione è certamente utile, ma insufficiente in quanto rimangono a rischio altri diritti fondamentali del lavoratore e della lavoratrice (orari di lavoro, sicurezza, ferie, retribuzione, ecc).
• Il potere del Ministro del lavoro di decidere in ultima istanza sulla regolazione dell’arbitrato, in assenza di accordo tra le parti sociali, viene rinviato e parzialmente attenuato. Per una materia così delicata, il Pd ha proposto, invece, l’eliminazione dell’intervento del Ministro per vincolare la scelta delle materie soggette ad arbitrato agli accordi tra le parte sociali firmatarie dei contratti nazionali di lavoro.

Nonostante le positive modifiche apportate, il “Collegato lavoro” continua ad essere un provvedimento complessivamente negativo per i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici. In particolare, per i seguenti aspetti:
• Il ridimensionamento delle procedure e delle sanzioni per il contrasto del lavoro sommerso.
• La possibilità di ammettere ai negoziati ed agli accordi derogatori dei contratti nazionali sindacati con rappresentatività esclusivamente territoriale.
• La restrizione delle condizioni per la concessione dei contratti part-time nelle pubbliche amministrazioni; il superamento dei “Comitati per le pari opportunità”, sostituiti da organismi dedicati a promuovere genericamente il “benessere lavorativo”; la revisione restrittiva della normativa in materia di permessi per assistenza a persone non autosufficienti, aspettative e distacchi.
• L’abbassamento a 15 anni dell’obbligo di istruzione e l’affidamento a percorsi di apprendistato senza garanzie di formazione qualificata per l’espletamento dell’ultimo anno di diritto-dovere di istruzione.
• La cancellazione della responsabilità penale verso i lavoratori esposti all’amianto sugli aeromobili ed il naviglio di Stato.
• L’ulteriore differimento dei termini di esercizio della delega sui lavori usuranti, sulla riforma degli ammortizzatori sociali, dei servizi per l’impiego, dell’apprendistato e delle misure per favorire l’occupazione femminile.

In conclusione, il Pd è favorevole al potenziamento dell’arbitrato in un quadro regolativo di tipo
europeo, ossia all’ “arbitrato secondo diritto”. Pertanto, nonostante le positive modifiche introdotte, il Pd rimane contrario al Collegato lavoro e, più in generale, alla politica del lavoro portata avanti dal Ministro Sacconi, aspetto specifico di una politica economica inadeguata ad affrontare i problemi strutturali dell’Italia.

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Il PD a fianco dei lavoratori

Le cronache ne parlano poco e il governo continua a ripetere che va tutto bene, ma lontano dai riflettori c’è un’Italia che affonda sotto il peso della crisi economica. È l’Italia dei cassintegrati, dei disoccupati, di tutti coloro che sono costretti a salire su un tetto per manifestare i propri diritti. È di loro che il governo si è dimenticato ed è con loro che il Partito Democratico si chiera tutti i giorni.

Dopo i casi di Alcoa, Ispra, Eutelia e Fiat Termini Imerese, anche la GlaxoSmithKline, famosa azienda farmaceutica americana con sede a Verona, ha deciso di chiudere i battenti, lasciando senza lavoro e senza tutele circa 600 ricercatori. Il 18 marzo il segretario PD, Pier Luigi Bersani li ha incontrati, dopodiché ha affermato che “un cosi’ eccezionale patrimonio di ricerca non puo’ essere disperso. Il Governo deve chiedere conto alla Glaxo delle sue intenzioni e di un cosi’ repentino cambio di indirizzo’. In ogni caso bisogna percepire questo centro e questo collettivo di ricercatori -ha aggiunto come una risorsa nazionale della quale il paese non puo’ fare a meno. E’ dirimente la questione dei tempi per evitare una possibile dispersione di risorse professionali. Il Pd organizzera’ un suo stabile punto di contatto con tutti i soggetti interessati ed e’ pronto a dare il suo contributo in un confronto con il Governo per una soluzione positiva”.

Altro caso drammatico è quello di Teleperformance, Teleperformance, azienda di call center, annuncia l’avvio delle procedure per il licenziamento di circa 1.000 dipendenti, settecento dei quali nella sede di Taranto e i restanti 300 nella sede di Roma. Oggi Cesare Damiano, responsabile Lavoro del PD, sarà a Taranto per incontrare i lavoratori, mentre il 1 aprile Damiano, assieme a Teresa Bellanova, componente Pd in commissione Lavoro, e al deputato Ludovico Vico, aveva presentato alla Camera un’interrogazione parlamentare. “La risposta del Governo – hanno detto i parlamentari in quell’occasione – è sommaria e poco strategica e noi come parlamentari del PD sentiamo per tale ragione l’obbligo di continuare a mantenere alta l’attenzione attorno ad una vertenza che per la sola Teleperformance riguarda 847 persone. Il Governo infatti si è limitato solo a cercare soluzioni relative all’intercettazione delle risorse per gli ammortizzatori sociali, peraltro non previsti dai benefici di legge per questo segmento produttivo, ma ha di fatto dribblato ogni responsabilità circa la concorrenza sleale che Teleperformance è costretta a subire all’interno del mercato italiano e che rischia di mettere a repentaglio l’attuale patrimonio occupazionale della società di call center. Crediamo che al processo avviato durante la stagione del Ministro Damiano, di stabilizzazione del personale, avrebbe dovuto far seguito una stagione, altrettanto importante, di regolamentazione del mercato coerente con il grande progetto di stabilizzazione avviato dalla società francese. Stagione sfumata che più di una volta abbiamo tentato di sollecitare a questo Governo chiedendo, per ultimo, anche un tavolo di trattativa alla Presidenza del Consiglio e al Ministero per lo Sviluppo Economico. Occasione mancata che oggi dopo il tentativo di soluzioni-tampone Vertenza Teleperfomance potrebbe essere pagata domani e per intero da tutti i lavoratori del settore”.

A tutela dei lavoratori arrivano anche iniziative territoriali. È il caso della provincia di Roma che ha previsto un investimento di 700mila euro (provenienti dal Fondo Sociale Europeo) per mettere a disposizione dei Tribunali Ordinari del territorio, a partire da quello di Roma, 200 lavoratori cassintegrati che possano offrire per un periodo di 12 mesi un supporto nell’attività degli uffici amministrativi o delle cancellerie (Per maggiori informazioni visita il sito di In Buone Mani)