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"Da Roma a Bari l’agonia dei licei", di Caterina Perniconi

“Siamo in emergenza su tutto, non solo sui corsi di recupero. Da due anni non ci arrivano nemmeno i soldi del funzionamento”. Dopo l’allarme lanciato dal preside del liceo Keplero di Roma, che ha scritto una lettera al ministro Mariastella Gelmini denunciando la mancanza di fondi per i corsi di recupero, la voce di Bice Mezzina, insegnante di liceo classico e presidente del centro d’iniziativa democratica degli insegnanti di Bari, è solo una tra le molte che fanno eco nei corridoi della scuola italiana: “Non ci sono soldi, siamo al collasso”. Verona, Bologna, Roma, Napoli, Bari. Il problema è lo stesso dappertutto: non arrivano i fondi da Miur. “La rigorosità di preparazione scolastica complessiva richiesta dalle nuove norme cozza fragorosamente con la drammatica realtà di scuole senza soldi e sostegno per sopravvivere – ha scritto il preside del Keplero, Antonio Panaccione a giugno prossimo saremo obbligati ad applicare, completamente disarmati, le nuove disposizioni del Governo in merito alla valutazione finale. Ci troveremo, così, di fronte al tradizionale alto numero di alunni che non avranno raggiunto la sufficienza in ogni materia e i consigli di classe avranno allora solamente due possibilità, entrambe assurde: bocciare tutti o regalare tantissimi ‘6 politici’. Soluzioni che distruggerebbero la credibilità della scuola, portando così nuova linfa alle scuole private”.
E allora i professori si organizzano come possono: “Nel nostro liceo chiediamo agli studenti di autofinanziarsi – spiega Bice Mezzina – l’anno scorso 70 euro a testa, quest’anno 80. Nelle scuole primarie, invece, le insegnanti chiedono di portare da casa carta e pennarelli. Il ministro ha detto che i soldi per i corsi estivi arriveranno, ma per ora non si sono visti, e da due anni non riceviamo nemmeno il fondo per gestire il funzionamento scolastico, circa 30 mila euro l’anno”. All’istituto professionale Fermi di Verona, dove si formano odontoiatri e preparatori bio-chimici, il preside ha avvisato le famiglie che per poter coprire il costo dei corsi di recupero dovranno pagare 100 euro a testa. Al liceo Righi di Bologna, studiare la seconda lingua straniera a scuola dal prossimo anno costerà 120 euro in più. E mentre la Rete degli studenti denuncia che “la situazione delle scuole italiane è ridotta a pezzi”, ieri, in un’intervista al settimanale Io donna, la neomamma Mariastella Gelmini ha detto che sua figlia Emma “andrà in una buona scuola, pubblica o paritaria non importa. E comunque l’aumento delle iscrizioni alle paritarie è dovuto a un dato innegabile, la scuola pubblica è in crisi e per salvarla non basta il governo, devono contribuire i sindacati e i dirigenti, spesso poco attenti agli sprechi”. Peccato che sia impossibile sprecare soldi che non sono mai arrivati. “Per fare i corsi integrativi di recupero – ha scritto il preside del Keplero tanto necessari per i più deboli e svantaggiati, ci vorrebbero almeno quei finanziamenti certi, tempestivi e mirati dello Stato previsti dal decreto ministeriale n. 80 del 2007 già elargiti nel 2008 e 2009, ora invece eliminati o peggio girati alle scuole private”.

Da Ilfattoquotidiano 01.05.10