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Intercettazioni, nuovo scontro il governo vieta i "fuori onda", di Liana Milella

L´opposizione: col ddl rischiano Le Iene e Striscia la notizia. Idv e Pd fanno slittare i tempi Carofiglio: danno alle indagini, la polizia non potrà registrare i confidenti. I berluscones s´incattiviscono sempre di più con la stampa. Sfruttano la riforma delle intercettazioni per bloccare non solo i magistrati ma anche i “fuori onda” in tv. Pd e Idv si ribellano e tentano, con l´ostruzionismo in commissione Giustizia al Senato, di far saltare i tempi. Un anno dopo si ripresenta lo stesso scenario della Camera dove finì, il 19 giugno 2009, col voto di fiducia. Un´ipotesi che si riaffaccia anche stavolta, soprattutto dopo l´ultimo scontro.
Tre ore di discussione, e solo 31 emendamenti respinti su oltre 400, sette pagine su un fascicolo di ben 116. Salta ancora una volta la previsione-annuncio del presidente Berselli («Lo approveremo giovedì, per andare in aula la settimana prossima»). Ma la capogruppo dei senatori Pd Finocchiaro annuncia che seguirà i lavori di persona e ribatte che di queste previsioni «non se ne parla proprio». Si litiga sempre sull´emendamento D´Addario, quello che punisce le «riprese e registrazioni fraudolente con una pena da sei mesi a quattro anni». Lo ha scritto e riscritto il relatore pidiellino ed ex toga Roberto Centaro, adesso lo modifica, rendendolo ancor più restrittivo, l´avvocato del Cavaliere Piero Longo.
Basta una frase. Questa: chiunque registra o videoregistra è punito «qualora ne faccia uso senza il consenso di tutti gli interessati». Dunque l´autore di un “fuori onda”, sia un giornalista delle Iene o di Striscia la notizia o d´altro, prima di utilizzare il suo filmato dovrebbe chiedere e ottenere l´ok da tutti quelli che ha registrato o videoregistrato. Pena una condanna da sei mesi a quattro anni. Centaro legge la proposta e ovviamente la sottoscrive: «È interessante, penso che l´accoglierò».
Pd e Idv sparano a zero. Ecco il vice presidente del Pd Felice Casson: «Presenteremo dei subemendamenti per consentire almeno le trasmissioni in tv e per non bloccare le intercettazioni delle polizie». Su questo si scatena l´ex pm e scrittore Gianrico Carofiglio: «È un danno secco alle indagini perché la polizia giudiziaria non potrà più registrare neppure i confidenti e così verrà meno un importante strumento di tutela e di assicurazione rispetto a ritrattazioni successive». Luigi Li Gotti, dipietrista e avvocato, si batte per il diritto di cronaca: «Con la proposta Longo verrà limitato ancor più duramente. Per assurdo una registrazione come quella del sindaco di Latina che alla Polverini diceva “ricordati delle mie figlie” e poi si è dovuto dimettere non si potrà più usare».
Ma il Pdl va avanti. Approva i commi che costringono il pm ad astenersi «se ha rilasciato dichiarazioni» sul processo; a farlo anche se è stato iscritto al registro degli indagati perché denunciato magari da uno degli imputati. Respinto il tentativo del Pd di ripristinare la possibilità di pubblicare almeno per riassunto le carte note ai difensori. Sulla riforma degli ascolti incombe il caso Scajola. La Finocchiaro è certa che, se venisse approvata, «sui giornali non verrebbe pubblicato nulla della storia che ha portato alle sue dimissioni». Stessa linea per il capogruppo Idv Belisario («Gli italiani non ne avrebbe saputo nulla»). Ma il presidente dei senatori Pdl Gasparri si lamenta di una legge «troppo morbida» e che lui avrebbe voluto «più dura». Il Guardasigilli Alfano aizza la gente e sulle intercettazioni fa questo paragone: «È come se ogni mattina trovassimo la cassetta della posta aperta e leggessero le nostre lettere».

La Repubblica 05.05.10