politica italiana

Sfiduciato, il governo ricorre alla fiducia

Per la trentaduesima volta il governo è “costretto” a porre il voto di fiducia in Parlamento: questa volta viene blindato il dl incentivi. Per fortuna che il dopo-Fini e Scajola non si doveva registrare nessun scossone nella maggioranza. Ma quale scossone. Il governo va a gonfie vele e nessuno scandalo, litigio o dimissione potrà ostacolare il governo dei fatti. Nel mondo delle bugie e dell’inverosimile queste dichiarazioni di facciata potrebbero sembrare vere. Ma davanti all’ennesimo voto di fiducia, il 32esimo, i dubbi sono già dissipati e rimane da chiedersi quanto potrà ancora durare un governo fatto solo di furberie, colpi di mano e leggine ad personam?

Il governo ha posto l’ennesimo voto di fiducia sul cosiddetto dl Incentivi, una maxi regolamentazione che di fatto è già svuotata per la mancanza di finanziamento delle risorse e per i danni fatti al mercato negli ultimi tre mesi. Una legge che accanto agli incentivi, stralcia e ignora alcune condizioni particolarmente gravi come il caso di Tributi Italia e il conseguente dissesto per i 500 Comuni indebitati dalle mancate entrate tributarie. Ma tutto questo non importa. Si cancellano le prove e si continua per una strada completamente sbagliata.

Perché con la stragrande maggioranza di deputati e senatori ricorrere ancora alla fiducia? Troppi emendamenti e ostruzionismo da parte dell’opposizione o un’altra conta di voti per far tacere i dissidenti? Davvero il Parlamento italiano deve essere ridotto al ruolo di ratifica dei decreti governativi?

Per Stefano Fassina, responsabile economico del Pd, “il governo arriva incredibilmente a porre la sua 32esima fiducia, tra l’altro dopo che avevamo proposto di ritirare parte degli emendamenti dell’opposizione per consentire il voto finale già domani, dunque di fatto allungando l’iter del decreto”.

“Una fiducia posta su un decreto beffa, perché come il Pd aveva anticipato prima delle elezioni regionali, le risorse stanziate si sono esaurite in due settimane, con in più enormi difficoltà per i commercianti ad accedervi”. “Una fiducia inutile – ha concluso Fassina –, posta su un decreto di fatto già svuotato e che non è riuscito nemmeno a compensare i danni fatti al mercato in tre mesi di annunci per incentivi sempre evocati e puntualmente rinviati”.

Per Marina Sereni, vice presidente del Pd, “mentre davanti a Montecitorio gli operai della Basell di Terni manifestavano insieme ai rappresentanti della Regione, del Comune e della Provincia contro la chiusura immotivata del loro stabilimento, il governo si apprestava a mettere la fiducia sul “Decreto incentivi”. Per l’ennesima volta l’esecutivo dimostra l’incapacità di affrontare un confronto serio sulle risposte da dare alla crisi per uscirne con un sistema produttivo più forte e competitivo”.

“Le tante crisi aziendali aperte – ha ribadito Sereni – potranno trovare soluzione soltanto se il nostro Paese saprà fare le riforme necessarie, darsi una strategia nei confronti delle multinazionali presenti in Italia e una linea di politica industriale per il futuro di settori strategici come la chimica”.

“E’ stupefacente la superficialità con cui il governo lascia a rischio di dissesto finanziario molti comuni italiani e abbandona circa 1000 lavoratori di Tributi Italia al loro destino”. Lo ha dichiarato l’on. Ludovico Vico della commissione Attività produttive della Camera.

“Con la decisioni di porre la fiducia – ha continua Vico -, rifiutando di intervenire sulla questione relativa alla società di riscossione Tributi Italia Spa, infatti, gran parte dei 500 comuni a cui non sono stati riversati le tasse dei cittadini rischiano concretamente il dissesto. Avevamo posto come condizione per il ritiro dei nostri emendamenti che fosse affrontata questa questione, insieme a quella delle polizze dormienti, ma c’è stato un netto rifiuto”.

“E’ segno anche di distacco dai problemi reali – ha concluso l’esponente democratico – non ascoltare la protesta dei lavoratori, che abbiamo incontrato oggi nel corso della loro manifestazione, che da luglio non percepiscono stipendio. Un governo sordo che pensa solo a sopravvivere e a mettere insieme i cocci di una maggioranza ormai disgregata”.

Dello stesso parere anche i capigruppo nelle commissioni Atività produttive e Finanze del Pd Andrea Lulli e Alberto Fluvi. “Il gruppo del Pd aveva dato piena disponibilità a ritirare tutti gli emendamenti se il governo avesse accettato di affrontare e risolvere due questioni a nostro parere fondamentali: quella delle polizze dormienti, dando la possibilità a migliaia di cittadini di riottenere i loro risparmi maturati e non riscossi, e quella relativa a Tributi Italia spa per evitare il dissesto di circa 500 comuni, garantendo l’occupazione ai lavoratori della società da mesi senza stipendio. E’ molto grave il rifiuto posto dalla maggioranza che, ovviamente per motivi tutti interni, ha deciso di chiedere la fiducia”.

A.Dra

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