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"Servono azioni forti in difesa della scuola pubblica", di Gianni Gandola

Le scuole pubbliche sono in una condizione di grave sofferenza finanziaria. Vantano crediti nei confronti del ministero che ammontano ormai a centinaia di migliaia di euro (per istituto). Risorse “dovute” che il ministero non si decide ad accreditare mettendo in crisi i già esigui bilanci delle scuole. Se a questo dato aggiungiamo i pesanti tagli agli organici (che riguardano il personale docente ma anche amministrativo ed ausiliario), l’attacco al tempo pieno, ecc. abbiamo un quadro della situazione in cui versano gli istituti scolastici complessivamente drammatico. Drammatico prima ancora che da un punto di vista sindacale (la contrazione dei posti di lavoro) dal punto di vista, più generale, del funzionamento stesso della scuola pubblica e della qualità del servizio, che vengono seriamente compromessi.

Per questo stentiamo a capire l’atteggiamento di eccessiva cautela, quasi di rassegnazione o di impotenza assunto da alcune associazioni delle scuole o dei dirigenti scolastici (più realisti del re?). Pensiamo all’ASAM in primo luogo, che dovrebbe essere la rappresentanza istituzionale delle scuole autonome milanesi. Certo, la presidenza dell’ASAM ha inviato recentemente lettere di protesta e di denuncia alle direzioni scolastiche provinciali e regionali ed ha chiesto un incontro con il prefetto di Milano. Ma gli incontri riservati, le lettere, il procedere per vie “interne” e diplomatiche non bastano più. Sono una condizione necessaria ma non sufficiente. Occorrono iniziative forti, all’altezza della situazione e della sua gravità. E’ bene che le associazioni delle scuole in primis, ma anche quelle dei dirigenti scolastici (in quanto responsabili di istituto) si rivolgano direttamente all’utenza, alla cittadinanza, e informino l’opinione pubblica su quanto sta avvenendo.

Occorre ricordare che in passato a Milano vi furono mobilitazioni significative ed eclatanti da parte dell’allora Coordinamento unitario dei dirigenti scolastici Cgil-Cisl, riprese poi dagli organi di stampa e di informazione. Basti pensare alla manifestazione di protesta per il mancato rinnovo del contratto ai tempi del direttore regionale De Sanctis (un centinaio di dirigenti scolastici occuparono simbolicamente la Sovrintendenza consegnando al direttore le chiavi delle scuole). Oppure all’incontro con il prefetto Ferrante sui temi della sicurezza delle scuole e dei ritardi dell’ente locale nella messa a norma degli edifici scolastici (in quell’occasione i dirigenti scolastici furono sostenuti e “accompagnati” dai segretari generali di CGIL e CISL della Camera del Lavoro di Milano). O ancora al presidio di dirigenti scolastici davanti alla prefettura, con una delegazione ricevuta dal prefetto, sulla questione della mancanza di risorse finanziarie per le supplenze e la conseguente impossibilità di garantire il servizio.

Questo per dire che sono quanto mai necessarie azioni che abbiano visibilità, in grado di rendere pubblica e di far conoscere alla cittadinanza qual è la situazione grave in cui si trovano le istituzioni scolastiche e chi ne porta la responsabilità. Com’è noto, nell’epoca dei massmedia, l’informazione e la comunicazione sono di fondamentale importanza. Non risolveranno certo i problemi, ma magari possono servire a smuovere le acque. Oggi tra l’altro c’è un nuovo ed importante elemento da considerare, la presenza attiva dei genitori presidenti di vari Consigli di istituto, disposti a mobilitarsi per la difesa della scuola pubblica.

Tanto più i problemi delle scuole rimangono confinati all’interno delle mura scolastiche, tanto più coloro che vogliono demolire e destrutturare la scuola pubblica avranno buon gioco. Per questo bisogna uscire all’esterno con iniziative di contrasto e di denuncia. Con determinazione.

P.S. Non si sottovaluti l’impatto che può avere sulla pubblica opinione e sugli organi di informazione una manifestazione di dirigenti scolastici. A maggior ragione se nella veste istituzionale di rappresentanti delle scuole autonome e garanti del funzionamento del servizio e non in difesa degli interessi della propria categoria (posti di lavoro, carriera, stipendio).

da ScuolaOggi