economia, politica italiana

"Conti, scure sugli statali. Altro condono all'orizzonte", di Laura Matteucci

Se la manovra dovesse sostanziarsi solo di rinvii di contratti e liquidazioni statali, chiusure di finestre pensionistiche e tagli qua e là a voci già tartassate, sarebbe l’ennesimo segno della disperazione di questo governo, la cifra della totale mancanza di progettualità e visione di prospettiva». Così Enrico Morando, senatore Pd, sulle indiscrezioni del piano lacrime e sangue (per chi?) che il ministro Tremonti sta mettendo a punto. Ma il rischio è quello di uno scenario anche peggiore. Il timore è che una manovra del valore minimo annunciato di 25 miliardi, dopo la bufera sui mercati e gli attacchi speculativi all’euro, uniti ad un bilancio pubblico non disperato ma che presenta un debito altissimo, debba comprendere anche altro. Un condono fiscale e uno edilizio, per esempio. Di quello edilizio già si è parlato, con la misura per regolarizzare i 2 milioni di cosiddetti «immobili fantasma ». Al momento ne sono stati accatastati un quarto per un recupero di rendita di 257 milioni e, con la regolarizzazione, si pensa di arrivare a 2 mld. L’ennesima sanatoria fiscale, invece, è l’ipotesi che aleggia come il convitato di pietra alla cena della missione recupero denaro. «I soldi da trovare sono tanti – dice Stefano Fassina, responsabile Economia per il Pd – Un condono fiscale sembra altamente probabile». Dal governo per ora parla solo il ministro Sacconi: «Ridurremo il perimetro della spesa pubblica e riformeremo il sistema fiscale».

SACRIFICI E DEMAGOGIA Mentre di certo c’è che per trovare i soldi destinati al decreto salva-Grecia (5,5 mld), tra gli altri tagli, sono stati dirottati i fondi per i familiari delle vittime di Marzabotto, per il resto siamo ancora alle congetture. Ma molto verosimili. Dalla stretta alla spesa pensionistica, che è di circa 250 miliardi l’anno (il bilancio dell’Inps è praticamente l’unico a funzionare), si recupererebbe qualcosa come 2,5 mld. Dalla manovra sul pubblico impiego 3-4 mld: congelamento di stipendi, salario di produttività e liquidazioni, niente turn-over, blocco degli scatti di anzianità anche per magistrati e professori universitari. Si parla di un’ulteriore strozzatura ai trasferimenti agli Enti locali, ed è possibile anche la revisione del triennale Patto per la salute siglato a novembre con le Regioni (previsti circa 100 mld l’anno), tanto più dopo l’ultima tornata elettorale che ha modificato gli equilibri politici interni alla Conferenza delle regioni. Nel mirino anche operazioni fiscali nel ricco settore di giochi e lotterie, e la spesa per investimenti (esempio: nei lavori pubblici basta ritardare qualche delibera per bloccare i finanziamenti). All’idea del ministro Calderoli di tagliare del 5% gli stipendi di ministri e parlamentari, «non facciano demagogia», risponde Rosy Bindi, presidente del Pd. «Non ci sono misure di lotta vera all’evasione fiscale – prosegue – nè misure strutturali per sostenere i redditi delle famiglie e l’economia». E Tremonti, del resto, ha più volte escluso patrimoniali di ogni genere. «Una mannaia per dipendenti pubblici e pensionati – dice Rossana Dettori, segretario Fp-Cgil – senza un minimo di equità sociale, senza riequilibrio del prelievo fiscale che strozza il lavoro, senza mettere mani all’insopportabile disparità di trattamento che vede i dipendenti pagare persino per gli speculatori». La Cisl propone interventi su sprechi, consulenze e mancati controlli, con cui «si può arrivare a risparmi tra i 2,5 e i 5 miliardi ». La ricetta prevede il taglio del 90% delle consulenze in enti e aziende pubbliche che costano 2, 6 milioni l’anno. «Si usano “esperti” esterni invece di far lavorare dirigenti interni – dicono dalla Cisl – spesso si tratta di prebende ad amici di partito per pagare le campagne elettorali».

L’Unità 16.04.10