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«Lettera di un padre alla Gelmini», di Giuseppe Fusco

Tempo pieno alle elementari

Al Ministro della Pubblica Istruzione,
Nonostante abbia scritto più volte, oggi ho appreso telefonicamente chiamando la sua segreteria che le mie mail non sono state neanche protocollate. Non importa, richiamerò la prossima settimana. Del resto, se non fosse una tragedia, le notizie che arrivano dal suo ministero mi sembrerebbero una pochade francese.
Ho davanti una lettera inviata dai dirigenti scolastici a 200.000 famiglie, con carta intestata del Ministero, dove si denunciano i tagli alle risorse e, solo per la provincia di Roma, la riduzione di più di 200 classi a tempo pieno. Contemporaneamente il sito del suo ministero mi rassicura, comunicandomi che il tempo pieno è stato aumentato in tutta Italia, specialmente nel Sud.
Vorrei fornire al suo ufficio stampa due preziose informazioni: Roma si trova (ancora) in Italia, e se a Palermo anziché una classe a tempo pieno ne organizzo due posso si sbandierare di aver raddoppiato le mie percentuali, ma non sto effettuando una comunicazione deontologicamente corretta. Nonostante la mia buona volontà, non riesco a non trovare contrastanti le notizie fornitemi entrambe dalla pubblica istruzione. Quale sarà la verità?
Guarda caso io ho due bambini piccoli: una frequenterà la 4 elementare. Come dire, da almeno tre anni sono persona informata su come funziona la scuola pubblica e posso confermare che, oltre alle tasse con le quali finanzio il welfare e pago in parte (e visti i risultati, anche a malincuore) il suo stipendio, ho contribuito all’acquisto di saponi e rotoli di carta igienica per i bambini.
Ho però anche un bimbo iscritto per l’anno prossimo in prima elementare. Nonostante le richieste dei genitori, ci hanno già comunicato che si riuscirà a formare soltanto una prima a tempo pieno, e che diversi bambini resteranno fuori, dovendosi accontentare dal modulo.
A questo punto mi sorge il dubbio che il suo ufficio stampa mi abbia comunicato una sciocchezza. Dato che lei è così sicura nell’affermare il contrario, qualche riflessione sulla loro efficienza ce la avrei. La prego anzi di informarmi e di rassicurarmi. Questo invito lo ribadisco anzi da settimane, senza alcuna risposta.
Devo anche dirle che mi turba la circostanza che un manager pubblico come è lei possa essere smentito così pubblicamente dai propri dirigenti con la famosa lettera appena citata. Qualsiasi azienda inizierebbe una seria riflessione. Anche nei momenti di crisi maggiore, quando si fanno i tagli, un management accorto cerca di fare squadra e di motivare i propri collaboratori per affrontare e superare le difficoltà.
Ma dopo questo tono “finto” leggero, cambiamo lievemente registro. Ministro, lei con le sue dichiarazioni mi offende. Mi offende come cittadino, nel senso alto del termine, promettendo (e non mantenendo) delle cose che non dipendono dal suo arbitrio ma sono diritti costituzionali. Ma mi offende definendo pretestuosa e strumentale la mia protesta. Non glielo consento. E questo come uomo, come padre, come persona seriamente danneggiata da una scelta che lei continua a negare contro ogni evidenza. Vorrei però augurarmi che si è trattato solo di un errore.
Le chiedo quindi una risposta, o meglio chiedo di incontrare un suo dirigente. Abito a Roma, lavoro vicino al suo ministero. Mi sarà facile raggiungervi.
In (ulteriore) attesa,
Giuseppe Fusco

da Il Messaggero