economia, lavoro

La crisi continua: rischiano tutti

Il Rapporto sui diritti globali 2010. A rischio anche 2 milioni di famiglie giovani, a reddito medio alto: soffrono a causa del mutuo. Diminuiscono le rimesse degli immigrati ed esplode l’emergenza casa. Il 10% degli occupati sotto la soglia di povertà. La recessione ha colpito duro, e continua a mietere vittime anche oggi. Non solo tra le fasce sociali tradizionalmente più deboli, ma anche tra gli appartenenti ai ceti medi. E’, questo, solamente uno dei tanti dati emersi dal Rapporto sui diritti globali 2010 (presentato il 24 maggio Roma dalla casa editrice Ediesse), ma, in tempi di “ripresina economica”, è forse quello che maggiormente colpisce. E spinge a riflettere su come operare per risalire la china. Nel tradizionale volume, infatti, quest’anno c’è anche una ricetta presentata dal leader della Cgil, Guglielmo Epifani, che consiste nel “costruire un nuovo modello sociale ed economico per rispondere tempestivamente ed efficacemente alle urgenze del nostro mondo”.

Emergenza casa. Tra le urgenze di cui parla Epifani, dunque, ci sono anche i quasi 2 milioni di famiglie giovani, a reddito medio alto, che soffrono a causa del mutuo per la casa. Secondo il rapporto, le spese per il tetto portano oltre la metà di questi nuclei ad arrivare con difficoltà alla fine del mese, e il 54 per cento a non poter accantonare neppure un euro. Non è dunque un caso se nel 2009 le famiglie italiane si sono indebitate per 524 miliardi di euro, 21.270 euro in più per ogni cittadino rispetto al 2008. Per i lavoratori dipendenti, il debito annuo è di 15.900 euro, il 79,4 per cento per la casa e il resto per consumi diversi. Entro il 2011, così, si stima che 150 mila famiglie italiane saranno sfrattate e perderanno la loro casa. L’affitto, tra l’altro, incide sui redditi dei pensionati e lavoratori dipendenti tra il 30 e 70 per cento. Nel 2008 risulta un 18,6 per cento in più di sfratti esecutivi rispetto al 2007. In Italia i senza tetto sono stimati tra 65 mila e 120 mila.

Immigrati e rimesse. Ma se la crisi economica “butta per strada” gli italiani, mette in ginocchio anche gli immigrati. Infatti, mentre i cittadini italiani non riescono più a risparmiare, gli immigrati tagliano sulle rimesse al Paese d’origine: meno 10 per cento nel 2008, con un invio mensile medio di 155 euro, a fronte dei 171 del 2007. Nonostante il lavoro dei migranti porti in cassa il 4 per cento dei contributi Inps e il 9,2 per cento del Pil, le nuove assunzioni nel 2009 sono calate a 92.500, mentre la previsione era di 171.900, e i lavoratori stranieri sono i primi a essere licenziati. Anche per gli extracomunitari, però, la casa è un problema serio. Le famiglie straniere in affitto sono 1 milione e 300 mila, pari a 4 milioni di persone. L’85 per cento ha un contratto non registrato o registrato per un canone inferiore al reale.

Anziani tartassati. Secondo il rapporto sui diritti globali, gli anziani sono un’altra fascia a grosso rischio in Italia. Oltre a dover affrontare gli stessi problemi abitativi dei più giovani, infatti, sono tra i più tartassati d’Europa. Gli anziani nel nostro paese rispetto ai coetanei europei pagano più tasse: a parità di reddito annuo lordo di 13.700 euro, un pensionato italiano si porta a casa 11.631 euro, uno tedesco e uno francese l’intera somma di 13.700 euro.

Rischio povertà. Lavorare, in effetti, nel nostro Paese sembra non essere una protezione dal rischio di impoverimento. In Italia 13,6 milioni di lavoratori guadagnano meno di 1.300 euro netti al mese, e, fra questi, 6,9 milioni (di cui il 60 per cento donne) possono contare su meno di 1.000 euro. Né va meglio per i pensionati: ben 7,5 milioni guadagnano infatti meno di 1.000. Insomma. In sei anni, si legge nel testo, tra il 2002 e il 2008, il reddito netto familiare ha perso ogni anno 1.599 euro tra gli operai, 1.681 euro tra gli impiegati. Nel 2009, il 10 per cento degli occupati è sotto la soglia della povertà relativa (un dato peggiore della media dell’Unione Europea, che è dell’8 per cento). Una povertà che si è allargata nel corso di questi anni: nel 2007 la percentuale dei lavoratori sotto la soglia della povertà relativa era, infatti, dell’8,6 per cento e dunque, in due anni, c’è stato un incremento dell’1,4 per cento. Le famiglie che nel 2009 percepiscono esclusivamente redditi da lavoro sono più povere che non nel 2008 (dall’8,7 al 9,7 per cento del totale delle famiglie povere), dato che sale al 14,5 per cento (era il 13,9 per cento l’anno prima) se si tratta di operai, mentre per i lavoratori in proprio si passa dal 7,9 per cento all’11,2 per cento, ben +3,3 per cento.

Migliaia di senza tetto. In una situazione del genere, quindi, è proprio sulla sfida di avere un tetto sulla testa che la crisi mette a dura prova i lavoratori. E molti finiscono per strada. Gli adulti senza tetto sono così 4.000 a Milano, e 6000 a Roma. In Italia i senza casa sono stimati tra i 65mila e 120mila. Sono in strada in media da 4,5 anni, nei dormitori da 3,2 anni, nelle aree dismesse da oltre 8 anni, una condizione su cui le politiche sociali sembrano avere poca presa. Per altro, si legge nel rapporto, ‘nel 2009 ai senza dimora si è risposto a colpi di Pacchetto sicurezza, con una schedatura nazionale e con limitazioni radicali al diritto a ottenere la residenza, conditio sine qua non per i più elementari diritti. Misure pensate contro gli immigrati ma che hanno ricadute sensibili sugli italiani più poveri”.

da Rassegna.it