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Il giudice: «Ruffini torni al suo posto, la Rai agì per discriminazione»

«Reintegrare Paolo Ruffini alla direzione di Raitre». Lo ha disposto il giudice del lavoro di Roma, accogliendo il ricorso presentato da Ruffini dopo la sua sostituzione, alla fine dello scorso novembre, con Antonio Di Bella. «Indizi gravi, precisi e concordanti» collegano la sostituzione di Paolo Ruffini alla direzione di Raitre all’aperta critica al contenuto di alcuni programmi della rete. Per cui la «delibera di sostituzione del vertice di Raitre non appare dettata da reali esigenze di
riorganizzazione imprenditoriale presentando invece un chiaro connotato di motivazione discriminatoria e quindi illecita». Si è espresso così il giudice del lavoro del tribunale civile di Roma che con un’ordinanza ha ordinato alla Rai di adibire Ruffini «all’attività lavorativa come dirigente editoriale direttore di Raitre».

Sulla vicenda, la Rai prende atto dell’ordinanza e proporrà immediato reclamo al Giudice superiore. Lo rende noto l’azienda con un comunicato stampa. «Rai sottolinea – prosegue la nota – che l’ordinanza peraltro non caduca la delibera di nomina del nuovo Direttore di Raitre che pertanto potrà continuare a svolgere regolarmente il proprio mandato». E Di Bella interpellato dai cronisti, dice: «No commente, devo leggere le carte».

L’ordinanza sul reintegro di Paolo Ruffini alla direzione di Raitre è «un giusto risarcimento», sottolinea Paolo Gentiloni, responsabile comunicazioni del Pd, a margine della presentazione del libro di Alberto Guarnieri e Angiolino Lonardi sul digitale terrestre. «Ho condiviso la denuncia di Ruffini per la discriminazione di natura politica di cui è stato oggetto. Pur non condividendo le motivazioni dell’ordinanza – osserva Gentiloni – considero questa una decisione non contro l’attuale direttore di Raitre (Antonio Di Bella, ndr), ma un giusto risarcimento perché è stato vittima di una discriminazione politica».

«La Rai è stata protagonista di un episodio di discriminazione politica intollerabile non degno di un servizio pubblico» lo dice il consigliere della Rai Nino Rizzo Nervo che aggiunge: «L’azienda non minimizzi quanto è accaduto e soprattutto non trasformi la vicenda in una contesa tra due ottimi professionisti: Paolo Ruffini e Antonio Di Bella».

L’Unità 28.05.10

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Rai/ Ordinanza: Azienda reintegri Ruffini a direttore Raitre. Sostituzione illecita per critiche programmi e discriminatoria

Roma, 28 mag. (Apcom) – Il giudice del lavoro di Roma Eliana Paci (terza sezione del tribunale civile), con provvedimento di urgenza “fa ordine alla Rai di adibire il ricorrente”, Paolo Ruffini, “all’attività lavorativa come dirigente editoriale direttore di Raitre con adibizione alle mansioni svolte prima del 25/11/2009”, giorno in cui il Cda Rai adottò la delibera di nomina alla direzione di Raitre di Antonio Di Bella, “sino all’assegnazione di mansioni equivalenti”. E’ quanto si legge nell’ordinanza con cui è stato accolto il ricorso dell’ex direttore di Raitre.

La delibera di sostituzione, si legge nell’ordinanza, “non appare dettata da reali esigenze di riorganizzazione imprenditoriale, presentando invece un chiaro connotato di motivazione discriminatoria e quindi, in quanto tale, illecita ai sensi dell’articolo 15 legge 300/1970”. Questo tenuto conto del “collegamento” tra le molte frasi della maggioranza e del Governo sulla “faziosità” dei programmi di Rai tre e la sostituzione di Ruffini. “Conferma di tale stretto collegamento – si legge – proviene dal tenore delle dichiarazioni rilasciate dal direttore generale della Rai il 23/09/2009 alla Commissione di Vigilanza sull’attività della Rai nel corso della quale egli ha espresso un aperto disappunto sul fatto che reti del servizio pubblico e quindi pagate dai cittadini fanno – diversamente a suo dire da tutti gli altri Paesi del mondo trasmissioni ‘politicamente
contro’ (il Governo). E se è vero che il Direttore generale non delibera ma ha potere di nomina, tenuto conto de lle reiterate e varie dichiarazioni espresse da esponenti del governo, come detto mai smentite, e dalla vicinanza temporale della delibera di novembre – seguita alle dichiarazioni del Direttore generale – può sicuramente affermarsi, sulla base di un giudizio di verosimiglianza, in sussistenza di indizi gravi, precisi e concordanti circa un obiettivo di collegamento tra la sostituzione del ricorrente e l’aperta critica al contenuto di alcuni programmi voluti e potenziati dal medesimo”.