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"Festa della ricerca pubblica oggi Si mobilitano Isae, Ispesl e Inseam", di Roberto Ciccarelli

Stralciati gli enti culturali dalla manovra, si riapre il capitolo degli enti di ricerca. La manovra finanziaria sopprime l’Istituto di studi e analisi Economica (Isae), l’Istituto nazionale di studi di architettura navale (Insean), l’Istituto superiore per la Prevenzione e la sicurezza del Lavoro (Ispesl), l’Ente italiano della montagna (Eim). Contrariamente alle bozze circolate, l’Istituto degli affari sociali (Ias) confluirà nell’Istituto per la formazione dei lavoratori (Isfol), anch’esso entrato per qualche ora nel mirino di Tremonti, poi miracolosamente salvato. Come gli altri enti che gravitano attorno al Cnr: Inaf, Ice e Ogs.
Grande è lo stato di agitazione in piazza indipendenza a Roma, dove oggi pomeriggio gli enti di ricerca si sono dati appuntamento per una «festa» di protesta. Qui ha sede l’Isae, l’istituto che si occupa della previsione e dell’elaborazione degli indicatori del clima di fiducia delle famiglie e delle imprese italiane. Ci lavorano 100 persone tra ricercatori, tecnologi e amministrativi, più 15 precari. Il suo costo è di circa 10 milioni di euro. L’abrogazione e la sua confluenza nel Ministero dell’Economia comporterà un risparmio di 137 mila euro, cioè la somma degli stipendi del Presidente, del Cda e dei revisori dei conti. Una cifra talmente irrisoria che non trova una giustificazione economica se non, dicono i ricercatori mobilitati, nella volontà di sopprimere una voce indipendente.
Negli ultimi mesi, infatti, l’Isae ha denunciato la radicalizzazione della crisi dati alla mano, cosa che evidentemente non è piaciuta ad un governo impegnato fino a 10 giorni fa a sostenere il contrario. Dopo avere respinto l’epiteto insultante, ma tanto di moda nei palazzi governativi, di «ente inutile», il presidente Alberto Majocchi ha ricordato in un duro comunicato che la prima decisione presa dal neo-primo ministro inglese David Cameron è stata la creazione di un «cane da guardia» che attesta lo stato dell’economia in maniera indipendente. In Italia, invece, si sceglie di sopprimerlo.
L’Inseam è un centro di eccellenza a livello mondiale con base nel quartiere romano di Spinaceto. È specializzato in idrodinamica applicata al campo navale. Il 30 per cento del budget annuale viene reperito sul mercato grazie a commesse della Boeing, Finmeccanica o Rolls Royce. Questo significa che, una volta abrogato questo ente che ha testato le barche italiane che partecipano alla Coppa America, tutti i ricercatori (140) che lavorano senza oneri per lo Stato torneranno a gravare sul ministero dei Trasporti.
Il caso dell’Ispesl è ancora più clamoroso. È l’ente più grande, vanta un bilancio di 90 milioni ed è commissariato da due anni. Anche in questo caso l’abolizione permetterà di risparmiare sul costo dei dirigenti. Le altre spese non varieranno. Sui 1400 dipendenti, 540 sono ricercatori precari. Una realtà che avvicina l’Ispels a molti altri enti di ricerca nei quali un terzo del personale si trova nella stessa situazione. Gran parte di queste persone hanno il contratto in scadenza a giugno. Il nuovo ente di riferimento, l’Inail, in che modo affronterà la situazione?
Grande è ancora il caos generato dalla roulette russa del Ministero dell’Economia. L’unica certezza che emerge da una manovra che ristruttura il 40 per cento degli enti di ricerca italiani è la dispersione di competenze scientifiche decennali, la mortificazione della libertà di ricerca, l’impossibilità sancita dal governo di uscire dalla crisi investendo su ricerca e innovazione.

Il Manifesto 02.06.10

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