economia, partito democratico

Battibecco Bersani-Tremonti ad Annozero. Sciopero dei magistrati contro la manovra

I conti pubblici del 2010 tengono: sono in linea con le previsioni. Lo dice il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, spiegando che l’impegno con Bruxelles è quello di correggere i conti sul 2011 e sul 2012. Intervenendo alla trasmissione tv Annozero, il ministro spiega che il fatto di aver negato la necessità di una correzione per quest’anno nel corso di una passata puntata di Annozero era «una risposta a una polemica tipica della vecchia politica italiana per dire che i conti del 2010 non tengono. Invece, i conti sul 2010 tengono – sottolinea – e sono in linea con le previsioni». «Quello che conta per noi è l’Ecofin, l’Eurogruppo e l’Europa, naturalmente – dice Tremonti – anche Annozero è importante».

Il governo ammetta i propri errori nelle politiche economiche e di finanza pubblica, faccia «un’operazione di verita», altrimenti il Pd «non si mette nemmeno a discutere», gli replica duramente il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. Altrettanto secca la risposta del ministro dell’Economia: «se si fa propaganda così non andiamo da nessuna parte».

Il battibecco è proseguito vivacemente su una questione che di giorno in giorno si fa più scottante. Nel pomeriggio, intanto, era arrivata anche la protesta dei magistrati: «la Giunta esecutiva centrale dell’Anm proclama, unitamente alle altre magistrature, lo sciopero contro gli effetti della manovra economica varata dal Governo e delibera l’organizzazione di giornate di mobilitazione e di protesta con sospensione delle attività di supplenza, con le modalità e i tempi che verranno proposti al Comitato direttivo centrale di sabato 5 giugno». Così in una nota della stessa Associazione Nazionale Magistrati.

«I magistrati – si legge nel comunicato – sono consapevoli della crisi economica in cui versa il Paese e non intendono sottrarsi al loro dovere di cittadini e di contribuenti, ma devono denunciare che le misure approvate dal Governo sono ingiustamente punitive nei loro confronti e di tutto il settore pubblico. È inaccettabile essere considerati non una risorsa, ma un costo o addirittura uno spreco per la giustizia. Questa manovra incide unicamente sul pubblico impiego, senza colpire gli evasori fiscali (già beneficiati da numerosi condoni), i patrimoni illeciti, le grandi rendite e le ricchezze del settore privato; paralizza l’intero sistema giudiziario e scredita e mortifica il personale amministrativo; svilisce la dignità della funzione giudiziaria e mina l’indipendenza e l’autonomia della magistratura; incide in misura rilevante sulle retribuzioni dei magistrati nella prima fase della carriera, soprattutto dei più giovani che subiscono una riduzione di stipendio fino al 30 per cento. Questo significherà allontanare i giovani dalla magistratura; colpisce in maniera iniqua, indiscriminata e casuale. Ad esempio, un pubblico dipendente (magistrato o altro funzionario) con uno stipendio lordo di 150.000 euro subirà un taglio di stipendio di 3.000 euro lordi l’anno (cioè il 2% dello stipendio), mentre un magistrato di prima nomina con uno stipendio lordo di circa 40.000 euro subirà tagli complessivi per circa 10.000 euro lordi l’anno (circa il 25% dello stipendio).

L’Anm chiede al Governo interventi strutturali che consentirebbero di ridurre le spese nel settore giustizia e di recuperare risorse per lo Stato, secondo le proposte più volte avanzate dalla magistratura associata: la soppressione dei piccoli Tribunali, delle sezioni distaccate di Tribunale e della metà degli Uffici del Giudice di pace; misure che consentirebbero di risparmiare, a regime, decine di milioni di euro; il recupero delle pene pecuniarie e delle spese di giustizia, circa 1 miliardo di euro l’anno; la sospensione dei processi con imputati irreperibili (che costano decine di milioni di euro solo per il pagamento delle spese di patrocinio).

I magistrati intendono denunciare all’opinione pubblica e al Paese le gravi disfunzioni del sistema giudiziario, rappresentando le attività di supplenza di cui si fanno carico quotidianamente nell’interesse dei cittadini». Contro la manovra anche «il Comitato Intermagistrature delibera una comune iniziativa di astensione dal lavoro di tutte le magistrature contro gli effetti della manovra economica varata dal Governo. Lo sciopero – si legge nella nota – sarà effettuato secondo le modalità e i tempi previsti dai rispettivi codici di autoregolamentazione, ma con il costante coordinamento tra le diverse associazioni. Il Comitato ribadisce l’assoluta contrarietà alle misure eccessivamente penalizzanti per i magistrati contenute nel decreto legge che, invece, non incide su alcuna delle fonti di spreco delle risorse del settore più volte segnalate. Partecipare consapevolmente allo sforzo di risanamento richiesto al Paese non significa accettare tagli iniqui alle retribuzioni e un’ulteriore destrutturazione del servizio giustizia».

da www.unita.it