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«Sopravvissuti, ma per quanto?», di Mauro Munafò

Studenti e docenti del Centro Sperimentale di Cinematografia occupano la sede dell’istituto per protestare contro i tagli la precarietà e i tagli alle risorse destinate alla produzione culturale. “In un paese normale la cultura e la ricerca sono una risorsa”

Si definiscono dei sopravvissuti, ma non sanno ancora per quanto. Gli studenti del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, la scuola di cinema più antica e prestigiosa d’Italia, stanno occupando la sede del loro istituto dal 31 maggio per protestare contro la situazione di precarietà a cui è costretto il Centro e buona parte dell’industria culturale del Paese.

La preoccupazione di ragazzi e docenti è il futuro: il Csc era finito in un primo momento nella lista dei 232 “enti inutili” nel decreto anticrisi del ministero dell’Economia a cui tagliare i fondi. Solo l’intervento di Napolitano, che ha stralciato la lista degli enti culturali, ha permesso al Centro di tirare un respiro di sollievo. Studenti e docenti si chiedono però quanto durerà.

“Oggi è il momento di pensare più in generale allo stato del cinema e della cultura nel nostro paese – spiegano attraverso il sito della protesta gli studenti – Non vogliamo più sentirci dire che la cultura è uno spreco. In un paese normale la cultura e la ricerca sono una risorsa. Invece in Italia sono sempre la prima spesa da tagliare. Il Centro Sperimentale è stato tutelato per la sua storia e per il suo prestigio. Ma non dobbiamo dimenticare che ci sono decine e decine di enti che rischiano la cancellazione”.

Tantissimi i nomi del cinema e dello spettacolo, in molti casi ex allievi, che hanno manifestato la propria solidarietà all’iniziativa o hanno partecipato alle assemblee convocate in questi giorni: Paolo Sorrentino, Valerio Mastandrea, Giancarlo Giannini, Lina Wertmüller, Roberto Faenza, Pier Francesco Favino, Elio Germano solo per citarne alcuni.

Oltre ai problemi economici (Il Csc riceve finanziamenti attraverso il Fondo Unico per lo Spettacolo), gli studenti protestano contro gli infiniti ostacoli burocratici che gli si pongono davanti. Nonostante si tratti della scuola di Cinema più importante del Paese, il Centro non viene riconosciuto come accademia e il diploma rilasciato non ha validità legale. Al danno si aggiunge poi la beffa: gli studenti del Csc non hanno neppure diritto alla riduzione sui biglietti del cinema, possibilità concessa invece a tutti gli studenti universitari del paese.

Ma l’occupazione del Centro non vuole essere il culmine della protesta, quanto il primo passo di un percorso più articolato. Da una parte la volontà di aprire un dibattito con tutte le realtà che agiscono nel campo della cultura, dall’altra l’organizzazione di manifestazioni sparse sul territorio affinché la mobilitazione non rimanga confinata ai soli addetti ai lavori. L’obiettivo è quello di ottenere risposte certe sulle intenzioni del Governo per quanto riguarda l’industria culturale che impiega 200 mila persone in Italia. “È stata messa in discussione l’esistenza di alcuni enti fondamentali per la cultura italiana. Questo è un disegno scientifico di soppressione culturale”.

da www.espresso.repubblica.it