ambiente, cultura, economia

"Ecomafie: tre reati ambientali ogni ora E i profitti continuano a crescere", di Lilli Garrone

Il rapporto 2010 di Legambiente: l’unico business immune alla crisi. In testa Campania, Calabria e Lazio. Liguria prima al Nord. Nuovi settori in espansione. L’hanno definito l’unico business immune alla crisi. E’ quello dei reati ambientali che vede crescere le proprie cifre in misura esponenziale: gli illeciti accertati nel 2009 sono stati 28.576 (25.776 l’anno precedente), un numero che equivale a 78 reati al giorno, più di tre ogni ora. E, secondo i calcoli di Legambiente, che ha illustrato il 4 giugno il rapporto «Ecomafia 2010», nonostante l’inasprirsi della crisi economica questo immenso giro di affari ha addirittura visto aumentare i suoi profitti, arrivando a 20, 5 miliardi di euro in un anno.

SPECIALIZZAZIONE – La criminalità ambientale in Italia, è scritto nel rapporto presentato dal presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza e dal suo vice Sebastiano Venneri, si è oggi specializzata in alcuni settori: dai rifiuti (anche elettronici) si è arrivati al cemento depotenziato, ai mercati ortofrutticoli (specialmente in Campania e nel Lazio, in provincia di Latina a Fondi) ai centri commerciali. I numeri raccontano poi che sono aumentati del 43 per cento gli arresti , arrivando a 316 nel 2009, e così le persone denunciate, passate da 21.336 a 28.472 o i sequestri effettuati, da 9.676 a 10.737 nel 2009. «L’azione di contrasto messa in campo dalle forze dell’ordine – ha detto Sebastiano Venneri – deve essere sostenuta dal Governo con nuove leggi e strumenti. Introducendo finalmente i delitti contro l’ambiente nel codice penale e mettendo mano alle situazioni di pericolo più gravi: come le aree inquinate da bonificare o la necessità di rendere sicuri gli edifici a rischio calcestruzzo depotenziato», utilizzato soprattutto al sud in strade, viadotti e perfino in scuole (a Tropea) o ospedali (come al San Giovanni di Dio ad Agrigento).

«RAVVEDIMENTO OPEROSO» – E lo stesso procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso non solo ha invocato nuovi strumenti legislativi ma l’introduzione della figura del «ravvedimento operoso»: i colpevoli dovrebbero riparare ai danni ambientali arrecati. Nella classifica sull’illegalità ambientale il Lazio sale al secondo posto (era al quinto nel 2008) soprattutto per i reati contro il patrimonio faunistico, mentre il suo territorio è sempre più esposto alle infiltrazioni dei clan, soprattutto nel sud Pontino con Latina che si attesta al terzo posto nella classifica del ciclo del cemento in Italia.

LA CLASSIFICA – Al primo posto resta ancora la Campania con 4.874 infrazioni accertate, il 17 per cento del totale, mentre al terzo è la Calabria con 2.898 seguita dalla Puglia con 2.674 infrazioni. Scende di due posizioni la Sicilia con 2.520 infrazioni, mentre la Liguria è la prima regione del nord Italia in questa triste classifica con 1.231 reati. «Raccontano che la crisi dei rifiuti è risolta – inizia così la prefazione al rapporto scritta da Roberto Saviano – ma se aprite le pagine di analisi di questo dossier conoscerete davvero cosa accade in Italia». Perché in questo campo l’ecomafia si conferma come una holding solida: «Gli investimenti a rischio in opere pubbliche e gestione dei rifiuti urbani nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa anche nel 2009 superano i 7 miliardi di euro».

I SETTORI A RISCHIO – A seguire l’abusivismo edilizio, con una somma in nero accumulata dalle ecomafie di circa 2 miliardi: 7.463 le infrazioni accertate in questo campo e come ogni anno la Campania è al primo posto con 1.179 reati. Altri tre miliardi arriverebbero alle Ecomafie dal racket degli animali tra corse clandestine di cavalli e combattimenti tra cani. Anche l’agricoltura si conferma come uno dei pilastri con un giro di affari di 50 miliardi di euro l’anno, mentre si starebbe sempre più allargando il settore del commercio con supermarket e grandi centri: solo in Sicilia a fine 2008 risultavano 100 autorizzazioni per nuove strutture commerciali. «Un business che sottrae risorse preziose all’economia legale e condanna il paese all’arretratezza», ha concluso il presidente Cogliati Dezza. «Sono cifre allarmanti», ha detto il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo presentando la Giornata mondiale dell’Ambiente che si celebra il 5 giugno. Applaudendo il lavoro di Legambiente ricorda che al rapporto presentato qualche giorno fa dal ministero emerge che le forze dell’ordine scoprono un illecito ambientale ogni 43 minuti. «La lotta all’ecomafia – conclude Stefania Prestigiacomo – è uno dei miei pilastri e dell’azione di governo».

Il Corriere della Sera 05.06.10