cultura, memoria

"Una rete per far vivere i luoghi dell’antifascismo", di Mirco Zanoni

Da Casa Cervi alla Risiera di San Sabba nasce un collegamento di siti in cui si è svolta la Storia. Per viaggiare dal vivo dentro il ‘900. Il coordinamento dei luoghi della memoria in Italia è una sfida a cui sta lavorando da quasi due anni l’Istituto Alcide Cervi. Una rete di musei, memoriali, percorsi, centri di sensibilizzazione che hanno al centro la storia dell’antifascismo, della Resistenza, della deportazione, della guerra.
Non si tratta di luoghi muti, o semplici «pietre dolenti», lapidi di una stagione di sofferenza che ha costellato soprattutto il biennio 1943-45. Al contrario, lo sforzo che si sta mettendo in atto, a partire dalla Casa dei sette fratelli Cervi, è quella di creare una grande sinergia tra luoghi attivi di cultura, didattica, ricerca, turismo consapevole. Un’esperienza non dissimile a quella che è già presente in Paesi come Germania e Francia sugli stessi temi.
Andare a memoria è il seminario che si è svolto proprio presso il Museo Cervi di Gattatico (Reggio Emilia) il 4 e 5 giugno, in cui si è sancito l’inizio di questa rete. Insieme alla Fondazione Villa Emma di Nonantola e al Coordinamento Associazioni per Monte Sole, l’Istituto Cervi ha ribadito la nascita di Paesaggi della Memoria, attorno ad un primo nucleo forte di luoghi in tutta Italia (23 ad oggi) e incarnato in un manifesto o carta d’intenti che è possibile conoscere attraverso il sito www.fratellicervi.it. Questa rete si sta già allargando ad altri attori, specialmente nel centro Italia, costellata di esempi dei Campi di concentramento fascisti per slavi e dissidenti: la loro presenza ad «andare a memoria» pochi giorni fa, è il segno di una necessità avvertita da più parti, fare «massa critica» di un patrimonio (i luoghi, appunto) dove i cittadini possano toccare con mano la storia, incontrare ancora la memoria dei testimoni, approfondire con strumenti al passo coi tempi la conoscenza storica in Italia. Nella consapevolezza che, sulla memoria, chi si ferma è perduto. Andare a memoria, nel gioco di parole evocato, è anche un invito di moto a luogo verso la conoscenza di quegli anni.
Certo, un cammino impervio nei siti autentici della storia. Vicende locali ma assolute, familiari e collettive (Casa Cervi, Villa Emma), di stragi e di deportazione (Monte Sole-Marzabotto, S. Anna di Stazzema, Fossoli, Borgo San Dalmazzo…), che viste nel loro insieme danno la geografia della memoria.
I prossimi passaggi saranno quelli di sollecitare un ampliamento di Paesaggi della memoria, mentre si costruiranno strutture in grado di essere interlocutori all’altezza della sfida. Sollecitando le istituzioni in ogni modo: l’assessore alla cultura dell’Emilia Romagna Massimo Mezzetti ha preso impegni sul tema di legislazione di tutela dei luoghi. Così come già presente in Piemonte, regione costellata di luoghi della memoria e di storie di partigiani.
Come qualcuno ha scritto in questi giorni, si tratta di un’azione in controtendenza rispetto alla concezione della cultura vigente in questo Paese. Fare rete serve oggi a difendersi meglio dalla scure dei tagli.
La prossima sfida sarà quella di coinvolgere i grandi monumenti nazionali, irrinunciabili per questa rete. Le fosse Ardeatine, La Risiera di San Sabba, La Foiba di Basovizza. Mentre cresce la consapevolezza che senza questa mappa sensibile di relazione tra territorio e storia, fra cittadinanza e paesaggio umano, la storia complessa della seconda Guerra Mondiale rischia di essere una macchia indistinta (e incolore) sui libri di storia. Casa Cervi continuerà per parte sua a metter gambe, cuore e pensiero ad un progetto di cui va l’identità storica italiana.

L’Unità 09.06.10