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"Berlino verso la stangata sui ricchi", di Roberto Petrini

Tassa già decisa da Spagna, Francia e Regno Unito. L´Italia non la prevede. Siamo anche uno dei pochissimi Paesi a non colpire le rendite di tipo finanziario. L´euroausterity non è fatta solo di tagli alla spesa pubblica e sacrifici per gli statali, ma arriva anche l´aumento delle tasse. Per ora solo l´Italia sembra smarcarsi dalla nuova tendenza continentale, che attraversa trasversalmente destra e sinistra, e che per recuperare risorse e per dare il senso dell´equità alle manovre di bilancio, non esita a ritoccare le aliquote per i redditi alti, ad elevare il prelievo su rendite finanziarie, stock option e superstipendi. A rompere il tabu anche il governo di centrodestra tedesco di Angela Merkel: proprio ieri il ministro delle Finanze Schaeuble non ha escluso un aumento dell´aliquota Irpef più alta oggi ferma al 42%. Gordon Brown, prima di cedere il passo al conservatore Cameron, nei mesi scorsi aveva già provveduto ad introdurre una nuova aliquota massima del 50% oltre le 150 mila sterline di reddito e il nuovo governo non sembra intenzionato a fare retromarcia. I due leader socialisti di Spagna e Portogallo, Zapatero e Socrates, hanno già applicato o stanno per varare nuove aliquote sui redditi alti. Sarkozy, in Francia, ha dovuto annunciare un prelievo straordinario sui più ricchi. Solo in Italia l´aliquota sopra i 75 mila euro resta inchiodata al 43%.
In un periodo in cui la finanza è nel mirino per il ruolo avuto nella recente crisi internazionale, le grandi banche e i manager dagli stipendi d´oro non potevano rimanere fuori. La Francia e il Regno Unito hanno annunciato tasse straordinarie sulle banche, il Portogallo ha già varato un´imposta del 2,5% sugli utili degli istituti di credito. La Germania ha tassato le società energetiche: anche in questo caso il nostro paese, spiegando che il nostro sistema bancario non ha avuto bisogno di aiuti durante il crac del 2007-2009, ha evitato nuove addizionali sul credito.
Quanto alle remunerazioni speciali di banchieri e uomini della finanza, l´Italia – come dimostra un rapporto dello Studio Maisto di Milano – ha agito: nella manovra è stata introdotta una addizionale del 10% su bonus e stock options che superino di tre volte lo stipendio base ma che molti giudicano un´arma destinata a colpire solo una manciata di manager. Più dura la mano della Francia (che ha varato un´imposta straordinaria del 50% per i bonus oltre il tetto di 27.500 euro), del Regno Unito (che ha deciso un tassa del 50% oltre 25 mila sterline per i dirigenti di banche) e della Germania (che ha imposto un tetto ai compensi manager di banche salvate dallo Stato).
Mentre in Italia ancora si discute se uniformare al 20% le tasse su titoli di Stato e rendite finanziarie, in Europa i governi sull´onda della crisi si sono già mossi: in Spagna è stato varato un aumento dell´aliquota sui redditi da capitale dal 18 al 19-21%. In Portogallo è stata introdotta una tassa del 20% sulle plusvalenze azionarie, e una stretta è in atto in Inghilterra. Mentre in Francia si è preferito adottare una ritenuta alla fonte del 50% per chi si stabilisce nei paradisi fiscali.
Infine i redditi dei pubblici funzionari. In Italia i funzionari dello Stato sono stati sottoposti ad un prelievo del 5-10% oltre i 90 mila euro di stipendio annui. In Spagna, in Portogallo e Francia sono state introdotte misure simili. Forse non è finita qui e i tempi della Thatcher oggi sembrano preistoria.

La Repubblica 13.06.10