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Tempo di consuntivi

Tra tanti valori negativi possiamo inserirne ancora uno positivo, la Consulta dei genitori?
Il 15 giugno segna il termine perentorio per l’approvazione del conto consuntivo. Ma non è solo un bilancio economico che ci aspetta e non è facile tirare le somme quando è davvero arduo portarle in pareggio. La scuola gestisce “anche” risorse… sempre minori, ma non è certo questa la sua funzione. Enuncia l’art.1 comma 1 del DPR 249/98, meglio noto come “Statuto delle studentesse e degli studenti della scuola secondaria”: “La scuola è luogo di formazione e di educazione mediante lo studio, l’acquisizione delle conoscenze e lo sviluppo della coscienza critica”. Ed il DPR 275/99 ci illustra che l’autonomia “si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona umana, adeguati ai diversi contesti, alla domanda delle famiglie e alle caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti, al fine di garantire loro il successo formativo, coerentemente con le finalità e gli obiettivi generali del sistema di istruzione e con l’esigenza di migliorare l’efficacia del processo di insegnamento e di apprendimento”.

Il regolamento di contabilità prevede però, in quanto tale, un consuntivo fatto solo di residui attivi e passivi, di fondo di cassa, di avanzo e disavanzo di amministrazione…

Non ci sono strumenti uniformi e codificati che ci permettano di verificare e valutare l’adeguatezza degli strumenti di istruzione e la loro efficacia. Anche in considerazione della non uniformità di un’azione educativa che debba tener giustamente conto della domanda e delle caratteristiche di apprendimento degli studenti.

Dopo le polemiche, i ritardi e i differimenti per l’approvazione del programma annuale, questo appuntamento sembra invece scorrere via, quasi un giorno come un altro, un formale adempimento, sopraffatto dalle proteste e dall’incertezza del futuro. Sembrano scomparse le buone pratiche, i buoni propositi per il nuovo anno.

Non mancano certo i motivi: dal taglio agli organici al numero di alunni per classe, dai residui attivi ai contributi volontari, dai tagli al tempo pieno al generale dissesto finanziario. Rispetto a tutto questo la scuola appare incapace di reagire, di riconvertire le proprie risorse, di ripensare e rivedere la propria progettualità e l’unica soluzione che si prospetta appare quella di chiedere ai genitori di compensare ai tagli in un momento di crisi che peraltro travolge tutti noi.

Non si può non riflettere sulla circostanza che questa situazione economicamente difficile e i suoi prevedibili sviluppi erano ben noti agli organi di gestione già dal 2007, senza che però si siano condivise strategie per fronteggiarli, iniziative per chiarirne gli effetti e per contenere i danni.

La scuola a “costo zero” di Lodi o di don Milani era fatta da “persone” e non da “cose”. Rappresentava ed era esempio di un “Valore” non suscettibile di quantificazione economica, ma che tuttavia “valeva” incommensurabilmente.

Non si può pensare che non esistono altre soluzioni, è possibile una diversa gestione che si preoccupi in primo luogo di “fare scuola” condividendo una strategia di razionalizzazione delle risorse.

Quando non si posseggono “cose” bisogna recuperare i “valori”. Non è una mai una ripartenza piangere ciò che si è perso. Lo è credere in qualcosa di nuovo e adoperarsi per esso. La ripartenza segue una frenata, come tristemente si “ri”costruisce da ciò che si è distrutto.

Ma intanto l’incapacità di condividere facilita e giustifica la prospettazione di nuove ipotesi organizzative del sistema scolastico dove sempre minore spazio viene lasciato ai reali protagonisti di quella che cessa di essere una “comunità” per spersonalizzarsi in una visione regionale che supera e annulla le esigenze della singola scuola.

Abbiamo costruito reti autostradali, ferroviarie, aeree per permettere e agevolare gli spostamenti reali, il collegamento fisico. La rete virtuale, informatica, consente comunicazioni più rapide, facili, velocissime, a grandi distanze, ma se pensiamo erroneamente possa costituire lo sola forma di contatto, bisogna riflettere sulla circostanza in fondo ci tiene anche fermi, magari seduti su una comoda sedia davanti a un monitor.

Anche il successo delle iniziative sembra misurato dal risalto mediatico delle stesse indipendentemente dall’effettivo conseguimento degli obiettivi sperati. Ma quali obiettivi?

E se una proposta di coordinamento e condivisione quale la Consulta, almeno finché esisteranno ancora organismi di rappresentanza, appare la via da percorrere, non si può non constatare la mancanza di volontà nel perseguirla e, giacché non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, rischia di restare l’ennesimo sogno infranto, vinto dall’indifferenza, sopraffatto dalla gratificazione per riconoscimenti effimeri della durata di una stagione di protesta.

Un’altra opportunità che rimpiangeremo quando sarà perduta.

Ma anche uno dei pochi valori positivi da poter ancora inserire nel nostro consuntivo.

Genitori in Movimento
http://www.apritiscuola.it/genitori/inmovimento