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Noi ricercatori, tra terremoto e ddl Gelmini

Egregio Presidente della Repubblica, ci permettiamo di rivolgerLe un appello conoscendo la Sua sensibilità nei confronti dei problemi riguardanti la ricerca e l’istruzione in Italia, sui quali ha più volte in occasioni pubbliche richiamato l’attenzione.
Siamo dieci ricercatori della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università dell’Aquila. L’urgenza di questo nostro gesto deriva dall’imminente approvazione di una legge che, riteniamo, costituisce per noi e per l’intera università italiana un colpo mortale.
Come saprà, gran parte dei ricercatori italiani sta aderendo in questi giorni a una protesta, che ha trovato nello strumento radicale della sospensione della didattica, l’unica – dolorosa – possibilità di contrapporsi a chi, nelle sedi governative, ha rifiutato ogni forma di concertazione. Il rischio cui si va incontro è quello della soppressione di diversi corsi di laurea e della chiusura di intere facoltà. La situazione della nostra università aquilana è, nel drammatico periodo del post-terremoto, oltremodo compromessa. Le difficoltà finanziarie e logistiche seguite allo spaventoso evento del 6 aprile condannano noi e i nostri studenti a disagi enormi. Nonostante ciò, con l’apporto e la collaborazione decisiva dei nostri studenti, che hanno scelto in gran parte di restare a studiare nelle facoltà aquilane, abbiamo lavorato in questo anno difficile, privati per di più del fondamentale strumento della biblioteca, per continuare a sostenere la speranza di una rinascita. Tale speranza può trovare un sostegno fondamentale nell’Università pubblica, nel lavoro didattico e di ricerca, unica prospettiva di ripresa dinanzi alla distruzione umana e materiale che ci circonda. Il Decreto Legge in questione, colpendo con i suoi drastici tagli gli atenei pubblici, mina alle basi la possibilità di una ricostruzione non solo di una delle fondamentali forze economiche della città dell’Aquila ma di un intero tessuto sociale e culturale già estremamente disperso e frammentato. Riteniamo, proprio perché ci troviamo in una situazione di fragilità maggiore rispetto a quella già grave degli altri atenei, di dover essere ancora più fermi nella lotta per il riconoscimento del valore imprescindibile della ricerca scientifica e intellettuale e vorremmo che questa nostra fragilità ci rendesse degni di cure e rispetto.
L’indisponibilità a farsi carico della didattica comunicata in questi giorni al nostro Preside, è, per noi che riteniamo l’insegnamento parte integrante e fondamentale della ricerca – che non può non svilupparsi e arricchirsi nel rapporto di condivisione con i nostri studenti -, una scelta lacerante ma inevitabile e obbligata. La correttezza istituzionale e la partecipazione emotiva con cui il Preside in primis e i colleghi delle fasce superiori stanno trattando la questione, sono per noi di grande conforto.
Siamo perfettamente consci delle competenze che il Suo ruolo super partes Le impone in merito all’attività di chi detiene il potere di legiferare. Non siamo qui a chiederLe di non firmare decreti o leggi che riteniamo ingiuste. Ciò che Le chiediamo è di sostenerci, in questa fase per noi particolarmente delicata, nel ribadire, per quanto Le è possibile nelle sedi pubbliche che Lei riterrà opportune, il ruolo fondamentale della ricerca, in tutte le sue forme, soprattutto quella umanistica, per la crescita e lo sviluppo di un paese civile; nel sottolineare come chi si batte per la sopravvivenza dell’Università dell’Aquila, e in particolare per la facoltà di Lettere e Filosofia, debba tanto più far ricorso a forma di lotta drastiche.
Nella speranza che gli sforzi nostri, dei nostri studenti e di tutti coloro che in questo anno terribile hanno contribuito alla sopravvivenza delle istituzioni aquilane, non risultino vani, con l’aspettativa che questo enorme patrimonio umano non vada perduto in nome di logiche economiche miopi e prive di una prospettiva a lungo termine, Le inviamo il nostro più cordiale e affettuoso saluto.
*** Luca Zenobi, Lucilla Spetia, Chiara Staiti, Giovanna Millevolte, Lina Calandra, Maria Barbara Savo, Cristiana Pasqualetti, Stefania Biscetti, Barbara Hans-Bianchi, Gianluigi Simonetti

Il Manifesto 18.06.10