lavoro, partito democratico

«Sempre più poveri e disillusi. I lavoratori ai tempi della crisi», di Roberto Rossi

Poveri, lontani dalla politica, poco sindacalizzati. Questa la fotografia dei lavoratori in Italia oggi. L’indagine, «Il lavoro che cambia», ci descrive un’Italia preoccupata e spaventata dall’arrivo di nuovi immigrati.

Più poveri, senza fiducia nella politica e nel sindacato, con una bassa percezione del lavoro come mezzo di riscatto sociale, in un universo dove il precariato si allarga ingigantendo anche le insicurezze sociali.
Ecco l’Italia del lavoro. Una foto impietosa scattata dall’indagine «Il lavoro che cambia», presentata ieri a Roma.L’immagine che si riesce ad intravedere è diversa da tutte le altre finora esaminate perché particolare è l’inclinazione di chi ha fatto lo scatto.
Lo studio, promosso dall’ex ministro del Lavoro Cesare Damiano, è stato condotto su 5mila questionari raccolti tra feste democratiche o de L’Unità, ma anche attraverso il nostro giornale. Èdunque la visione del mondo del lavoro orientato a sinistra, che spesso a quel mondo di riferimento non crede più.Un campione con un livello culturale medio alto ma poco sindacalizzato. Come ci spiega il professore Mimmo Carrieri, curatore di quest’indagine, «i lavoratori esprimono dubbi aspettative e richieste che non sono, in larga misura e specie in alcune fasce, in sintonia con il bagaglio storico e presente dei riformisti italiani». Il punto principale della ricerca è la percezione di un peggioramento delle condizioni sociale dei lavoratori.
Alla domanda se il tuo salario ti basta per vivere oltre il 50%del campione ha risposto «no» o «a stento». E sono soprattutto i lavoratori con un salario sotto i 1300 euro, la maggior parte dei quai atipici e molti di questi collocati nel commercio.

RAPPRESENTANZA E TUTELE
Che poi sono gli stessi che, paradossalmente, con una più bassa adesione al sindacato e con uno sguardo più lontano dal mondo politico. Alla domanda «Chi tra i partiti ti tutela di più?»un terzo del campione ha risposto «nessuno». Chi risponde si colloca in misura maggiore tra i 28 e i 44 anni di età; mentre tra i più è superiore alla media la quota di quelli che si sentono rappresentati dalla destra e dal centro-destra. È tra quelli sopra i 44 anni invece risulta più elevata la percentuale di quelli che si affidano alla sinistra e al centro-sinistra. «Nessuno » lo dicono in prevalenza i lavoratori temporanei ed instabili, mentre i subordinati scelgono la sinistra, e a loro volta gli autonomi propendono maggiormente per la destra. «Nessuno », infine, ha maggiore successo tra gli intervistati con titoli di studio medi e bassi, mentre quelli più alti esprimono maggiori preferenze per la sinistra e il centro-sinistra; invece la destra ha un picco tra i diplomati, e tra coloro con titoli di studio più bassi. In questo quadro, poi, va c’è anche un’altra area che va messa in evidenza: quella di coloro che escludono di poter aderire a un qualunque sindacato.
I confini dei «mai sindacalizzati » si collocano poco sotto il 40% dei rispondenti. Inoltre, tra quelli che si dichiarano iscritti, pochi vogliono l’unità tra le varie sigle. Alle organizzazioni del lavoro si chiede, invece, una maggiore contrattazione e una maggiore competenza. Questo, spiega lo studio, perché in tempo di crisi i lavoratori vogliono risposte materiali e pratiche alle difficoltà crescenti attraversate dal mondo del lavoro.
Risposte non scontate, per altro. Si prenda la flessibilità, ad esempio.
Molti degli intervistati, in larghissima parte precari, non rigettano l’idea della flessibilità la immaginano però differente. La immaginano sottoposta a vincoli ed accompagnata da tutele. «In effetti – si legge nella relazione di Carrieri – sono più del 50% i rispondenti che indicano l’opzione (variamente formulata) di una flessibilità selettiva e transitoria».

IMMIGRAZIONE
Diverso è il modo anche di rispondere all’immigrazione. Che lo straniero costituiscaunpericolo per la sicurezza dei cittadini lo pensano soprattutto i giovani fino ai 37 anni, mentre le percentuali di disaccordo crescono al crescere dell’età.Unanalogo andamento correlato all’età si rintraccia anche nei confronti delle altre voci, anche se va sempre rilevata la percentuale elevata – e prevalente – tra i più giovani sotto i 27anni che dichiara «preferisco non rispondere». I timori per la sicurezza sono un maggiori al Nord-ovest e al Nord-est, ma questo orientamento non si caratterizza con percentuali tanto spiccate tali da far pensare ad una questione settentrionale. È interessante però notare come gli intervistati nelle circoscrizioni del nord risultino più sensibili ai pericoli culturali (l’identità italiana) che non a quelli materiali (il rischio che gli immigrati tolgano il lavoro agli italiani).
Viceversa è molto marcata in tutte le aree, tranne che al Sud, la preoccupazione di un accesso più limitato degli italiani ad alcuni servizi (case, asili nido) in ragione della sempre più massiccia presenza di immigrati.
da L’Unità