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Maturità, Pd: test a risposta multipla? Non siano come i quiz di ingresso all'università

Ghizzoni: la valutazione deve restare di carattere generale. “Non ci stupisce l’adozione di uno strumento che fotografi i livelli di apprendimento dei maturandi, fermo restando che la valutazione della maturità degli studenti deve rimanere legata ad uno sguardo generale che tenga conto dell’impegno profuso e dei progressi conseguiti nello studio delle discipline nel corso degli anni. Sarebbe auspicabile che i test a risposta multipla di cui parla la Gelmini non si risolvano in quella strana mattanza prodotta dai quiz di ingresso ai corsi di laurea a numero chiuso. Se dobbiamo davvero misurare i livelli di apprendimento allora si impone che le domande si riferiscano ai saperi e alle competenze acquisiti da tutti gli studenti e che nel corso dell’anno vi siano prove analoghe così che i maturandi familiarizzino con le nuove modalità valutative. Questo significa un altro ambito su cui bisognerebbe investire mentre l’indirizzo del governo continua ad essere incentrato su tagli indiscriminati”. Così la capogruppo del Pd nella commissione Cultura della Camera, Manuela Ghizzoni.

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“Maturità con test”, di Flavia Amabile

Il ministro Gelmini vuole la prova Invalsi anche all’esame delle superiori. Ma genitori e studenti non vogliono che sia inserita nella media dei voti. Dunque, la prossima maturità dovrebbe includere anche la prova Invalsi, questo ormai sembra piuttosto sicuro. Ma le domande diventate il terrore degli studenti italiani faranno media, oppure no? Genitori e studenti chiedono valutazioni flessibili, il ministero non ha precisato nulla per ora ma per l’esame di terza media si è già orientato verso la soluzione meno gradita.

Sono entrati, infatti, a regime da quest’anno nelle scuole medie con grande soddisfazione del ministro che li considera «strumenti oggettivi di valutazione» dal prossimo anno potrebbero entrare a far parte anche dell’esame di maturità. Tutto dipende dalla capacità del ministero e dell’Invalsi, l’istituto di valutazione che mette a punto i test, di rispettare i tempi necessari.

Il ministro annuncia anche che dal prossimo anno «alcune materie saranno insegnate in inglese» nelle scuole superiori italiane». Un cambiamento che è già legge, precisa, e che permetterà di aprire «ancora di più il nostro sistema scolastico allo scenario internazionale anche perchè non possiamo rassegnarci a veder scendere la nostra scuola nelle classifiche dell’Ocse». Il passo sucessivo – prosegue – è l’introduzione di un sistema di valutazione efficace nel sistema della scuola superiore».

A dire il vero , una prova basata su domande esiste già all’interno della maturità, è quella che viene definita la «terza prova», realizzata dopo i primi due scritti, ma ai ragazzi viene chiesto di rispondere a quiz preparati dalle commissioni, quindi sono diverse da scuola a scuola. Il test Invalsi, invece, sarà – come già accade in terza media – unico per tutte le scuole e, secondo il progetto del ministro Gelmini andrà ad aggiungersi alla terza prova, «e si tratterà di test a risposta multipla».

Scelta difficile che risulterà poco gradita all’interno delle scuole agli studenti e ai loro genitori, come già si è visto in questi giorni. «Va tutto bene, ed è positivo introdurre elementi di valutazione che possano essere parametrati alla realtà europea», commenta Davide Guarneri, presidente dell’Age, l’associazione italiana genitori. Il problema è un altro, l’eventualità che il test possa entrare nella media finale come avviene per l’esame di terza media. «Non è possibile che entri nella valutazione numerica, è ingiusto inficiare un intero percorso di lavoro per lo stress di un giorno o per le mille variabili di un test. La classe può non aver svolto per intero il programma per un problema legato ai professori o per tante altre cause: non si può per questo abbassare la media di ragazzi che normalmente sono brillanti. Anche perché il voto finale della maturità serve per entrar enel mondo del lavoro o in quello delle università. E’ necessario che le commissioni abbiano elementi di flessibilità nella valutazione complessiva».

Per gli studenti parla Sofia Sabatino , portavoce della Rete degli studenti medi che considera l’idea una delle «tante proposte populiste di finto merito». Dal suo punto di vista, infatti, «per uniformarsi agli standard europei non si può partire da un test a risposta multipla agli esami di maturità, bisognerebbe prima di tutto investire sull’istruzione e non tagliare 8 miliardi di euro in tre anni».
Non del tutto convinta anche Manuela Ghizzoni, deputato del Pd, componente della commissione Cultura della Camera, Manuela Ghizzoni che chiede che «la valutazione della maturità degli studenti debba rimanere legata ad uno sguardo generale che tenga conto dell’impegno profuso e dei progressi conseguiti nello studio delle discipline nel corso degli anni. Sarebbe auspicabile che i test a risposta multipla di cui parla la Gelmini non si risolvano in quella strana mattanza prodotta dai quiz di ingresso ai corsi di laurea a numero chiuso».

La Stampa 20.06.10

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Piace alla scuola la maturità con il quiz «Finalmente ci allineiamo all’Europa», di Ilaria Ricci

Sì all’introduzione del test Invalsi anche alla maturità. La novità lanciata ieri sul Messaggero dal ministro Mariastella Gelmini piace al mondo della scuola e anche all’università che sognano un esame «più europeo e po’ meno farsa». Negli ultimi anni, infatti, la prova ha perso smalto: sono fioccati troppi cento e lode (tanto che il ministro ha dovuto imporre una stretta), i testi delle prove sono regolarmente finiti su Internet poco dopo l’apertura delle buste (non solo i titoli, ma i fogli d’esame scannerizzati) e la presenza di docenti interni alle classi nelle commissioni ha spesso influenzato il risultato finale, facendo prevalere il buonismo sul rigore.
Il quiz Invalsi, ha specificato il ministro, dovrebbe essere «una cosa in più che farà parte della terza prova specifica. Si tratterà di test a risposta multipla». Il cambiamento potrebbe partire già dal 2012. Mario Rusconi, vice presidente dell’Associazione nazionale presidi e dirigente del liceo Newton di Roma, esulta: «Finalmente ci allineiamo alla tradizione anglosassone. E’ da anni che chiediamo che la terza prova, il cosiddetto “quizzone”, non sia gestita più dalle scuole, ma dall’esterno. In Gran Bretagna sono decenni che si fa così. Tuttavia – continua- servirebbe un periodo di sperimentazione prima di introdurre la novità nell’esame. E soprattutto bisognerebbe formare gli insegnanti. Se i docenti non sono in grado di preparare i ragazzi a sostenere un test più europeo la novità non servirà a nulla e sarà massacrata dall’opinione pubblica». L’esame di maturità che partirà martedì segue l’impianto progettato dall’ex ministro Luigi Berlinguer, che guarda di buon occhio all’idea della Gelmini e confessa: «Se fossi stato ministro più a lungo avrei introdotto anche io uno scritto di questo tipo come si fa in altri paesi europei da anni. Ben venga la prova di valutazione oggettiva- segue-, ma ad una condizione: che non diventi l’unico metro per giudicare gli studenti. Guai a ridurre l’esame ad un quiz». I vantaggi del test, comunque, secondo Berlinguer, sono evidenti: «Una valutazione di questo tipo introduce un elemento di equità in un esame in cui ci sono giudizi molto variabili da scuola a scuola, anche se gli studenti sono di livello simile. Il test consentirebbe di individuare i meritevoli con più oggettività. Oggi la poca credibilità della maturità è dovuta proprio alla disparità di valutazione che emerge dal territorio». Negli ultimi anni i cento e lode sono fioccati soprattutto al Sud. «Una disparità- prosegue l’ex ministro- che ha anche indotto l’università a non tenere conto del voto dell’esame nelle prove di ammissione alle facoltà. Comunque, oltre a introdurre il test, penserei anche a ripristinare le commissioni tutte esterne per dare ancora più serietà e rigore all’esame».
Anche l’università vede di buon occhio la novità. «Una prova nazionale- spiega il rettore della Sapienza, Luigi Frati- costringe la scuola ad un maggior rigore e questo è un bene. La maturità, negli ultimi anni, ha perso credibilità proprio perché c’è stato troppo buonismo. Così gli atenei hanno smesso di tenerne conto in fase di immatricolazione, anche se l’Europa suggerisce che una parte del punteggio del test di ammissione alle facoltà debba basarsi sul percorso scolastico. In futuro il voto del test Invalsi potrebbe incidere sul quiz delle facoltà a numero chiuso». Il Pd accoglie invece la novità con qualche perplessità. «Non ci stupisce- commenta la deputata Manuela Ghizzoni- l’adozione di uno strumento che fotografi i livelli di apprendimento dei maturandi. Ma sarebbe auspicabile- chiude- che i test a risposta multipla non si risolvano in quella strana mattanza prodotta dai quiz di ingresso ai corsi di laurea a numero chiuso.

Il Messaggero 20.06.10

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“Ma agli inglesi l’Ofsted non è servito”, di Beborah Ameri

I test standard in Gran Bretagna esistono da sempre, ma sono uno dei crucci del sistema scolastico. Nonostante sia all’esame di scuola media (il Gcse) che alla Maturità (l’A-Level) la percentuale dei promossi e’ quasi del 100%, gli alunni inglesi conquistano immancabilmente gli ultimi posti nella classifica europea dei più istruiti, combattono con matematica e inglese, ma anche in storia non fanno scintille, se è vero, come sostiene un recente sondaggio, che un quarto di loro non sa dire se la Shoah sia verità storica o leggenda. Colpa di un’educazione troppo compartimentata, che non segue il filo cronologico degli avvenimenti, ma che procede per ampi temi. Insomma, l’esatto opposto della nostra scuola, che viene definita troppo nozionistica.
I test per gli esami nazionali vengono forniti non da una sola organizzazione come l’Invalsi ma da cinque «examination boards», riconosciuti dal ministero dell’Educazione, che sono Aqa, Ccea, Edexcel, Ocr e Wjec. Ogni istituto britannico può liberamente scegliere tra uno di questi e ha la facoltà di optare per piu’ di uno per esami di diverse materie. Aqa, per esempio, e’ il board più popolare e ogni anno compone e corregge circa 3,5 milioni di esami a diverso livello, sia alle medie che alla maturità. E’ registrato come un’associazione no-profit. Altri, invece, appartengono alle principali università del Paese. Pur essendo totalmente indipendenti tutti e cinque vengono regolati dalla «Qualifications and Curriculum Authority», sostenuta dal ministero della Scuola. L’omogeneità dei quiz e dei loro risultati, tuttavia, non garantisce poi risultati soddisfacenti su base europea. Tanto che lo scorso anno scolastico a passare l’esame di maturità è stato oltre il 97% degli alunni. I pochissimi che falliscono possono ripetere l’esame qualche mese dopo. Esiste poi un’agenzia governativa indipendente, Ofsted, che ha il compito di ispezionare ogni 2-3 anni ogni istituto del Regno e giudicarlo tramite un voto da 1 (eccellente) a 4 (inadeguato), come una valutazione di rating. Tutti i rapporti di Ofsted si trovano online e permettono di paragonare le diverse scuole.

Il Messaggero 20.06.10

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“Test ai maturandi, lezioni in inglese così cambiano le scuole superiori” , di l.m. e b.d.f.

La Gelmini ai presidi campani: poca severità nelle prove Invalsi delle medie
Arriva anche il test per i maturandi. Dal 2012, domande a risposta multipla all´esame di Stato e, dal prossimo anno, via libera a una materia insegnata, al quinto anno delle superiori, in una lingua straniera. Lo annuncia il ministro dell´istruzione Mariastella Gelmini, a margine del convegno della fondazione Liberamente. Ma se la disciplina insegnata in inglese, o in altre lingue, è parte della riforma già approvata e il ministro sottolinea «è un segnale importante per la scuola che diventa internazionale», il test di valutazione è invece una novità assoluta, nemmeno regolata ancora da una normativa. Toccherà all´Invalsi, l´istituto nazionale di valutazione che già scrive i test per le scuole elementari (in terza e in quinta) e per le medie (in prima e in terza), occuparsi dell´architettura di questa prova che dovrà testare le competenze acquisite dagli studenti alle prese con la maturità. L´Invalsi progetterà anche un test intermedio, al secondo anno delle superiori, il cui debutto è previsto già a partire dal prossimo anno. «Non ci possiamo rassegnare a vedere la scuola italiana scendere nella classifica dell´Ocse a livelli sempre più bassi – dice Mariastella Gelmini – non possiamo permetterci la staticità, bisogna intraprendere strade nuove, anche se si dovessero rivelare sbagliate». Non si sono fatte attendere le reazioni. Manuela Ghizzoni, capogruppo del Pd nella commissione Cultura della Camera, spiega: «Speriamo che i test non si risolvano in quella strana mattanza prodotta dai quiz d´ingresso alle lauree a numero chiuso». I nuovi test per i maturandi del 2012 saranno inseriti all´interno della terza prova scritta. Nessuna novità invece per l´esame di Stato che inizia martedì con la prova di italiano. Quanto alle proteste per i tagli, alle polemiche sugli organici e sul tempo pieno Gelmini aggiunge: «Le proteste non fanno più notizia, ormai durano da troppo tempo. Non ci si può rassegnare agli effetti della crisi, occorre ripensare all´impiego delle risorse ed evitare tanti sprechi e situazioni che non hanno più senso».
Per la Gelmini, poi, la riforma dell´università potrà essere approvata entro l´estate. «Mi auguro – dice – che il parlamento la migliori senza annacquarla». «Quello che il governo sta facendo – aggiunge – non sono i tagli, ma è un progetto di qualità per avere una buona scuola e un´eccellente università». Eppure dentro le accademie sta crescendo proprio nei confronti di quella riforma un fronte di protesta. «Se vogliamo, come Paese, rispondere alla crisi – conclude – non dobbiamo solo ridurre i problemi che abbiamo a una questione di quantità di denaro».
Intanto, sta suscitando polemiche la circolare riservata che il ministro ha inviato nei giorni scorsi a centinaia di presidi della Campania. Una lettera che li accusa di non aver fatto tutto il possibile perché l´anno scorso il test Invalsi delle scuole medie si svolgesse seriamente. «Caro dirigente – è scritto – da una serie di controlli nella sua scuola sono emersi comportamenti non corretti, tali da alterare il risultato delle prove». Dura la replica dei presidi: « A Roma danno per scontato che i ragazzi meridionali siano dei somari».

La Repubblica 20.06.10

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