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Pomigliano: passa l'accordo tra azienda e sindacati

Con il 62,2% dei Sì, è passato l’accordo di intesa tra la Fiat e le tute blu dello stabilimento di Pomigliano d’Arco. Affluenza massiccia: hanno votato il 95% dei lavoratori. Bersani a YouDem: “Ora Fiat mandi avanti il suo progetto”. Fassina:”Affrontare i punti controversi con il senso di resposnabilità”. Con il 62,2% dei Sì, è passato l’accordo di intesa tra la Fiat e le tute blu dello stabilimento di Pomigliano d’Arco. Al referendum hanno perso parte il 95% dei lavoratori. I voti a favore dell’intesa tra azienda e sindacati, (non sottoscritta dalla Fiom) sono stati 2.888, 20 le schede bianche, 59 le nulle e 1.673 i no, su 4.642 votanti.

Una vittoria sofferta perché nonostante la netta affermazione dei sì, nessuno nello stabilimento ha ancora la voglia di sorridere.

Per Pier Luigi Bersani, dopo Pomigliano, il Pd si darà una posizione autonoma sulle relazioni industriali. “Siamo ad un passaggio delicato, voglio credere che anche la Fiat lo rispetterà. Leggo di altre ipotesi, ma è chiaro che se c’è il sì questo sarebbe su quello che ha chiesto la Fiat. Se ci sarà il sì dei lavoratori, Fiat mandi avanti il suo progetto”.

In un’intervista rilasciata al Sole 24 Ore, Enrico Letta, vice segretario del Pd ha ribadito la posizione dei democratici sul caso Pomigliano: “c’è la necessità che l’accordo passi e si salvaguardino gli investimenti Fiat tenendo però conto della situazione eccezionale” dello stabilimento campano.
Una posizione opposta a quella del governo che vuole generalizzare la peculiarità di Pomigliano con gran parte delle aziende e degli stabilimenti Fiat. “Tentare di creare un precedente e dare all’accordo carattere generale – ha continuato Letta – rischia di compromettere l’accordo stesso”.

Quattro sono i tratti unici del caso Pomigliano: una questione di controtendenza rispetto alla
delocalizzazione con la volontà di riportare una produzione industriale dalla Polonia all’Italia; il fatto che di mezzo c’era la Campania, considerata area a rischio; la consapevolezza che proprio nello stabilimento di Pomigliano in passato si sono “spesso verificati abusi di diritti”; infine, la Fiat è la più importante impresa italiana.

“Abbiamo visto la serietà di un manager che ha saputo rilanciare l’azienda e l’industria automobilistica italiana. Ed è proprio per questo chiediamo di avere rispetto dell’esito del referendum. Siamo preoccupati delle voci che sembrerebbero annunciare un ripensamento dell’investimento a Pomigliano solo perché l’esito non si avvicinerebbe a quello auspicato. Bisogna avere rispetto di quei sì e di quel dissenso espresso dai no”. Lo ha dichiara Rosy Bindi, presidente dell’Assemblea nazionale del Pd.

“Quel referendum è una espressione alta di democrazia da parte dei lavoratori e il miglior modo per rispettare i lavoratori è sedersi ad un tavolo. La concertazione ha segnato una fase importante per il risanamento e il rilancio del nostro Paese e sono convinta che il dialogo e il confronto siano ancora la via maestra per tutelare il lavoro, non mettendolo in conflitto con i diritti e non mettendo i lavoratori in conflitto tra di loro”.

“E’ il momento della responsabilità – ha concluso Bindi –. E il governo invece di abbandonarsi a dichiarazioni auto celebrative dovrebbe, in questo delicatissimo momento, farsi parte attiva nella ricerca di una soluzione condivisa”.

Per Stefano Fassina, responsabile Economia del Pd “quello decretato dal referendum è un risultato che va iconosciuto da tutti. Ora parta il piano della Fiat per Pomigliano nella sua versione originaria. Col senso di responsabilità di tutti si possono affrontare i punti controversi dell’accordo e trovare soluzioni che abbiano il consenso di tutti i sindacati. Il governo faccia la sua parte: convochi le confederazioni e aiuti a trovare soluzioni condivise ai problemi ancora aperti”.

Per Cesare Damiano, capogruppo Pd in commissione Lavoro della Camera, “il referendum di Pomigliano indica con chiarezza che la maggioranza dei lavoratori è per l’accordo. Non si tratta del plebiscito che la Fiat auspicava, ma si volta indubbiamente pagina”.

“Lo strumento del referendum – ha proseguito – è l’unico in grado di far pronunciare democraticamente i lavoratori ed andrebbe utilizzato in tutte le occasioni di accordo, anche nei casi di diversa valutazioni tra i sindacati come avvenuto per Pomigliano. Il risultato non deve essere adesso utilizzato come pretesto per una discussione infinita sul suo significato, o per una messa in discussione da parte della Fiat dell’investimento e dell’occupazione. Cominciano a circolare voci giornalistiche per fortuna non ufficiali, e quindi infondate, circa una scelta di disimpegno dell’azienda a favore dello stabilimento polacco. Non vogliamo nemmeno prendere in considerazione un’ipotesi del genere, e riteniamo utile una rapida presa di posizione ufficiale della Fiat che sgombri il campo da qualsiasi equivoco. Come abbiamo più volte sostenuto, lo scambio tra aumento dell’utilizzo degli impianti e della produttività da un lato, e occupazione stabile e garanzia della non delocalizzazione strategica delle produzioni dall’altro, va assolutamente accettato, per quanto oneroso perciò che riguarda la prestazione di lavoro. Rimangono le nostre perplessità sulle clausole proposta da Fiat su assenteismo e diritto di sciopero. Ci auguriamo che l’applicazione dell’accordo e la pratica dell’obiettivo di produzione trovino strada facendo i chiarimenti necessari”.

Commentando l’esito del referendum, Piero Fassino ha dichiarato che quello di Pomigliano è stato “un risultato equilibrato: un sì che approva l’intesa per il rilancio dello stabilimento, ma che richiede di farsi carico dell’inquietudine di chi ha votato no. Un voto che sollecita sia la Fiat, sia il movimento sindacale a comportamenti responsabili: sarebbe un errore se l’azienda rinunciasse al piano approvato dalla maggioranza dei lavoratori; ed è peraltro doveroso offrire ai lavoratori garanzie sui loro diritti. Quel che serve adesso è ricercare la condivisione necessaria a gestire l’intesa nel modo più efficace per l’azienda e più sicuro per i lavoratori”.

A.Dra

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