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"Una «service» tax per i comuni. Con la manovra Italia più povera", di Bianca Di Giovanni

«Oggi abbiamo smosso le acque». Dopo una giornata sulle barricate i sindaci incassano qualche apertura da parte del governo. Ma non abbassano la guardia sul «salasso» della manovra, che chiede agli enti locali circa 13 miliardi di tagli, , avverte Sergio Chiamparino. «C’è la disponibilità a discutere la revisione del patto di stabilità e delle sue modalità», rivela il presidente Anci dopo l’incontro con Giulio Tremonti. Per ora, tuttavia, siamo solo alle parole: dovranno seguire i fatti. Il ministro dal canto suo si è preparato alla giornata di fuoco preannunciando una nuova tassa sugli immobili da attribuire ai Comuni nell’ambito del federalismo. Nel governo non si parla di nuova Ici , ma di «service tax», cioè sui servizi legati agli immobili e sul territorio. Ma i sospetti di un ritorno indietro sono forti. Così in serata Tremonti ha fatto sapere che l’ipotesi service tax non si estende alla prima casa. Buona notizia per i cittadini: ma per le casse comunali sarebbe un altro colpo, proprio in vista del federalismo. Su cui il ministro si è impegnato a presentare una relazione in consiglio dei ministri martedì prossimo.

PARTITA APERTA La partita con Comuni,Province e Regioni è ancora tutta da giocare: le diplomazie sono al lavoro per modificare i termini troppo stringenti di una manovra che «mette la pistola nelle mani degli amministratori locali», come va ripetendo Vasco Errani. Ma l’esito è ancora incerto. La Lega insiste perché gli sconti vengano fatti solo ai virtuosi: per il Sud sarebbe una stangata ulteriore. Roberto Formigoni, capofila in un primo momento della protesta, spera che qualcosa cambi. Ma ieri sera, al termine dell’ennesimo incontro dei governatori con esponenti dell’esecutivo, il risultato è stato definito «molto negativo » da Errani. Il ministro del Tesoro ha ripetuto che «la manovra è necessaria, senza c’è il collasso». Poi l’affondo dell’ironia. «È arrivato il momento di applicare la logica evangelica – ha detto – chi più ha, può dare di più». Aggiungendo che altri tagli sul governo centrale sono impossibili.

IMPOVERIMENTO La quadratura del cerchio è lontana. Per questo in senato l’esame va a rilento: le proposte di governo e relatore si fanno attendere. Antonio Azzollini (pdl) ha lanciato comunque un messaggio chiaro: se ci sarà la fiducia, dovrà essere posta sul testo esaminato dalla commissione. Se già si parla di blindatura, vuol dire che gli spazi restano molto stretti. Per ora arrivano i numeri del Tesoro sugli effetti della manovra: cifre devastanti. Il decreto frena la crescita per mezzo punto in tre anni: circa nove miliardi in meno di ricchezza per colpa della ricetta Tremonti.

E sono i suoi uffici ad ammetterlo. Tuttavia, fonti tecniche spiegano che il Tesoro prevede un effetto compensativo dell’impatto recessivo della manovra grazie al miglior andamento dell’ economia. Sarà: non si vede con quali misure l’impatto possa essere limitato. Si stima un impatto negativo anche sull’occupazione e sul tasso di disoccupazione nel periodo 2011-13, rispettivamente per lo 0,5% e per lo 0,9%. Effetti negativi anche su consumi e investimenti. Sui consumi privati il segno meno inizia già da quest’anno, mentre per gli investimenti nel 2010 l’effetto resta nullo. mezzo punto in meno anche sui salari l’anno prossimo, e nel biennio successivo andrà anche peggio (-0,6%). Insomma, l’impoverimento è garantito per tutto il Paese.

L’Unità 24.06.10

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“Manovra, è rottura tra Tremonti e le Regioni”, di Roberto Petrini

È scontro sulla manovra economica tra Regioni e ministro dell´Economia. Tremonti ha difeso i tagli: «La manovra è necessaria, senza c´è il collasso». Un secco «no» alla manovra arriva dal presidente delle Regioni, Vasco Errani: «L´incontro con il governo è stato molto negativo». Confermato l´arrivo della nuova Imu, imposta destinata a dare ai comuni 25 miliardi di euro.
Impatto recessivo: il ministro dell´Economia Giulio Tremonti è stato costretto ad ammettere che le stime del Pil continuano a peggiorare. Quest´anno, invece dell´1 per cento previsto dalla Relazione unificata (Ruef) di poco più di un mese fa, il Pil crescerà dello 0,9 per cento (meno della media europea, all´1 per cento e ancor meno della stima contenuta nel Programma di stabilità del gennaio scorso pari all´1,1 per cento). Colpa della manovra da 24,9 miliardi che in tre anni «piallerà» la crescita di mezzo punto percentuale. Le cifre sono arrivate in Commissione Bilancio del Senato dove il governo ha presentato un aggiornamento del documento contabile di maggio. Le nuove cifre complicato la situazione dei conti pubblici tant´è che il Pd calcola che in settembre sarà necessaria una nuova manovra di 6-7 miliardi.
Un quadro fosco che cala sulla settimana di proteste e sulla difficile trattativa che il ministero dell´Economia sta portando avanti con esiti alternati. «La manovra è necessaria, l´alternativa è il collasso», si è difeso il ministro dell´Economia che ieri ha incassato un disgelo sul fronte dei Comuni, ma ha visto surriscaldarsi lo scontro con le Regioni.
«Un incontro molto negativo», ha sentenziato il presidente della Conferenza delle regioni Vasco Errani dopo il vertice con il ministro. Per tutta risposta Tremonti ha convocato una conferenza stampa, ha spiegato che «non ci sono alternative» ai tagli alle Regioni, che la spesa delle amministrazioni centrali non è ulteriormente comprimibile e ha sparigliato prendendosela con le Regioni a statuto speciale: «E´ arrivato il momento di mettere in atto la logica evangelica per cui chi ha di più metta di più, ci sono regioni come il Trentino che hanno moltissimo». Pochi secondi e, come un siluro, è arrivata la dichiarazione del presidente della Provincia autonoma di Trento Lorenzo Dellai: «Abbiamo già dato, Tremonti è un provocatore».
Un po´ meglio è andata la partita con i Comuni che hanno ottenuto uno spostamento di parte dei tagli dal 2011 al 2012, lasciando invariati i saldi finali. Ma il «grimaldello» del clima più disteso è stata la nuova imposta municipale unica, Imu o service tax, che dovrebbe applicare la legge sul federalismo fiscale e garantire un gettito di 25 miliardi accorpando l´Ici sulla seconda casa e sugli immobili commerciali, l´imposta di registro sulle compravendite, l´imposta ipotecaria e, quando ci sarà, anche la cedolare secca sugli affitti. I Comuni potranno decidere aliquote e detrazioni. «Andiamo nella direzione giusta», ha detto il presidente dell´Anci Sergio Chiamparino, che ieri ha guidato la protesta dei sindaci di fronte al Senato. Tuttavia i Comuni avvertono che dovrà essere ritirata la norma della manovra che accentra il catasto e il passaggio dei registri immobiliari ai Municipi dovrà essere accelerato ed effettivo per consentire la gestione delle nuove tasse. Tremonti ha assicurato che la nuova tassa, che sostituirà l´Ici, non peserà sulla prima casa (cioè non ci saranno modifiche rispetto alla situazione attuale) e ha annunciato che martedì prossimo ci sarà un consiglio dei ministri straordinario dedicato al federalismo fiscale. Poi ha trovato il modo di replicare al Pd che chiede di redistribuire il peso della manovra sui redditi più alti e sui patrimoni: «La tassa sui ricchi non è una soluzione, se alziamo le tasse facciamo una cosa storta», ha detto il ministro dell´Economia.
Nel frattempo il decretone viaggia in seduta notturna: in serata ancora non era stato approvato nessun emendamento. Il relatore Antonio Azzollini (Pdl) ha annunciato un emendamento per rivedere la norma che restringe i criteri per ottenere la pensione di invalidità.

La Repubblica 24.06.10

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“Scontro tra Tremonti e i governatori sui tagli. Ai comuni tassa unica sulla casa”, di Eugenio Bruno

Quattro “mattoni” da 25 miliardi di euro totali. I comuni se li divideranno dal 2012, quando entrerà in vigore la nuova tassa sugli immobili. Che la si chiami “service tax” o “imposta municipale unica” la sostanza non muta: i sindaci si vedranno recapitare il gettito dell’Ici (dalla seconda casa in poi), dell’Irpef immobiliare, e delle imposte ipo-catastale e di registro. Il tributo con uno dei decreti attuativi del federalismo sull’autonomia fiscale dei comuni attesi a inizio luglio.

I suoi capisaldi sono stati illustrati ieri dai ministri dell’Economia e della Semplificazione, Giulio Tremonti e Roberto Calderoli, a una delegazione di primi cittadini capitanata dal presidente dell’Anci Sergio Chiamparino. Senza però mostrare loro alcun testo. Proprio il responsabile di via XX settembre ha precisato che la tassazione «non si applicherà alla prima casa», come previsto dalla legge delega sul federalismo.

I municipi dovrebbero vedersi fiscalizzare 15 miliardi in più rispetto ai circa 10 che oggi incassano con l’Ici, rinunciando al contempo a un’identica quota di trasferimenti erariali. A tanto ammonta, infatti, il gettito 2008 degli altri tributi accorpati nella “service tax”. Se però l’Irpef, come sembra, arrivasse sotto forma di cedolare secca il gettito potenziale potrebbe ridursi di 3-4 miliardi. Inoltre, il tributo dovrebbe colpire i possessori di un qualsiasi immobile situato nel territorio comunale e diverso dalla prima casa; dovrebbe essere formato da un’aliquota sul possesso del bene – la cui base imponibile sarà data dal suo valore catastale – e una aggiuntiva da versare in caso di trasferimento del bene.

Oltre a semplificare la giungla tributaria comunale formata da 17 voci tra tributi e addizionali, la “service tax” dovrebbe aumentare la potestà impositiva dei comuni che potranno manovrare le aliquote ed eventualmente accorpare altri tributi (tipo Tarsu o Tari). Analogo sfoltimento interesserà le province con un tributo collegato al trasporto su gomma, che andrà ad aggiungersi a Ipt e Rca ma non sarà il bollo auto. Positivo il commento di Chiamparino che, al Sole 24 Ore, ha confessato: «La tassa unica è molto importante perché ci darebbe maggiore autonomia ma a quell’appuntamento vogliamo arrivarci vivi». Con un chiaro riferimento alla trattativa in corso con il governo su manovra e patto di stabilità: il motivo che ha portato ieri mattina in piazza Navona qualche centinaio di primi cittadini con fascia tricolore listata a lutto e cartelli appesi al collo a mo’ di cappio e oltre 30 presidenti di provincia.

La protesta, organizzata da Anci, Upi, Legautonomie, Uncem e Cgil, è durata un paio d’ore. Nel corso delle quali amministratori piccoli e grandi si sono alternati sul palchetto allestito per l’occasione a 50 metri dal Senato e hanno detto la loro contro la manovra quasi alla maniera di Hyde Park. Con toni e accenti diversi a seconda della provenienza geografica e politica. I più inviperiti sono parsi quelli di centrosinistra mentre i leghisti si sono concentrati sui 300 milioni trovati per Roma capitale (che il sindaco Alemanno vorrebbe diventassero 350) a fronte dei sacrifici imposti a tutti gli altri.

Per Chiamparino «qualcosa si è mosso». D’accordo il presidente dell’Upi Giuseppe Castiglione: «Abbiamo chiesto di introdurre criteri meritocratici come il tasso di indebitamento o il rapporto tra i costi del personale e la spesa corrente». In risposta il governo ha dato la disponibilità a rivedere la ripartizione dei tagli all’interno dei singoli comparti. Sulla falsariga di quanto annunciato per le regioni si distinguerebbe tra virtuosi e non, affidando la scelta a un decreto concordato con le autonomie locali. Fermi restando i saldi: i 14,8 miliardi chiesti alle autonomie dovrebbero rimanere tali; al massimo (anche se su questo l’esecutivo non ha ancora risposto) una parte dei sacrifici potrebbe essere spostata dal 2011 al 2012 quando dovrebbero farsi sentire i benefici dell’autonomia tributaria promessa dal federalismo. A settembre, infine, potrebbe ripartire il tavolo sul patto di stabilità per sbloccare i residui passivi destinati agli investimenti e tuttora congelati.

Il Sole 24 Ore 24.06.10